Messaggio del Papa ai partecipanti alla Marcia della Pace Perugia Assisi, che quest'anno
pone l'accento sul tema dei diritti umani
Un saluto ''beneaugurante'', ha rivolto oggi Benedetto XVI a tutti i partecipanti
della Marcia della pace, in un messaggio a firma del cardinale Tarcisio Bertone, segretario
di Stato, inviato a mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, meta finale del
Corteo partito stamane da Perugia. Ricordando la sua recente visita ad Assisi, il
Santo Padre ''rinnova l'appello alla comunità internazionale per una pacifica soluzione
dei conflitti nelle varie regioni del mondo'', auspicando “che l'esempio evangelico
di San Francesco nell'ottavo anniversario della sua conversione a Cristo susciti nei
credenti rinnovata coscienza della preziosa realtà della pace quale dono di Dio ed
esigente dovere di ciascuno''. ''Memore in particolare del 60mo anniversario della
dichiarazione ONU dei diritti umani'', Benedetto XVI ''esorta ad un sempre generoso
impegno per la tutela della dignità della persona e la promozione della cultura della
solidarietà per un efficace contributo all’autentico progresso umano''.
E,
dalla Marcia della Pace è giunto un appello perché “il mondo ha bisogno urgente di
una politica nuova e di una cultura politica non violenta fondata sui diritti umani”.
Un appuntamento di rilievo, la Marcia per tutti coloro che dedicano il proprio impegno
all’obiettivo di costruire un futuro di pace e solidarietà, come ha ribadito lo stesso
presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, nel telegramma inviato ai
coordinatori della Tavola della Pace. L’edizione di quest’anno, alla quale hanno aderito
oltre 1500 organizzazioni, pone l’accento sul tema dei diritti umani quale premessa
per realizzare una pace che non sia semplice assenza di guerra, ma effettiva capacità
di rispettare ogni persona e di favorirne la crescita umana e sociale, senza distinzioni
di sesso, razza, religione o opinione politiche. Davide Dionisi ha chiesto
ad uno dei coordinatori dell’evento, Flavio Lotti, quali sono le finalità di
questa iniziativa?
R. –
Quello di rimettere le persone al centro, riscoprire il valore indiscutibile della
dignità della persona. E’ una marcia che vuole cercare di richiamare l’attenzione
sulla necessità di responsabilità di tutti. I diritti umani, la costruzione della
pace sono impegni che riguardano ciascuno di noi.
D.
– La marcia della pace ha avuto un avvio simbolico, lo scorso 15 settembre, negli
slum di Nairobi. Perché questa scelta?
R. – Perché
se c’è un diritto oggi violato più di tutti nel mondo, è quello alla vita. Questo
diritto viene negato ai poveri. La povertà è di per sé la più grande violazione dei
diritti umani. Quando uno è povero non ha diritto al cibo, non ha diritto all’acqua,
non ha diritto alle cure mediche, ad una casa, ad un lavoro. Abbiamo voluto unire,
simbolicamente, il nostro percorso per i diritti umani con l’impegno quotidiano di
coloro che vivono nelle zone più povere, più difficili della terra. E Nairobi è certamente
una di queste. D. – Quali le novità di quest’anno, oltre
alla solidarietà espressa al popolo del Myanmar e alla lotta non violenta, che i monaci
stanno sostenendo in questi giorni?
R. – Con questa
marcia intendiamo estendere un grande abbraccio di solidarietà a tutte le persone,
le genti, i popoli che ancora oggi sono privati dei loro fondamentali diritti: persone
che vengono uccise, torturate, seviziate, persone che ancora oggi non hanno la possibilità
di mangiare, di avere un giaciglio dove poter andare a riposare. Noi con questa marcia
vorremmo tentare di riconnettere il nostro impegno con quello di coloro che in tutto
il mondo stanno lottando quotidianamente contro tutte queste grandi e piccole violazioni
dei diritti umani.