2007-10-08 15:23:17

Il presidente pakistano giunto illeso in Kashmir, dopo l’incidente all’elicottero della scorta, costato la vita a 4 militari – Scontri all’Università di Teheran tra studenti che contestavano il presidente e sostenitori di Ahmadinejad


Il presidente pakistano, Musharraf, è arrivato illeso in Kashmir, dove il suo elicottero è atterrato senza problemi a Muzaffarabad, la capitale del Kashmir pakistano, dopo che un elicottero della sua scorta è precipitato stamane nella valle del fiume Jhelum, a una ventina di chilometri. Nell’incidente sono morti 4 militari e sono rimaste ferite altre tre persone, tra le quali il portavoce del presidente che non è in gravi condizioni. Il portavoce dell'esercito ha attribuito l'incidente ad un problema tecnico. Musharraf ha ricevuto sabato una nuova conferma elettorale, ma la legittimità della sua candidatura dovrà essere confermata dalla Corte suprema entro il 17 ottobre. Il presidente ha promesso di lasciare la divisa che indossa da quando aveva 18 anni, una volta che sarà eletto. Il suo successore designato alla testa dell'esercito, il generale Ashfaq Parvez Kiyani, è stato promosso capo di Stato maggiore aggiunto. Musharraf è sopravvissuto ad almeno tre attentati compiuti da militanti di Al Qaida, il più recente nel luglio scorso. Oggi si è recato in Kashmir per una cerimonia commemorativa delle vittime di un terremoto dell'ottobre 2005.

- Sono stati celebrati alle 11, nel Duomo di Modena, in Italia, i funerali solenni del maresciallo del SISMI Lorenzo D'Auria, rapito e poi ferito il 24 settembre scorso in Afghanistan. Ieri il presidente del Consiglio italiano Prodi ha reso omaggio alla salma nella camera ardente.

- Studenti che gridavano "morte al dittatore!" prima del discorso del presidente iraniano Ahmadinejad nel campus dell'Università di Teheran si sono scontrati oggi con studenti sostenitori di quest'ultimo. L’occasione è stata la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico. “Presidente rivoluzionario, noi ti appoggiamo”, hanno risposto i filo-Ahmadinejad, che hanno cominciato a spingere e contrastare gli oppositori, secondo quanto riportano giornalisti della Reuters presenti.

- L'Iran ha riaperto lunedì un altro valico alla frontiera con il Kurdistan iracheno, quello di Bashmakh, dopo quello di Hajj Umran riaperto ieri. Ne ha dato notizia un responsabile delle forze di frontiera irachene, Rostom Kukai. Le frontiere con il Kurdistan iracheno erano state chiuse dall'Iran due settimane fa per rappresaglia all'arresto in Iraq, da parte di forze statunitensi, di un cittadino iraniano accusato di essere un membro dei Guardiani della rivoluzione.

- La spartizione di Gerusalemme non è più un tabù per il governo israeliano. In un’intervista alla radio militare israeliana, il vicepremier Hami Ramon (Kadima) ha detto di essere in principio favorevole al passaggio sotto sovranità palestinese di alcuni rioni arabi di Gerusalemme est. Ramon ha aggiunto che posizioni analoghe sono rintracciabili a suo parere anche nel partito laburista e nel partito di destra Israel Betenu, che pure fa parte della coalizione di Ehud Olmert. Il leader di Israel Beitenu, Avigdor Lieberman, ha subito precisato che a suo parere Israele potrebbe rinunciare a diversi rioni di Gerusalemme est solo in cambio della annessione di colonie allo stato ebraico. Oggi intanto si riuniscono le delegazioni di Israele e dell'ANP in vista della conferenza autunnale per il Medio oriente convocata dagli Stati Uniti. Il loro obiettivo è di mettere a punto una dichiarazione congiunta. A Gerusalemme è atteso l'emissario del Quartetto (ed ex premier britannico) Tony Blair. E c’è da dire che si terrà all'inizio di novembre a Damasco il contro-vertice dei gruppi integralisti palestinesi in vista della conferenza Usa sul Medio Oriente prevista per la fine del mese prossimo. Fonti palestinesi a Damasco hanno detto all'ANSA che l'incontro, indetto dalla Jihad islamica, si svolgerà il 7 novembre e che saranno invitate tutte le fazioni palestinesi con l'esclusione di Al-Fatah, il partito del presidente Mahmud Abbas (Abu Mazen).

