Corea del Sud e del Nord firmano un patto di riconciliazione: proclamata una zona
speciale di pace
Una soluzione al di là di ogni aspettativa, che spiana la strada ad una reale pacificazione
tra le due Coree. Si è concluso con un accordo per la creazione di una ''zona speciale
di pace e cooperazione economica'' il vertice a Pyongyang tra il leader della Corea
del Nord, Kim Jong Il, ed il presidente della Corea del Sud, Roh Moo-hyun. L’intesa
è stata preceduta dall’annuncio - ai colloqui a 6 di Pechino - dello smantellamento
nucleare nordcoreano entro la fine dell’anno. Il servizio è di Chiaretta Zucconi:
I leader
delle Coree si impegnano ad incontrarsi di nuovo, per giungere alla firma di un trattato
di pace, che sostituisca l’attuale armistizio siglato nel ’53 alla fine della Guerra
di Corea. Ma non solo, il presidente sudcoreano Roh Moo-hyun e il suo
omologo del Nord, Kim Jong-il, hanno deciso di inserire nel comunicato
anche la decisione di istituire una zona di pace lungo la costa occidentale della
penisola. Ad alleggerire la tensione tra i due leader, dopo il freddo benvenuto del
primo giorno, e a permettere una svolta davvero storica e decisiva del vertice, è
stata la notizia giunta ieri da Pechino della raggiunta intesa tra i partecipanti
ai colloqui a sei - Stati Uniti, Coree, Cina, Russia e Giappone – riguardante il disarmo
nucleare nordcoreano, con cui il governo di Pyongyang accetta di smantellare tutti
gli arsenali atomici entro il 31 dicembre 2007. Il comunicato congiunto del Summit
è la ciliegina sulla torta: un grande successo di Roh Moo-hyun arrivato
in Corea del Nord, attraversando umilmente a piedi il 38.mo parallelo. Sicuramente
il Summit passerà alla storia per aver contribuito alla normalizzazione delle relazioni
dei due Paesi. (Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi)
Un documento, quello
redatto al termine del vertice fra i leader delle due Coree, che molti osservatori
definiscono dunque già storico, non solo per l’allentamento della tensione tra i due
Paesi, ma anche per le ricadute internazionali. Ma quali saranno, nello specifico,
le conseguenze sugli equilibri geopolitici dell’area asiatica? Salvatore Sabatino
lo ha chiesto a Piergiorgio Pescali, collaboratore di Avvenire ed esperto di
questioni coreane:
R. –
Sicuramente allenterà le tensioni che sono presenti, specialmente tra la Corea del
Nord e il Giappone. Ultimamente, il Giappone ha visto un cambio di governo, che è
molto più disponibile al dialogo con la Corea del Nord di quanto fosse quello precedente.
Poi faciliterà sicuramente anche l’avvio di una collaborazione, all’inizio economica,
con la Corea del Sud. Ci sono attualmente una trentina di aziende sudcoreane che già
lavorano in Nord Corea e occupano circa 16 mila operai nord coreani. Guadagnano uno
stipendio che è circa il triplo di quello che viene dato ai colleghi nordcoreani,
che lavorano in aziende nordcoreane.
D. – Questa
situazione, anche economica, così diversa tra i due Paesi può in realtà premere sull’acceleratore
della riunificazione nel prossimo futuro?
R. – Né
la Corea del Nord, né la Corea del Sud hanno intenzione di avere una penisola coreana
unita, come lo è ad esempio la Germania, dove però il gap economico tra le due Germanie
al momento dell’unificazione era di 5 ad 1 a favore dell’Ovest. Qui invece si parla
di un gap economico di 35, 40 a 1. Si parla invece di una federazione con due Stati
con due economie ancora separate, una capitalista ed un’altra socialista, che con
l’aiuto della Corea del Sud dovrebbero poi piano, piano appianare questo gap. Gli
analisti più attenti, però, parlano di cinque decenni per coprire effettivamente queste
differenze e poi cominciare a parlare di un’unificazione politica dell’intera penisola.