2007-10-04 15:32:51

La Chiesa celebra San Francesco, patrono d’Italia


Francesco insegna alla Chiesa a non chiedere privilegi, a non implorare protezioni, ma a fare la scelta radicale dei poveri: è quanto affermato, stamani, dall’arcivescovo di Lecce mons. Cosmo Francesco Ruppi, presidente della Conferenza episcopale pugliese, che ha presieduto nella Basilica Superiore di Assisi la Messa solenne nell’odierna festività di San Francesco. Ad offrire quest’anno l’olio della lampada votiva, che arde davanti alla tomba del patrono d’Italia, è stata la regione Puglia. Il servizio di Tiziana Campisi:RealAudioMP3

La risposta più adeguata alle aspirazioni dell’uomo moderno è convertirsi a Cristo, Vangelo di Dio, per far fiorire un umanesimo aperto al trascendente secondo la visione e l’esperienza di Francesco: con queste parole padre Vincenzo Coli, custode del Sacro Convento di Assisi ha aperto la celebrazione nel ricordo di San Francesco. “Una figura chiave nella storia della Chiesa”, lo ha definito l’arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi, che ha riparato la casa del Signore in rovina “non con la contestazione, con le polemiche, con la lotta di classe, con le inutili ed incivili aggressioni alla gerarchia della Chiesa”, ma “con la sua Santità, con la testimonianza di una vita umile e povera”, “rimanendo nella Chiesa non uscendo” da essa o “demolendola nella sua struttura, nei suoi uomini, nella sua gerarchia”:
 
"E’ un monito a tutti quelli che oggi mettono a punto, forse, il progetto di insidiare, indebolire o demolire la Chiesa gettando fango sui suoi uomini, criticando il Magistero sia sui temi teologici che su quelli etici e sociali. La Chiesa di Cristo, la Chiesa di Francesco di Assisi sta dalla parte dei poveri, dei disoccupati, dei malati di AIDS e dei drogati, degli immigrati e degli afflitti, delle vittime della violenza e della camorra, di quanti cioè sperimentano sulla propria pelle la solitudine, la noncuranza del potere, l’umiliazione che viene dalla povertà. Francesco di Assisi ci insegna come si ama, come si serve, come si difende la Chiesa, ma insegna soprattutto la coerenza della vita, il valore della comunione ecclesiale".
 
San Francesco insegna inoltre ad ascoltare il Successore di Pietro, ha affermato il presule, che quotidianamente insegna il valore della vita e della famiglia ma anche la centralità di Cristo Risorto. Quindi ha aggiunto:

 
"La Chiesa in Italia, oggi, non chiede, né implora privilegi, ma chiede solo la libertà di servire i poveri e gli oppressi".
 
Mons. Ruppi ha concluso la sua omelia ricordando che se “la storia della Chiesa cammina attraverso crocifissioni, persecuzioni e condanne”, resta il fatto che la sofferenza avvicina a Cristo e che guardando a Francesco possiamo imparare ad accogliere la parola di Gesù.

 
A rappresentare il governo italiano ad Assisi c’era il ministro delle Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, che ha espresso preoccupazione per la crisi dei valori e d’identità provocata dal relativismo ed ha chiesto impegno per l’educazione delle nuove generazioni.

 
“In un mondo lacerato da discordie, dove sembra non trovare più spazio la logica evangelica del perdono e della riconciliazione” la testimonianza di Francesco ci aiuti a convertirci in uomini di pace, ha detto nel suo saluto al termine della Messa il ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, padre Marco Tasca, mentre il vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, mons. Domenico Sorrentino, ha esortato i fedeli ad aprirsi al dialogo e al rispetto dell’identità di ciascun credente sull’esempio del Santo di Assisi che ha saputo ascoltare la voce di Cristo.

Quest’anno ricorre l’ottavo centenario della conversione di San Francesco: di questo periodo difficile e cruciale per la vita del Santo, ci parla padre Vincenzo Coli, custode del Sacro Convento d’Assisi, intervistato da Paolo Ondarza:RealAudioMP3

R. – Francesco ha vissuto il periodo della conversione per circa due anni e mezzo. Non è stato certo facile per lui capire la volontà del Signore. Ma Francesco è stato testardo, ha voluto capire profondamente e così ha avuto la grazia di riuscirci. Attraverso la ricerca, la preghiera e l’impegno ne è venuta fuori una vocazione straordinariamente importante anche per noi.

 
D. – Gli uomini di oggi guardano a Francesco come riferimento importante in tema di pace e di dialogo. Questo dialogo, soprattutto interreligioso, appare però a volte minacciato. Come Francesco può aiutare a costruire un dialogo efficace e nella verità?

 
R. – Io credo che dipenda molto dalle modalità usate da Francesco. Francesco andò dal Sultano ed andò come cristiano, come credente e come testimone della propria fede. Ma andò disarmato, andò soltanto con il desiderio di incontrare un’altra persona, un’altra realtà per dialogare. Io credo che nel dialogo, affinché non sia una cosa vana, bisogna essere molto preparati, bisogna avere una forte identità, che sia però matura, perché la forte identità ci vuole per dire chi siamo realmente, ma deve essere anche matura affinché vi sia il rispetto dell’altro, l’ascolto dell’altro che può arricchire la nostra stessa identità.

Sulla figura di San Francesco la riflessione infine di padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, al microfono di Luca Collodi:RealAudioMP3

R. – A me di San Francesco ha colpito molto e mi colpisce sempre molto questo suo innamoramento di Gesù e questo suo desiderio di imitarlo anche fisicamente, da Greccio a La Verna, voler vivere anche nella sua pelle e nella sua carne quella stessa esperienza di Cristo. Questa per me resta sempre la cosa più affascinante.

 
D. – San Francesco come interpretava il Vangelo?

 
R. – San Francesco non interpretava il Vangelo, San Francesco voleva vivere il Vangelo sine glossa come diceva e cioè letteralmente! Ci ha dimostrato che il Vangelo non è un ideale o una utopia, ma è possibile. E’ possibile per noi cristiani, qui in Medio Oriente, la testimonianza della nostra fede. Non è solo possibile, ma è anche necessaria. Il rispetto, il dialogo, l’amicizia tra le fedi religiose e le Chiese rappresentano la via indispensabile per raggiungere questa meta.

 
D. – Oggi è, quindi, un giorno di speranza per la pace?

 
R. – Sempre, ma oggi in modo particolare perché celebriamo un Santo che ci dice che la pace, il Vangelo, l’amore a Cristo e l’identificazione in Lui sono possibili.  







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