Myanmar. Atteso l'inviato Onu, mentre si annunciano nuove manifestazioni
Continua durissima la repressione in Myanmar contro la protesta dei monaci e dell’opposizione
democratica al regime, ormai da 12 giorni nelle strade delle principali città. Nonostante
i moltissimi morti e feriti, secondo quanto dichiarato da diversi testimoni, all'interno
dell'esercito si starebbero creando le prime fratture. Cadono tuttavia nel vuoto gli
appelli della comunità internazionale affinché il regime birmano cessi la repressione.
E per oggi sono annunciate nuove manifestazioni:
Di fronte
ai drammatici avvenimenti birmani la Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche,
in un messaggio indirizzato all’arcivescovo di Mandalay, mons. Paul Zinghtung Grawng,
manifesta la ''più profonda preoccupazione'' ed esprime - come riferisce l'agenzia
Sir - ''grande vicinanza e comprensione'' per la situazione dei cattolici in Birmania,
invitati a pregare per la pace.
Intanto, la Caritas Intenationalis si sta preparando
ad accogliere eventuali flussi di rifugiati provenienti dal Myanmar nella vicina Thailandia.
Massimiliano Menichetti ha raggiunto telefonicamente in una città al confine tra i
due Paesi un rappresentante del Network Caritas che per ragioni di sicurezza ha chiesto
l’anonimato:
Si moltiplicano
intanto nel mondo le manifestazioni in sostegno dell’opposizione birmana e le richieste
della società civile per un intervento della comunità internazionale. Stefano Leszczynski
ha chiesto a Cecilia Brighi, sindacalista della Cisl ed esperta dell’area, come valuti
l’attuale situazione: