Lo studio delle galassie al centro della Conferenza internazionale promossa a Roma
dalla Specola Vaticana
Si conclude domani a Roma, presso il Centro Matteo Ricci, la Conferenza internazionale
promossa dalla Specola Vaticana sul tema della formazione ed evoluzione dei dischi
galattici. Partecipano al convegno 210 astronomi, provenienti da tutto il mondo. Il
convegno si svolge in coincidenza con uno storico evento: proprio oggi ricorre il
50.mo anniversario del lancio del primo satellite artificiale nello spazio, lo Sputnik.
Ma cosa è emerso finora dalla Conferenza? Giovanni Peduto lo ha chiesto al direttore
della Specola Vaticana, padre José Funes:
R. –
Nell’astronomia attuale, in questi ultimi anni, si discutono tre temi di ricerca astronomica:
la formazione dei pianeti, la formazione delle stelle e la formazione delle galassie.
La Specola Vaticana è coinvolta su questi tre fronti della ricerca astronomica. Nell'universo
ci sono tre tipi di galassie: le galassie ellittiche che sono simili ad una palla
di rugby; le galassie a disco che, per dirlo in poche parole, sembrano un uovo fritto,
e le galassie regolari che non hanno una forma particolare. Ora, uno dei risultati
più importanti emersi è come crescono le galassie, come si formano questi dischi,
come aumentano in diametro per esempio. Adesso abbiamo la possibilità di osservare
attraverso i telescopi spaziali, per esempio “Galex” che è della NASA e permette di
osservare la luce ultravioletta e questo è uno dei principali risultati che si discutono
in questi giorni. Prima potevamo solo osservare con i telescopi quello che si chiama
la “luce visibile”, quella luce che i nostri occhi possono vedere. Con i radiotelescopi
abbiamo un’immagine più completa delle galassie.
D.
- Ancora oggi nascono nuove galassie?
R. – Diciamo
che le galassie, nel presente dell’universo, continuano, alcune di loro, a formare
stelle perché le stelle sono formate dal gas e dalla polvere che c’è nelle galassie.
A questo punto l’universo forma meno stelle che miliardi di anni fa. Le galassie più
lontane, che noi vediamo quando erano più giovani, si mostrano come si formano ed
evolvono.
D. - La nostra galassia si chiama Via Lattea:
cosa ne sappiamo?
R. – Ne sappiamo parecchio: sappiamo
che la Via Lattea è parte di un gruppo di galassie locali, che questo gruppo è composto
più o meno da 40 galassie. Ci sono delle galassie piccole che sono satelliti della
nostra galassia e queste piccole galassie contribuiscono a formare la nostra, sono,
per dire a parole semplici, inghiottite dalla nostra. Sappiamo anche per esempio che
la galassia Andromeda che è molto simile alla nostra, possiamo dire è sorella della
nostra Via Lattea, è a spirale ed è la galassia a spirale più vicina: si trova a due
milioni di anni luce da noi.
D - Qual è la galassia
più lontana?
R. – E’ difficile dirlo perché ogni
volta ne viene scoperta una più lontana ma ci sono delle galassie che si possono osservare
a 12, 13 miliardi di anni luce così che noi vediamo la luce di quella galassie giungerci
dopo 12 miliardi di anni.
D. - Di fronte all’immensità
dello spazio quali riflessioni sorgono?
R. – Sappiamo
che questo universo è fatto da 100 miliardi di galassie; ciascuna di queste galassie
è fatta da miliardi di stelle ed è probabile che queste stelle abbiano dei pianeti
come il nostro sistema solare. Questo universo così immenso, così grande, ci fa rendere
conto della nostra fragilità e quanto sia piccola la nostra Terra. Questo dovrebbe
spingerci un po’ a riflettere sulla nostra piccola Terra, ed essere, come diceva Papa
Benedetto XVI in queste ultime settimane, più responsabili nell'utilizzo delle risorse
della Terra, non essere egoisti e pensare alle prossime generazioni.