Nessun partito ha il diritto di parlare in nome della Chiesa: così i vescovi polacchi
in vista delle elezioni del 21 ottobre in Polonia
“Rettitudine morale, competenza comprovata nell’ambito della vita politica e civile,
testimonianza di vita”. Sono questi alcuni dei parametri indicati dai vescovi polacchi
ai fedeli in vista delle elezioni politiche previste in Polonia il prossimo 21 ottobre.
Contano anche – aggiungono - “una personalità forte, il rispetto per gli altri, l’atteggiamento
di dialogo e l’amore per il proprio Paese”. “Nessun partito – sottolineano poi i presuli
- ha diritto di parlare in nome della Chiesa o richiamarsi al suo appoggio”. La Chiesa
non è dunque rappresentata da alcun partito ma “i programmi di alcuni gruppi politici
– scrivono i vescovi - sono più vicini alla visione cristiana dell’uomo e della società”.
I programmi di altri schieramenti – si legge inoltre nel messaggio ripreso dall'Agenzia
SIR – sono invece distanti dal magistero o addirittura ad esso contrari. Ricordando
ai cittadini il dovere di partecipare alla consultazione, i vescovi quindi osservano:
“quest’obbligo naturale è ulteriormente rinforzato dai vincoli di fede” e per questo
il credente è chiamato “a partecipare più attivamente degli altri alla vita sociale
e quindi anche alle elezioni” votando “conformemente con le proprie convinzioni morali”.
Il credente, spiegano i vescovi polacchi, dovrebbe accordare la propria preferenza
“a coloro il cui atteggiamento e idee sente vicini, o quanto meno non contrari, ai
valori ai principi morali del cattolicesimo”. I presuli ricordano, infine, la necessità
di costruire la vita sociale e politica sui valori immutabili che scaturiscono dalla
verità sull’essere umano, quali “la famiglia basata sul matrimonio” e la difesa della
vita “dal momento del concepimento alla morte”. Al politico viene chiesto, soprattutto
di “considerare il potere come servizio”. (A.L.)