Costruire città con un'anima e un volto cristiano, solidali con i poveri: così Benedetto
XVI all'udienza generale, dedicata ancora a S. Giovanni Crisostomo
Con San Giovanni Crisostomo “comincia la visione di una città costruita dalla coscienza
cristiana”, nella quale l’uomo, anche il più povero, ha un suo posto e una sua dignità.
E’ una delle considerazioni di Benedetto XVI, all’udienza generale di questa mattina
in Piazza San Pietro. Il Papa è ritornato per il secondo mercoledì consecutivo sulla
figura del Crisostomo, mettendone in luce il valore degli insegnamenti che lo resero,
ha affermato, uno dei precursori della Dottrina sociale della Chiesa. Il servizio
di Alessandro De Carolis:
Un uomo
austero in mezzo allo sfarzo della corte bizantina. Affascinato dal modello della
prima comunità cristiana unita da una fraternità, che non attribuiva importanza alle
persone in base alla posizione sociale, ma le considerava in un’ottica di fede. Ecco
presentato ai 20 mila fedeli in Piazza San Pietro il volto di un Santo di 1600 anni
fa, in fondo rivoluzionario anche per gli standard attuali. Il suo “cuore buono” -
che si eprimeva nel suo modo di fare “cordiale e paterno” - non lo mise al riparo
da contrasti e persecuzioni i quali, ha ricordato Benedetto XVI, costarono a San Giovanni
Crisostomo due esili, l’ultimo dei quali concluso con la sua morte, nel 407. Tuttavia,
nella grande Costantinopoli dei palazzi imperiali e degli intrighi di corte, il Crisostomo
- ha spiegato il Papa - non si nascose fra gli agi ma scelse l’austerità - a partire
dal suo palazzo espicopale - e fuori di esso i poveri e le famiglie, primi obiettivi
della sua cura pastorale. A ispirarlo fu il “modello della Chiesa primitiva” che gli
consentì di sviluppare la visione di una “città ideale”:
“Crisostomo
sosteneva con Paolo il primato del singolo cristiano, della persona in quanto tale,
anche dello schiavo e del povero. Il suo progetto corregge così la tradizionale visione
greca della 'polis', della città, in cui larghi strati della popolazione erano esclusi
dai diritti di cittadinanza, mentre nella città cristiana tutti sono fratelli e sorelle
con uguali diritti”.
Giovanni Crisostomo, ha
proseguito il Pontefice, aveva compreso che “la vecchia idea della polis greca” andava
“sostituita dall’idea di una città ispirata dalla fede” nel Vangelo. Ecco perché con
lui, ha rilevato Benedetto XVI, “comincia la visione di una città costruita dalla
coscienza cristiana”, che “ci fa tutti uguali, fratelli e sorelle, e ci obbliga -
ha sottolineato il Papa - alla solidarietà”:
“Si
trattava infatti di dare un'anima e un volto cristiano alla città. In altre parole,
Crisostomo ha capito che non è sufficiente fare elemosina, aiutare i poveri di volta
in volta, ma è necessario creare una nuova struttura, un nuovo modello di società;
un modello basato sulla prospettiva del Nuovo Testamento. È la nuova società che si
rivela nella Chiesa nascente”.
Celebre per la
sua brillante oratoria, anche nella “Nuova Roma”, cioè Costantinopoli, il Crisostomo
si confermò maestro di fede e testimone di carità. Benedetto XVI ha individuato nella
sua spiritualità quattro “passi”. Il primo riguarda la sensibilità del Santo antiocheno
verso la Creazione - vista come atto supremo dell’amore di Dio - e il secondo l’attenzione
che egli dedicò alla spiegazione della Sacra Scrittura la quale, secondo la visione
del Padre della Chiesa, permette - ha osservato il Papa - di “decifrare” la Creazione
stessa. Il quarto passo riguarda l’azione dello Spirito Santo nel cuore dell’uomo,
ma è il terzo a rivelare tutta l’umanità e la fede dell’antico vescovo di Costantinopoli:
“Dio
(…) in definitiva, scende Lui stesso, si incarna, diventa realmente 'Dio con noi',
nostro fratello fino alla morte sulla Croce”. Dopo le
catechesi in sintesi nelle varie lingue, Benedetto XVI si è congedato dalla folla
rivolgendo, fra gli altri, saluti particolari ai sacerdoti dei Pontifici Collegi San
Pietro e San Paolo e dei Legionari di Cristo e ai rappresentanti dell’Unione Consoli
Onorari d’Italia e dell’Associazione Ragazzi del Cielo-Ragazzi della terra. “Auspico
- ha concluso il Papa - che da questa sosta presso le tombe degli Apostoli, tutti
possano ricavare abbondanti frutti sia per la vita personale che per quella comunitaria”.