- Il tribunale di Algeri ha assolto gli otto giornalisti della televisione di Stato algerina, ENTV, Lotfi Cheriet, ex direttore di Canal Algerie, Houria Khathir, ex-direttrice del canale A3, e altri sei dipendenti dei due canali televisivi, accusati di aver mandato in onda al telegiornale le caricature danesi sul profeta Moametto. Il procuratore generale aveva richiesto cinque anni e tre anni di prigione rispettivamente per i due direttori e i giornalisti. La corte, scrive il quotidiano El Khabar, ha preso in considerazione l'assenza di volontà di danneggiare il profeta. I due canali televisivi avevano diffuso un reportage sulle reazioni alla pubblicazione in Danimarca delle vignette e avevano mostrato le caricature in questione.

- Il presidente yemenita Ali Abdallah Saleh ha affermato che lo Yemen ha ripristinato le relazioni con la Libia e l’Iran accusati la scorsa primavera di appoggiare la ribellione della minoranza sciita degli zaiditi. Abdallah Saleh lo ha annunciato in un'intervista trasmessa dalla tv Al Jazira. “La situazione si è normalizzata con l'Iran e la Libia - ha dichiarato il presidente - I nostri ambasciatori sono tornati al loro posto” nei due Paesi, da dove erano stati richiamati lo scorso maggio in segno di protesta per un presunto sostegno di Teheran e Tripoli alla ribellione zaidita. Lo scorso giugno, con la mediazione del Qatar, è stato concluso un cessate il fuoco nella provincia nord occidentale di Saada, dove si affrontavano dal 2004 soldati e ribelli che ritengono illegittimo l'attuale regime yemenita e vogliono un ritorno all'imamato zaidita, cui pose fine un colpo di stato militare nel 1962.

- L'Interpol ha lanciato un appello per identificare un uomo sospettato di pedofilia che ha già diffuso su internet circa 200 foto, prese in Vietnam e in Cambogia, che lo mostrano con dodici bambini, i più piccoli dei quali avrebbero sei anni. E' la prima volta che l'organizzazione internazionale della polizia, con base a Lione, lancia un appello del genere. L'Interpol pubblica anche sul suo sito - www.interpol.int - un ritratto dell'uomo, la cui identità non è stata ancora determinata, che viaggerebbe continuamente nel mondo.

- La giunta militare al potere in Birmania ritiene opportuno che la leader dell'opposizione e premio Nobel Aung San Suu Kyi rimanga agli arresti domiciliari fintanto che non verrà approvata una nuova costituzione. E’ quanto scrive la stampa locale. Il quotidiano New Light of Myanmar, principale organo d'informazione della giunta, fornisce anche risposte alle questioni poste dalle migliaia che hanno protestato contro il regime militare nell'ultimo mese, le più imponenti manifestazioni anti regime negli ultimi vent'anni. “Le tre domande dei manifestanti - più bassi prezzi al consumo, rilascio di Daw Aung San Suu Kyi e dei prigionieri politici, riconciliazione nazionale - non possono essere soddisfatte attraverso la protesta”, scrive il giornale. “Ora, i responsabili stanno valutando le modifiche per arrivare alla stesura di una Costituzione e preparare le liste “aggiunge il giornale. “Quando la Costituzione nazionale sarà approvata, la soddisfazione delle domande sarà vicina”. Lo svolgersi di un referendum sulla nuova Costituzione è il quarto passo dei sette previsti dalla roadmap verso la democrazia.

- Altri due militari turchi sono stati uccisi e tre altri feriti in attacchi attribuiti a separatisti turchi e compiuti in tempi e luoghi diversi nelle ultime 48 ore. Sabato, un soldato è stato ucciso in scontri con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) a Baskale, vicino alla frontiera con l'Iran. Stamane a Lice, un soldato è stato ucciso e tre sono stati feriti nei pressi di Diayarbakir (Turchia sud-orientale), dopo i 13 soldati uccisi ieri in un'imboscata a Sirnak (confini con l'Iraq) e l'attentato dinamitardo avvenuto ieri a Istanbul che ha ferito 5 persone, intensificando così ancora l'allarme diffuso per le azioni armate del PKK. Il partito è considerato un'organizzazione terrorista anche dall'Unione Europea e dagli USA. L'allarme terrorismo è stato manifestato questa mattina da tutti i giornali turchi, che parlano di un'intensificazione senza precedenti negli ultimi anni della lotta armata da parte dell'organizzazione separatista armata curda. Alcuni suoi esponenti dieci giorni fa hanno ucciso dodici persone, tra cui 7 guardie di villaggio, a colpi di mitra, dopo averle fatte scendere da un minibus nei pressi di Sirnak. Le autorità militari turche hanno fatto sapere che, come risposta, intensificheranno anch'esse le operazioni antiterrorismo. Ieri un ribelle del Pkk è stato ucciso dai militari nei pressi della stessa Sirnak. Il conflitto armato tra PKK e lo Stato turco ha provocato dal 1984 ad oggi circa 37 mila morti da entrambe le parti.

