Uganda: le alluvioni costringono gli abitanti di Gulu, per anni vittime della guerra,
a dipendere ancora dagli aiuti internazionali
“Le piogge hanno concesso una pausa ma le acque non si ritirano e buona parte del
Paese è isolata perché le vie di comunicazione sono impraticabili” riferiscono all’Agenzia
Fides fonti della Chiesa locale dall’Uganda, uno dei Paesi più colpiti da una serie
di inondazioni che hanno sconvolto vaste zone dell’Africa. Le aree del Paese interessate
dalle forti piogge sono quelle del nord-est e quelle centrali, dove il livello delle
acque rimane alto. I danni arrecati all’agricoltura sono enormi: in pratica si è perso
un raccolto e nei prossimi mesi si avvertirà la mancanza di cibo. Le organizzazioni
internazionali, l’Unione Europea, diversi Paesi stranieri stanno collaborando con
il Programma Alimentare Mondiale nell’inviare aiuti d’urgenza e derrate alimentare,
mentre il governo ugandese ha varato un programma d’emergenza. L’Uganda è un Paese
quasi autosufficiente a livello alimentare, a parte l’area di Gulu, dove la guerra
civile condotta da 20 anni dall’Esercito di Resistenza del Signore (LRA) ha costretto
la maggioranza della popolazione civile a vivere in campi profughi, assistiti dal
PAM e da altre organizzazioni internazionali, perché la situazione di insicurezza
impedisce loro di coltivare il proprio appezzamento di terreno. La Chiesa si è attivata
attraverso Caritas Uganda, che sta coordinando il lavoro delle Caritas locali e collabora
con le diverse Organizzazioni Non Governative attive sul territorio. Nonostante i
gravi danni all’agricoltura e alle infrastrutture, il Ministro delle Finanze ugandese
ha affermato che le previsioni di crescita dell’economia del Paese saranno rispettate.
(L.M.)