"Maria nel dialogo ecumenico in Occidente" è il tema del XVI Simposio internazionale
mariologico in corso a Roma
Un contributo all’approfondimento delle tematiche mariologiche, legate al dibattito
ecumenico in Occidente con particolare attenzione alla ricezione in ambito cattolico.
E’ l’obiettivo del XVI Simposio internazionale mariologico, organizzato dalla Pontificia
Facoltà teologica Marianum sul tema “Maria nel dialogo ecumenico in Occidente”. Durante
il summit, apertosi ieri, sono stati presi in considerazione vari documenti, tra cui
quello di Dombes su Maria, e messi in luce importanti e nuove convergenze tra le varie
Chiese. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il mariologo
Stefano De Fiores, sacerdote monfortano:
R. -
Maria non ci divide, non è argomento di separazione tra le varie Chiese: dobbiamo
smettere di vedere Maria come Colei che porta la contraddizione dentro le varie Chiese.
Dobbiamo, piuttosto, vedere in Lei un segno di unità.
D.
- Quale è, in particolare, il posto della Beata Vergine Maria nel dialogo ecumenico
in Occidente?
R. - Tanti documenti, sottoscrizioni
di intesa, dicono che Maria deve essere onorata. Già nel 1937 ad Edimburgo, dopo l’intervento
di Bulgakov, tutte le Chiese hanno aderito a questa convergenza nella lode di Maria.
Oggi, i punti nodali sono l’accettazione dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione.
Su questi dogmi, c’è un’apertura inattesa, perché nostri fratelli e sorelle evangelici,
luterani e anglicani ci dicono: è vero che l’Immacolata Concezione, l’Assunzione,
non sono nella Bibbia, ma non sono contro la Bibbia. Anzi, nel documento degli anglicani
si dice che sono conformi alla Bibbia, cioè alla rivelazione fondamentale che Gesù
Cristo è il Salvatore di tutti, quindi anche di sua Madre.
D.
- Dunque, la devozione a Maria, quale contributo può dare nella continuazione del
dialogo tra le Chiese?
R. - Maria è la persona relazionale
a Dio e agli uomini. Maria ci deve aiutare nel recuperare questo grande fondamento
dell’antropologia, che è urgente anche per il futuro del mondo. Per cui, guardando
a Maria, le varie Chiese devono rafforzare il senso del dialogo ed il senso della
relazionalità. Ma la grande difficoltà è che, mentre per la Chiesa cattolica non ci
sono difficoltà per la rappresentatività, per le altre confessioni è invece difficile
essere rappresentativi. questo rimane una grande problema. Quella della recezione
è un secondo problema.
D. - Come si superano questi
problemi?
R. - In Italia, si sono raccolti nell’Enchiridion,
in vari volumi, questi dialoghi internazionali ecumenici. Questo è già un primo passo
per far conoscere quello che si muove nel mondo intero. E' un passo per far conoscere
queste intese che magari rappresentano delle novità per alcune comunità che non hanno
trovato fino ad oggi punti d'accordo su vari argomenti, tra cui Maria. Si tratta di
un lavoro di mediazione culturale per far arrivare al popolo questi stimoli,
perché da questi scaturisca la vera recezione nella Chiesa di questi dialoghi. Sono
dialoghi che aprono il cuore al desiderio di venire incontro alla unità, della quale
ormai non possiamo fare a meno, anche per essere dei testimoni del Vangelo riconoscibili,
fedeli con la testimonianza.