In Terra Santa, pellegrinaggi non solo per visitare santuari, ma soprattutto per conoscere
le comunità cristiane. E' quanto chiede l'arcivescovo di Akka, mons. Elias Chacour
“E’ importante visitare i santuari ma è più importante visitare le ‘Pietre Vive’,
che sono le comunità cristiane della Terra Santa”. E’ l’accorato appello lanciato
dall’arcivescovo di Akka dei greco-melkiti cattolici, mons. Elias Chacour, durante
la Santa Messa celebrata recentemente nella cattedrale di Westminster a Londra per
ricordare il 60.mo anniversario di “Aiuto alla Chiesa che soffre”. “Sono qui – ha
detto mons. Chacour – a chiedervi di darmi qualcosa: datemi la vostra amicizia, venite
a compiere un pellegrinaggio, sarete i benvenuti”. L’agenzia Fides riferisce poi che
l’arcivescovo ha sottolineato come i cristiani siano i diretti discendenti del “primo
popolo che ha ascoltato la Buona Novella”. “Sono stati i miei primi progenitori –
ha spiegato il presule - ad ascoltare per primi Gesù e a restare affascinati da quanto
egli aveva da dire”. Oggi – ha aggiunto – perseveriamo a vivere in Terra Santa nonostante
le difficoltà. E le drammatiche condizioni sociali ed economiche rendono questa permanenza
sempre più difficile: nel 1948, il 60 per cento della popolazione di Betlemme era
cristiana. Oggi lo è meno del 10 per cento. Nel 1948 erano più di 45 mila i cristiani
a Gerusalemme. Oggi ce ne sono soltanto 7 mila. Dal Medio Oriente, ha concluso l’arcivescovo
di Akka, giungono notizie di violenza e di sangue ma “sono notizie ‘del sepolcro vuoto’,
perché colui che era riposto lì è risorto ed è Gesù Cristo”. (A.L.)