Si inasprisce la repressione in Birmania: 15 sinora le vittime, tra cui due giornalisti
stranieri
Terzo giorno di violenze. Terzo giorno di repressione, dunque, in Myanmar, dove l’esercito
sta reprimendo nel sangue le istanze democratiche della popolazione, da giorni impegnata
in manifestazioni pacifiche per la libertà. La Giunta Militare ha ordinato di aprire
il fuoco sulla folla: almeno 10 i morti. Ed ora è caccia ai giornalisti stranieri.
Ucciso un fotoreporter giapponese, mentre manca all’appello un suo collega di nazionalità
tedesca. E intanto restano in carcere gli 850 monaci buddisti fermati ieri a Rangoon,
mentre monta la protesta internazionale. Il servizio è di Maria Grazia Coggiola:
Le forze di
sicurezza del Myanmar hanno, dunque, risposto con la forza alle nuove proteste di
oggi nell’ex Birmania. Ma perché si è giunti a questo punto? Ascoltiamo Stefano Vecchia,
esperto di questioni asiatiche per il quotidiano Avvenire, intervistato da Giada Aquilino:
Ed ascoltiamo
ora la testimonianza dell’arcivescovo di Trento, mons. Luigi Bressan, che negli anni
’90 fu delegato apostolico nel sud-est asiatico e nel tempo ha avuto modo di visitare
numerose volte l’ex Birmania, incontrando anche la leader dell’opposizione Aung San
Suu Kyi, premio Nobel per la Pace 1996. L’intervista è di Giancarlo La Vella: