Francesco insegna alla Chiesa a non chiedere privilegi, a non implorare protezioni,
ma a fare la scelta radicale dei poveri: è quanto affermato, stamani, dall’arcivescovo
di Lecce mons. Cosmo Francesco Ruppi, presidente della Conferenza episcopale pugliese,
che ha presieduto nella Basilica Superiore di Assisi la Messa solenne nell’odierna
festività di San Francesco. Ad offrire quest’anno l’olio della lampada votiva, che
arde davanti alla tomba del patrono d’Italia, è stata la regione Puglia. Il servizio
di Tiziana Campisi:
La risposta
più adeguata alle aspirazioni dell’uomo moderno è convertirsi a Cristo, Vangelo di
Dio, per far fiorire un umanesimo aperto al trascendente secondo la visione e l’esperienza
di Francesco: con queste parole padre Vincenzo Coli, custode del Sacro Convento di
Assisi ha aperto la celebrazione nel ricordo di San Francesco. “Una figura chiave
nella storia della Chiesa”, lo ha definito l’arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi, che
ha riparato la casa del Signore in rovina “non con la contestazione, con le polemiche,
con la lotta di classe, con le inutili ed incivili aggressioni alla gerarchia della
Chiesa”, ma “con la sua Santità, con la testimonianza di una vita umile e povera”,
“rimanendo nella Chiesa non uscendo” da essa o “demolendola nella sua struttura, nei
suoi uomini, nella sua gerarchia”: "E’ un monito a tutti quelli
che oggi mettono a punto, forse, il progetto di insidiare, indebolire o demolire la
Chiesa gettando fango sui suoi uomini, criticando il Magistero sia sui temi teologici
che su quelli etici e sociali. La Chiesa di Cristo, la Chiesa di Francesco di Assisi
sta dalla parte dei poveri, dei disoccupati, dei malati di AIDS e dei drogati, degli
immigrati e degli afflitti, delle vittime della violenza e della camorra, di quanti
cioè sperimentano sulla propria pelle la solitudine, la noncuranza del potere, l’umiliazione
che viene dalla povertà. Francesco di Assisi ci insegna come si ama, come si serve,
come si difende la Chiesa, ma insegna soprattutto la coerenza della vita, il valore
della comunione ecclesiale". San Francesco insegna inoltre ad
ascoltare il Successore di Pietro, ha affermato il presule, che quotidianamente insegna
il valore della vita e della famiglia ma anche la centralità di Cristo Risorto. Quindi
ha aggiunto:
"La Chiesa in Italia, oggi, non chiede,
né implora privilegi, ma chiede solo la libertà di servire i poveri e gli oppressi". Mons.
Ruppi ha concluso la sua omelia ricordando che se “la storia della Chiesa cammina
attraverso crocifissioni, persecuzioni e condanne”, resta il fatto che la sofferenza
avvicina a Cristo e che guardando a Francesco possiamo imparare ad accogliere la parola
di Gesù.
A rappresentare il governo italiano ad
Assisi c’era il ministro delle Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, che ha espresso
preoccupazione per la crisi dei valori e d’identità provocata dal relativismo ed ha
chiesto impegno per l’educazione delle nuove generazioni.
“In
un mondo lacerato da discordie, dove sembra non trovare più spazio la logica evangelica
del perdono e della riconciliazione” la testimonianza di Francesco ci aiuti a convertirci
in uomini di pace, ha detto nel suo saluto al termine della Messa il ministro generale
dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, padre Marco Tasca, mentre il vescovo di
Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, mons. Domenico Sorrentino, ha esortato i fedeli
ad aprirsi al dialogo e al rispetto dell’identità di ciascun credente sull’esempio
del Santo di Assisi che ha saputo ascoltare la voce di Cristo.
Quest’anno
ricorre l’ottavo centenario della conversione di San Francesco: di questo periodo
difficile e cruciale per la vita del Santo, ci parla padre Vincenzo Coli, custode
del Sacro Convento d’Assisi, intervistato da Paolo Ondarza:
R. – Francesco
ha vissuto il periodo della conversione per circa due anni e mezzo. Non è stato certo
facile per lui capire la volontà del Signore. Ma Francesco è stato testardo, ha voluto
capire profondamente e così ha avuto la grazia di riuscirci. Attraverso la ricerca,
la preghiera e l’impegno ne è venuta fuori una vocazione straordinariamente importante
anche per noi.
D. – Gli uomini di oggi guardano
a Francesco come riferimento importante in tema di pace e di dialogo. Questo dialogo,
soprattutto interreligioso, appare però a volte minacciato. Come Francesco può aiutare
a costruire un dialogo efficace e nella verità?
R.
– Io credo che dipenda molto dalle modalità usate da Francesco. Francesco andò dal
Sultano ed andò come cristiano, come credente e come testimone della propria fede.
Ma andò disarmato, andò soltanto con il desiderio di incontrare un’altra persona,
un’altra realtà per dialogare. Io credo che nel dialogo, affinché non sia una cosa
vana, bisogna essere molto preparati, bisogna avere una forte identità, che sia però
matura, perché la forte identità ci vuole per dire chi siamo realmente, ma deve essere
anche matura affinché vi sia il rispetto dell’altro, l’ascolto dell’altro che può
arricchire la nostra stessa identità.
Sulla figura di San Francesco la
riflessione infine di padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa,
al microfono di Luca Collodi:
R. – A
me di San Francesco ha colpito molto e mi colpisce sempre molto questo suo innamoramento
di Gesù e questo suo desiderio di imitarlo anche fisicamente, da Greccio a La Verna,
voler vivere anche nella sua pelle e nella sua carne quella stessa esperienza di Cristo.
Questa per me resta sempre la cosa più affascinante.
D.
– San Francesco come interpretava il Vangelo?
R.
– San Francesco non interpretava il Vangelo, San Francesco voleva vivere il Vangelo
sine glossa come diceva e cioè letteralmente! Ci ha dimostrato che il Vangelo non
è un ideale o una utopia, ma è possibile. E’ possibile per noi cristiani, qui in Medio
Oriente, la testimonianza della nostra fede. Non è solo possibile, ma è anche necessaria.
Il rispetto, il dialogo, l’amicizia tra le fedi religiose e le Chiese rappresentano
la via indispensabile per raggiungere questa meta.
D.
– Oggi è, quindi, un giorno di speranza per la pace?
R.
– Sempre, ma oggi in modo particolare perché celebriamo un Santo che ci dice che la
pace, il Vangelo, l’amore a Cristo e l’identificazione in Lui sono possibili.