L'Unione Europea inasprisce le sanzioni contro il regime del Myanmar
Calma carica di tensione in Myanmar: le strade di Yangon sono deserte oggi, presidiate
dalle forze di sicurezza in assetto anti-sommossa. La giunta militare ha rilasciato
80 monaci buddisti arrestati durante le manifestazioni di protesta delle scorse settimane.
Secondo le ultime informazioni, dieci parlamentari e almeno 137 militanti della Lega
nazionale per la democrazia (LND), il partito d'opposizione birmano di cui è leader
la dissidente storica e Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, sono stati arrestati
finora nell'ambito delle repressioni seguite alle manifestazioni di protesta delle
scorse settimane.
Intanto i 27 Stati membri dell'UE hanno raggiunto un accordo
politico sull'inasprimento delle sanzioni in vigore per la Birmania. I dettagli dell'accordo
politico saranno messi a punto nei prossimi giorni e passeranno al vaglio della riunione
dei ministri degli Esteri dell'UE il 15 ottobre prossimo. E c’è la presa di posizione
dei leader religiosi dell’Indonesia che solidarizzano con i monaci buddisti del Myanmar
e chiedono l’intervento dei Paesi limitrofi e delle Nazioni Unite. Rappresentanti
di buddisti, cattolici, confuciani, hindu, musulmani e protestanti, riuniti nel Comitato
indonesiano delle religioni per la pace, hanno convocato ieri una conferenza stampa
a Giakarta per esprimere la loro commozione per l’accaduto e chiedere il rilascio
di tutti i prigionieri politici, inclusa la leader dissidente Aung San Suu Kyi. Al
governo birmano si chiede un dialogo pacifico e all’ONU azioni concrete contro il
governo del Myanmar. Resta da dire del caso, non si sa se isolato, di un ufficiale
dell'esercito birmano fuggito in Thailandia, con l’aiuto di una ONG, dopo essersi
rifiutato di aprire il fuoco contro i monaci buddisti inermi e ora spera di ottenere
asilo politico in Norvegia.