Mons. Tomasi all’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati: la dignità e i diritti dell’uomo
vengano prima degli interessi degli Stati
La dignità dell’uomo e i diritti umani priorità delle politiche per i rifugiati e
i richiedenti asilo: è quanto ha chiesto alla comunità internazionale mons. Silvano
Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU di Ginevra, intervenendo
nei giorni scorsi alla 58.ma sessione del Comitato esecutivo del programma dell’Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR). “Tra le questioni politiche,
le necessità istituzionali, le crisi improvvise e i meccanismi di sicurezza – ha affermato
il presule - la priorità dovrebbe essere assegnata alle popolazioni sradicate, in
quanto persone con dei diritti nella comunità internazionale”. Solo in questo modo,
secondo mons. Tomasi, da una “globalizzazione dei diritti” può scaturire “una globalizzazione
della protezione”. Questo cambiamento di prospettiva, che pone al centro i diritti
come diretta emanazione della dignità umana, pone la questione dei rifugiati oltre
gli interessi dei singoli Stati e vincola i governi e i gruppi sociali a dare una
risposta concreta al problema. Oggi – afferma il presule – “la sicurezza degli Stati
è considerata più importante della protezione delle persone; le risorse finanziarie
sono indirizzate in altre direzioni”. “L’accesso alle procedure di asilo – aggiunge
– è diventato sempre più complesso o addirittura impossibile (…), mentre la gente
è costretta, più o meno in modo permanente, a vivere nei campi, senza che sia garantito
loro il diritto alla libertà di movimento e di accesso al lavoro, una situazione che
spesso si converte in malnutrizione cronica”. Mons. Tomasi ha ricordato quindi che
il numero dei rifugiati è aumentato a circa dieci milioni di persone, mentre quello
degli sfollati interni a ben oltre 24 milioni. “L’opinione pubblica tende ad accettare
quasi come normale il fatto che milioni di esseri umani siano così sradicati e condannati
a condizioni miserabili e dolorose. – ha concluso il presule – Ma accogliere i rifugiati
e dare loro ospitalità è, per ognuno, un gesto vitale di solidarietà, per aiutarli
a sentirsi meno isolati dall’intolleranza e dal disinteresse”. (A cura di Roberta
Moretti)