- In Cecenia, si registra un nuovo attacco dei ribelli alle forze di Mosca che controllano la Repubblica caucasica. Quattro poliziotti russi sono rimasti uccisi e dieci sono stati feriti in un’imboscata, avvenuta ieri, ad un convoglio che trasportava funzionari del Ministero dell’interno. Le autovetture sono finite sotto il fuoco di cecchini nel distretto meridionale di Vedeno. I poliziotti appartenevano a un gruppo di rinforzi inviato nell'area, dopo gli scontri con i ribelli di sabato scorso. Ma c’è il rischio che in Cecenia riesploda il confronto armato tra forze filorusse e guerriglia separatista, che negli scorsi anni ha insanguinato la Repubblica? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Fabrizio Dragosei, corrispondente da Mosca per il Corriere della Sera:

R. - Credo di no perché la situazione si sta abbastanza stabilizzando. Questi sono dei colpi di coda che comunque continueranno ad esserci e con i quali dovremmo vivere a lungo. Il problema è forse che il terrorismo si sta oggi spostando negli Stati che confinano con la Cecenia, cioè in Daghestan, in Inguscezia ed anche in Ossezia, zona molto delicata con rapporti anche tra Georgia, Russia, che sono molto tesi. In Cecenia, oggi la vita è abbastanza più tranquilla; naturalmente esistono ancora frange di guerriglieri ed anche frange di terroristi che sicuramente continueranno a colpire.

 
D. - E’ tramontato ormai definitivamente quell’inizio di negoziati, se non sull’indipendenza, su una autonomia più accentuata della Cecenia?

 
R. - Direi con i negoziati sicuramente sì. La Cecenia ha una certa autonomia perché Kadyrov, uomo di Mosca, si sta un po’ trasformando, non dico in un uomo di Stato ma comunque in un leader e molta gente in Cecenia è favorevole a lui e lui stesso sta ottenendo, anzi ha già ottenuto, una certa indipendenza per la Repubblica all’interno naturalmente della Federazione russa. Oltre a questo, non credo proprio che la Cecenia potrà andare ma bisogna anche dire che la maggior parte della popolazione vuole soprattutto pace a qualsiasi costo, nel senso che non è più interessata all’autonomia, non vuole più l’indipendenza, vuole semplicemente vivere in pace senza il rischio di essere uccisa dai soldati russi o dalle milizie filorusse, dai guerriglieri indipendentisti o dai terroristi per avere “collaborato con il nemico”.

- Il ministro dell'Energia ucraino, Iuri Boiko, si è incontrato a Mosca con il numero uno di GAZPROM, Alksei Miller, per colloqui sul saldo del debito ucraino per le forniture di metano, arrivato a 1,3 miliardi di dollari secondo il colosso russo del gas. Boiko ha detto di prevedere un accordo per la ridistribuzione del gas ora stoccato nei depositi ucraini a favore di GAZPROM, il che permetterà di saldare 600 milioni del debito. Domani a Mosca è atteso anche il premier Viktor Ianukovic, che incontrerà l'omologo Viktor Zubkov. La questione dei rifornimenti di metano - che l'Occidente guarda con preoccupata attenzione, memore dei tagli degli anni scorsi dovuti alle "guerre energetiche" fra Mosca e Kiev - sarà solo uno dei temi in agenda: è probabile che i due capi di governo discutano anche del futuro dell'attuale esecutivo ucraino, alla luce dei risultati delle elezioni del 30 settembre, e delle ripercussioni che un cambio avrebbe sugli accordi in materia di idrocarburi. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

  Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 281

 
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