Sgomento e paura nella comunità cristiana di Gaza dopo l’uccisione di un giovane evangelico
C’è sgomento nella piccola comunità cristiana della Striscia di Gaza per l’uccisione
di un giovane cristiano evangelico, Rami Ayyad. L’uomo era stato rapito sabato e ieri
il suo corpo senza vita è stato ritrovato nei pressi di una moschea. L’episodio ha
provocato sconcerto anche tra gli ambienti dei fondamentalisti di Hamas, che, attraverso
l’ex premier Haniyeh, hanno espresso il loro cordoglio. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Sull’assassinio
ci sono, al momento, solo alcuni elementi certi: il giovane è stato rapito all’uscita
della Libreria protestante che dirigeva nel rione Zaitun, nel centro di Gaza ed è
stato ucciso in modo brutale. Il gruppo radicale Hamas, che controlla la Striscia
di Gaza ha subito condannato l’omicidio e assicurato che saranno presi i responsabili
di questo efferato crimine. Il delitto fa crescere i timori per nuovi episodi di violenza
contro l’esigua comunità cristiano-palestinese. Prima della morte del giovane, ci
sono state anche gravi intimidazioni. Il custode di Terra Santa, padre Pizzaballa,
non ritiene comunque che ci sia una persecuzione contro i cristiani come in Iraq.
Si tratta- ha detto all’Agenzia SIR - di schegge impazzite che vogliono accreditarsi
agli occhi di strati della popolazione musulmana”. Di questa opinione è anche mons.
Fuad Twal, arcivescovo coadiutore del Patriarcato latino di Gerusalemme, che sottolinea
come la città di Gaza sia in preda, al momento, ad un caos totale. “Nonostante una
situazione così grave – ha aggiunto – continuiamo, come cristiani, a lavorare per
la pace, la giustizia, il dialogo e la convivenza in questa terra”. Il direttore della
Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha dichiarato che l’assassinio
è una pessima notizia; “non solo perché ogni violenza è da condannare, ma anche perché
si può trattare di un fatto di grave intolleranza religiosa da parte di integralisti
musulmani in una regione dove tensioni e violenze sono all’ordine del giorno”. Padre
Lombardi ha espresso poi il timore che le violenze si aggravino. Un timore, questo,
condiviso anche da padre Manuel Musallam, l'unico sacerdote cattolico a Gaza,
raggiunto telefonicamente nella città palestinese:
R. –
I cristiani a Gaza hanno paura, perchè è la prima volta che un cristiano viene ucciso
in questo modo in Palestina. I musulmani, generalmente, sono nostri amici. Noi abbiamo
molti incontri con loro. Oggi ho incontrato due ministri di Hamas, che sono venuti
a trovarmi nella scuola delle Suore del Rosario, che è stata attaccata e incendiata.
La scuola è stata riparata e i due ministri sono venuti a portare la loro solidarietà
ai cristiani.
D. – Come i musulmani considerano i
cristiani che vivono nella Striscia di Gaza?
R. – Noi siamo palestinesi,
siamo cristiani di Palestina, e i musulmani conoscono benissimo questa realtà, anche
quando parlano della nostra situazione. Ai cristiani che vivono al di fuori - italiani,
europei, americani, di tutto il mondo – dicono che sono “i crociati”, un popolo che
non amano. Ma a noi della Palestina ci chiamano “cristiani” e questa parola fa la
differenza tra noi e i cristiani che vivono fuori. Non è mai successo niente del genere
ai cristiani prima di ieri. E’ la prima volta che vediamo una cosa del genere. Anche
i musulmani sono rimasti esterrefatti.
D. – Perchè,
in questo clima di rispetto, il fanatismo colpisce anche i cristiani?
R.
– La situazione generale a Gaza sollecita il fanatismo: c’è fame, paura, guerra; non
c’è lavoro, non c’è elettricità, non ci sono medicine. Quindi, ci sono fanatici che
parlano di proselitismo, ma non è una situazione generale.
E sull’uccisione
dell’esponente della comunità cristiana di Gaza, Charles Collins ha raccolto
il commento di padre David Jaeger della Custodia Francescana di Terra Santa:
R. –
Si vede che ancora oggi ci sono coloro che rischiano la propria vita, pur di rendere
testimonianza a Cristo Salvatore dell’umanità. Ci si domanda, poi, se questo fatto
significhi che la piccolissima comunità cristiana nella Striscia di Gaza sia in pericolo
imminente. D’altra parte, non è chiaro fino a che punto gli esponenti di Hamas siano
in grado di controllare la Striscia e i tanti gruppi armati ed estremisti che vi si
trovano. Ci si deve affidare, però, alle autorità religiose cristiane locali per dare
una risposta più accurata su questo punto. Qualcuno mi ha domandato se non era vero
che il giovane ucciso, con la sua testimonianza aperta abbia suscitato troppa ira
negli oppositori della religione cristiana. Ho risposto: “Forse. Ma non ha fatto lo
stesso Gesù Cristo?”. Anche Gesù Cristo, infatti, se non avesse provocato tanto le
autorità del suo tempo, avrebbe salvato la vita. Quindi, questo modo di dare colpa
alla vittima non è certamente ammissibile, soprattutto non nel contesto del discorso
cristiano.