Giornata internazionale per le persone anziane: intervista con il prof. Marigliano
Si celebra oggi la Giornata internazionale per le persone anziane, sotto l'egida dell'Organizzazione
Mondiale della Sanità. In occasione di questa Giornata, a Londra e a Ginevra viene
presentata la “Guida delle città amiche degli anziani”, basata su una ricerca condotta
dall’OMS in 35 città di 22 Paesi. Il sussidio punta a sottolineare la partecipazione
e la qualità dell’assistenza agli anziani, con particolare riferimento ai migranti,
in un mondo in cui il tasso di invecchiamento e di urbanizzazione subiscono un costante
aumento. Vengono anche prese in considerazione le nuove opportunità della terza età.
Ma perché, al giorno d’oggi, l’invecchiamento della popolazione continua ad essere
considerato un problema? Tiziana Campisi lo ha chiesto al prof. Vincenzo
Marigliano, responsabile del dipartimento di Scienze dell’Invecchiamento dell’Università
La Sapienza di Roma.
R. -
Perché c’è la cognizione che un soggetto che non sia più produttivo, non più nel mondo
del lavoro, sia inutile in una società che ha come punto di riferimento il profitto.
Invece, l’invecchiamento della popolazione, a mio avviso, offre grandissimi vantaggi.
Grazie anche alle splendide conquiste tecnologiche, la persona anziana ha migliorato
la propria condizione; possiamo poi beneficiare del racconto della storia, dell'esperienza
degli anziani. La persona anziana può dare giusto senso alla scala dei valori, indipendentemente
da quello che invece oggi i giovani sono spinti a fare. Il giovane oggi è spinto,
infatti, a fare carriera o comunque a isolarsi da tutto attraverso droga, depressione,
insufficienza psicologica di fronte a un mondo di competizione; l’anziano può dare
i giusti valori, dire che le cose possono essere fatte bene e che non c’è bisogno
di imbrogliare, di combattere, di sgomitare. In più, avendo tanto tempo libero, può
entrare nel mondo del volontariato e dare un supporto spirituale in un ambiente spesso
privo di conoscenze spirituali.
D. - Quest’anno ricorre
il V anniversario del Protocollo di Madrid, il piano varato dalla seconda Conferenza
sull’invecchiamento della popolazione, tenutasi appunto a Madrid nell’aprile del 2002.
E’ cambiato qualcosa in questi anni?
R. - Gli anziani
oggi invecchiano meglio, sono sicuramente più attivi, hanno possibilità lavorative
e cognitive migliori. E’ chiaro che, man mano che si va avanti nell’età, possono verificarsi
malattie disabilitanti; ma con i mezzi tecnologici della medicina, si possono portare
le persone anziane ad essere autosufficienti e in perfette condizioni di salute. Bisogna
però, fin da adesso, educare al pensionamento, all’invecchiamento, facendo conoscere
a tutti quali siano i rischi di una vita non sana. Una vita che può portare, andando
avanti negli anni, ad una disabilità e ad una dipendenza materiale, fisica, ma anche
psicologica.
D. - Nei prossimi decenni l’invecchiamento
interesserà anche i Paesi in via di sviluppo, dove si prevede che la popolazione anziana
aumenterà di 4 volte. Quali risposte dare considerando questo nuovo scenario?
R.
- I Paesi occidentali possono sopportare di pagare badanti, hanno servizi sanitari
che assistono gli anziani in non buone condizioni di salute perché non hanno fatto
prevenzione, perchè non hanno promosso una reale cultura dell’invecchiamento. Inoltre,
l’Occidente ha la possibilità di rispondere al bisogno di tutti quegli anziani che
sono malati. Nei Paesi del Terzo mondo, invece, il problema è estremamente drammatico,
perché non ci sono possibilità sanitarie o economiche per fare prevenzione e specialmente,
fornire terapie. E pensiamo anche a quelle politiche demografiche, come quella cinese,
dove ci si ritrova a virare dalla gioventù direttamente alla vecchiaia, con risposte
morali e demografiche assolutamente impossibili da superare.