In Costa Rica, referendum sul Trattato di libero commercio
Oggi, 2,7 milioni di costaricani sono chiamati a dire un “sì” o un “no” sul Trattato
di libero commercio firmato con gli Stati Uniti nel mese d’agosto del 2004. Da allora,
il dibattito nel Paese è molto serrato e, alla vigilia del voto, la polarizzazione
dell’elettorato è molto forte. I vescovi della Costa Rica sono intervenuti con diversi
documenti sia per proporre orientamenti generali sia per pronunciarsi su questioni
precise contenute nel documento. Il servizio di Luis Badilla:
"I costaricani
sono alla vigilia di un importante evento nazionale e, nella nostra missione di pastori,
siamo coscienti che non dobbiamo rimanere al margine della lotta per la giustizia".
E' quanto affermano in un documento dello scorso mese di maggio, i vescovi della Costa
Rica, sottolineando il dovere di "illuminare a partire dal Vangelo e dall'Insegnamento
Sociale della Chiesa, l'essere e le vicende della comunità nazionale". In questo,
e altri documenti successivi, i presuli invitano tutti i costaricani a partecipare
al referendum, "e adempiere così al dovere civico di esercitare - scrivono - la nostra
volontà e libertà di voto, secondo la propria coscienza, illuminata dai principi etici
proposti dal Magistero della Chiesa". I presuli spiegano di seguito che, nonostante
il Trattato di libero commercio “sia soltanto uno strumento di politiche commerciali...
non può giustificarsi solo con il beneficio di pochi, bensì con quello di tutti i
gruppi cittadini”. Pertanto, da questo punto di vista, i vescovi ritengono che siano
da considerare, in maniera prioritaria, “i principi di giustizia, equità, solidarietà,
opzione preferenziale per i poveri, libertà, autonomia, partecipazione, dialogo e
rispetto per l'ambiente”. Quindi, nel documento si pongono alcune domande, che servono
da orientamento: Il Trattato "Corregge o aumenta il crescente divario sociale ed economico
interno? Aiuta ad eliminare, o lascia inalterate, le radici della povertà? Rispetta
la vita umana come si sancisce nel nostro ordinamento giuridico?” Dopo aver precisato
che non spetta loro dire se bisogna votare ‘si’ o ‘no’ nel referendum, perché spetta
ai laici, i vescovi costaricani esortano tutti i settori sociali affinché, dopo il
referendum, “si rispetti lo stato di diritto e si accetti il risultato della consultazione
con maturità e serenità, evitando tutto quello che possa minacciare la pace sociale”.
I vescovi hanno manifestato, infine, la loro preoccupazione per il clima di tensione
e di aspro confronto che si vive nel Paese già da vari mesi, durante i quali hanno
lanciato numerosi appelli per la pace sociale.