2007-09-23 10:42:15

I vescovi del Benin hanno concluso la visita ad Limina. Intervista con mons. N’Koué


I vescovi del Benin hanno concluso la loro visita “ad Limina”: giovedì scorso sono stati ricevuti in udienza da Benedetto XVI, che ha rivolto loro parole di apprezzamento per l’opera di evangelizzazione svolta nel Paese africano, in cui cristiani e musulmani sono minoranza di fronte al 64% di quanti seguono ancora le religioni tradizionali. Sulla situazione dei cattolici in Benin, Stefano Leszczynski ha intervistato mons. Pascal N’Koué, vescovo della diocesi di Natitingou:RealAudioMP3


R. – Siamo ottimisti! In questo momento posso dire che in Benin è proprio l’età d’oro dell’evangelizzazione. Significa che molti bussano alla porta della Chiesa cattolica e vogliono entrare: siamo noi che non siamo sufficientemente preparati per avere tutto il personale che ci vuole per accompagnare tutti quanti!

 
D. – Quali sono i principali ostacoli all’opera di evangelizzazione della Chiesa in Benin?

 
R. – Le nostre difficoltà sono: avere persone ben formate per formare a loro volta altre persone; e poi, c’è bisogno di avere i locali per tutti i nostri progetti. Abbiamo bisogno di aiutare i bambini a crescere nella fede cattolica, le coppie a crescere e vivere la fede cattolica. I seminari sono pieni, pienissimi e dunque questa è una difficoltà per noi: difficoltà nel senso che non ci sono più posti in seminario, laddove c’è spazio per una persona a volte ne mettiamo due, tre, a volte quattro ...

 
D. – Come sono i rapporti tra la comunità cattolica e la comunità musulmana, nel Paese?

 
R. – Nella mia diocesi, per esempio, abbiamo buoni rapporti, anzi, ottimi rapporti con i musulmani. Il capo musulmano prega per il vescovo nella moschea: e non dico che ha pregato una volta, no! Prega, chiede ai musulmani di pregare per il vescovo. E la gente vede che quando ci incontriamo, nei momenti ufficiali, ci abbracciamo, ci salutiamo! La gente lo vede e dunque vede che ci sono buoni rapporti tra di noi.

 
D. – Quali sono dunque gli impegni pastorali per aiutare i giovani di questo Paese africano?

 
R. – Uno dei problemi dei giovani è che molti hanno difficoltà a studiare e dunque molti non vanno a scuola. Per quelli che studiano, la qualità dell’insegnamento lascia a desiderare: per questo la Chiesa si impegna ad aprire scuole – scuole cattoliche –, però il problema è che siccome non abbiamo sovvenzioni dallo Stato, sono i genitori che devono pagare e le nostre scuole diventano scuole per le persone che possono pagare e dunque persone ricche.

 
D. – Il processo democratico in corso nel Paese richiede ancora un grande sforzo comune. Cosa fa la Chiesa in questo campo?

 
R. – Noi, i vescovi del Benin, abbiamo nominato un cappellano per i politici cristiani, perché abbiamo visto che loro hanno bisogno di un sostegno spirituale, e stiamo insegnando loro la dottrina sociale della Chiesa affinché loro possano influire sulla politica ... E se nelle varie elezioni che abbiamo avuto, non abbiamo sentito parlare di spargimento di sangue è grazie anche a quei politici cristiani. Loro si radunano, pregano insieme... c’è una certa unità!

 
D. – Il Benin è dunque un Paese che guarda al futuro. Quali, quindi gli auspici da parte di voi vescovi?

 
R. – Per il Benin, sì, c’è molta speranza anche perché in questo momento è una popolazione molto giovane: ci sono molti bambini, molti giovani che vogliono andare avanti e speriamo che la Divina Provvidenza ci aiuti a poter lasciare orme solide nei cuori di ciascuno.







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