Il cardinale Francis Arinze fa un bilancio della sua missione negli Stati Uniti, fra
i laici e i sacerdoti che chiedono la formazione cristiana permanente
L’approfondimento della fede, tradotto in un'esperienza di formazione permanente,
è un desiderio costante sia del laicato sia di numerosi sacerdoti degli Stati Uniti.
Agli esponenti di entrambe le categorie ha parlato il cardinale Francis Arinze,
prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Il
porporato è rientrato da un viaggio che lo ha portato dapprima nella diocesi di Colorado
Springs, per l'incontro con i gruppi laicali, quindi nel Kentucky per un analogo appuntamento
con i sacerdoti. Il convegno è stato organizzato da "Legatus", un’organizzazione di
laici ad alto livello nelle industrie, negli uffici, creata da Thomas Monahan. Tema
di quest'anno: matrimonio e famiglia. Giovanni Peduto ha sentito il cardinale
Arinze:
R. -
Se la famiglia sta bene, se il matrimonio si stabilisce secondo le leggi del Creatore,
c’è speranza per la Chiesa e per la società, altrimenti siamo nei guai, perché tutti
noi proveniamo dalla famiglia. Allora, ho parlato dell’importanza di guardare “le
istruzioni” del Creatore. Ad esempio, se uno compra uno computer, studia le istruzioni
di chi l’ha fatto. Se uno compra un aereo jet, è nel suo interesse seguire le istruzioni
di chi ha costruito questo apparecchio. Se il matrimonio e la famiglia li vediamo
bene, ci accorgiamo che non sono nostra invenzione, il Creatore è Dio e se vogliamo
che funzionino bene, dobbiamo seguire le “istruzioni” del Creatore e così saremo in
giusta linea, perché Dio sa ciò che è buono per noi. La dottrina della Chiesa non
è altro che spiegare i Dieci Comandamenti, spiegare la natura umana creata da Dio,
elevata allo stato di grazia da Cristo Redentore. Il Sacramento del matrimonio diventa
per i cristiani un’elevazione di quel contratto già naturale di legame tra un uomo
ed una donna: non è una definizione che noi possiamo “rifare” perché il Signore ha
già fatto tutto. Questa è la linea di ciò che ho detto e io ho visto grande interesse
tra di loro.
D. - Eminenza, passiamo ai sacerdoti
del Kentucky: cosa può riferirci in proposito?
R.
- Si tratta della diocesi di Covington. Il vescovo, Roger Joseph Foys, e i suoi sacerdoti
dedicano tre giorni alla formazione continua ogni due anni, recandosi fuori della
diocesi in un luogo separato. Questa volta il loro focus era sulla liturgia
e sull’Eucaristia e mi hanno chiesto di animare le riflessioni per due giorni: parlando,
facendo delle proposte, a cominciare con il posto occupato dalla liturgia nella nostra
vita ecclesiale e nella nostra vita personale di cristiani e di sacerdoti, e poi il
posto centrale della Santissima Eucaristia in tutto quel complesso di culto della
Chiesa del quale è centro e apice. Ruotano intorno all’Eucaristia tutta la vita della
Chiesa, tutti gli altri Sacramenti ed anche i nostri sforzi, le iniziative apostoliche.
Il sacerdote deve sentirsi bene con Gesù nella Santissima Eucaristia, che è sacrificio
da una parte e Sacramento dall’altra parte. Così, il sacrificio della Messa l’Eucaristia
non finisce, è Sacramento che continua. E dunque: visita al Santissimo Sacramento,
ora di adorazione - addirittura tutta la giornata, perché no, si fa già da molte parti
- e poi venerazione ed adorazione dell’Eucaristia in processioni eucaristiche, benedizione
eucaristica ed anche congresso eucaristico. Per tutto questo, il documento recente
del Santo Padre Sacramentum Caritatis, è di grandissima attualità.