Lettera dei leader della comunità ebraica di Vienna al Papa
In occasione della visita di ieri di Benedetto XVI al Memoriale per le vittime dell’Olocausto,
il presidente della comunità ebraica di Vienna, Ariel Muzicant, ed il rabbino capo,
Paul Chaim Eisenberg, hanno scritto una lettera al Papa. Il monumento nella Judenplatz
– si legge nel documento – “è un monito perché ricorda la Shoah”. “L’Austria – aggiungono
– ha una comunità ebraica molto viva e questo significa che Dio non ha abbandonato
il proprio popolo”. Nel testo si esprime poi grande preoccupazione per il fatto che
62 anni dopo la Shoah, uno Stato membro dell’ONU, l’Iran, “minacci ufficialmente lo
Stato di Israele di distruzione e sterminio”. Un conflitto – scrivono il presidente
e il rabbino capo della comunità ebraica di Vienna – “potrebbe incendiare il mondo”
e per questo chiediamo al Papa “di fare ogni cosa per evitare una catastrofe per tutta
l’umanità”. Il monumento nella Judenplatz a Vienna, dell’artista inglese Rachel Whiteread,
raffigura un cubo che simboleggia una biblioteca con libri di pietra. Su una lastra
sono scritti i nomi dei 41 luoghi dove, durante il nazismo, sono stati uccisi ebrei
austriaci. Il monumento è stato inaugurato il 25 ottobre del 2000, in seguito ad una
iniziativa di Simon Wiesenthal, ebreo polacco noto con l’appellativo di “cacciatore
dei nazisti” che, in 60 anni di indagini, ha permesso la cattura di oltre 1.100 criminali
di guerra del Terzo Reich. Prima del secondo conflitto mondiale, la comunità ebraica
austriaca era formata da oltre 200.000 persone; attualmente, sono poco più di 10.000.
Si stima che siano almeno 65.000 gli ebrei austriaci vittime della Shoah.