Il cardinale Martino in Ecuador: a rischio una democrazia senza valori
“La Chiesa conosce i pericoli e i rischi che affronta oggi la democrazia: oligarchie
che considerano indiscutibili la loro supremazia e i loro privilegi … gruppi che si
concentrano attorno a un potere di fatto, dimentico della libertà dei cittadini; democrazia
di Pilato, che in maniera più o meno manifesta tratta con scettica ironia la questione
della verità; democrazia di Nerone o di Barabba, che pretende di sottomettere al voto
la verità, affidandola al consenso urlato di masse acefale”.
Sono parole forti
del cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia
e della Pace, che ha inaugurato stamani a Quito, in Ecuador, una Conferenza internazionale
sulle responsabilità sociali delle classi dirigenti alla luce della Dottrina sociale
della Chiesa e nel contesto della realtà politica dell’America Latina.
Il
porporato, che ha iniziato oggi una visita di 12 giorni nel continente latino americano
con tappe – oltre che in Ecuador – anche in Brasile e in Argentina, ha ricordato
che la democrazia autentica non è solo il risultato di un rispetto formale delle
regole, ma il frutto dell’accettazione convinta dei valori che ispirano i procedimenti
democratici. Una democrazia senza valori, infatti, secondo il chiaro insegnamento
di Giovanni Paolo II, si converte facilmente in un totalitarismo aperto o subdolo,
come dimostra la storia.
Il cardinale Martino ha quindi richiamato le esigenze
del bene comune, valore principe della democrazia, in stretta relazione con il rispetto
e la promozione integrale della persona e dei suoi diritti umani fondamentali e inalienabili:
l’impegno per la pace, la corretta organizzazione dei poteri dello Stato, un solido
ordinamento giuridico, la salvaguardia dell’ambiente, la prestazione dei servizi essenziali
per le persone, alcuni dei quali sono al tempo stesso diritti dell’uomo, come l’alimentazione,
l’abitazione, il lavoro, l’educazione e l’accesso alla cultura, il trasporto, la salute,
la libera circolazione delle informazioni e la tutela della libertà religiosa.
Sul
tema della lotta alla povertà, che condanna milioni di uomini, donne e bambini a situazioni
di miseria e di disperazione, il presidente di Giustizia e Pace ha ricordato che la
Chiesa chiama tutti ad un impegno non violento, senza alimentare messianismi effimeri
e demagogie populiste, con promesse impossibili a realizzarsi. Secondo la Dottrina
sociale della Chiesa – ha ricordato il cardinale Martino a Quito – la lotta alla povertà
va orientata secondo i principi della solidarietà e della sussidiarietà, che devono
integrarsi a vicenda, per stimolare lo spirito d’iniziativa e non cadere nella tentazione
di guardare e trattare i poveri come un problema, bensì come soggetti e protagonisti
di un futuro nuovo e più umano per tutto il mondo. La lotta alla povertà va inoltre
orientata dal principio della giustizia sociale, che solo può evitare la scandalosa
sproporzione tra la ricchezza di pochi e la miseria di molti. (A cura di Paolo
Scappucci)