2007-09-23 11:41:03

Aperto a Roma il primo incontro mondiale dei religiosi zingari. Mons. Marchetto: superare ogni forma di discriminazione nei confronti dei gitani


Si è aperto stamani a Roma, nella Casa delle Figlie della Carità di San Vincenzo de' Paoli, il primo incontro, a livello mondiale, di sacerdoti, diaconi e persone religiose consacrate di origine zingara. Il Papa all'Angelus ha salutato quanti partecipano al convegno, che è incentrato sul tema “Con Cristo al servizio del popolo zingaro”. L'incontro è stato promosso dal Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Nel mondo ci sono circa 36 milioni di zingari: un centinaio di loro sono consacrati. L'India, con 20 presbiteri, ha il più alto numero di sacerdoti zingari. Nella prima giornata è giunto l'appello a evitare ogni forma di discriminazione contro il popolo gitano ma anche il forte invito agli zingari a riconciliarsi con la società circostante rispettando tutti i doveri del vivere comune. Il servizio di Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3


Aprendo l’incontro, il segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, mons. Agostino Marchetto, ha ricordato il beato Ceferino Giménez Malla, il primo gitano elevato agli onori degli altari, che la Chiesa propone come modello da seguire. “La sua vita – ha detto il presule – dimostra che Cristo è presente nei diversi popoli e razze e tutti sono chiamati alla santità”. Rivolgendosi ai sacerdoti, diaconi e religiosi di origine zingara, l’arcivescovo ha poi sottolineato come si manifesti lo straordinario amore di Dio per il popolo zingaro. Nella Chiesa – ha affermato quindi mons. Marchetto – potete essere i “portavoce del loro desiderio di vivere insieme e far giungere ad essa le loro richieste di giustizia e solidarietà, di rispetto reciproco ed eliminazione di ogni forma di discriminazione”.

 
Il sottosegretario del Pontificio Consiglio, mons. Novatus Rugambwa, ha sottolineato poi come l’incontro, nato sotto l’impulso del documento “Orientamenti per una pastorale degli zingari”, abbia proposto “un percorso dinamico con cui ci si rapporta a Gesù e al prossimo”. Certamente – ha osservato il sottosegretario – non possiamo tacere il fatto che la maggioranza degli zingari “vive ancora in condizioni non all’altezza delle esigenze fondamentali della persona umana e si trova in situazioni di conflitto con i principi umanitari e cristiani”. “È, infatti, una vergogna per la società – ha aggiunto - che i campi sosta degli Zingari siano privi del necessario – del resto previsto -, con precarietà di abitazioni (e qui pensiamo a recenti incendi che hanno causato vittime, spesso tra i più piccoli e indifesi) e mancanza di strutture di assistenza medica”. Mons. Rugambwa ha poi sottolineato che “provoca sgomento la noncuranza, l’indifferenza per la scolarizzazione dei bambini rom (si pensa che solo in Europa essi sono quattro milioni in età scolastica)”. E si dice stupito per “il fatto che la società di oggi sia mossa ancora da pregiudizi che emarginano tanti giovani e adulti, pur con una formazione professionale, che non trovano lavoro perché … zingari”. Nè “si possono passare sotto silenzio – ha detto - gli atti di vero e proprio razzismo, di cui essi sono vittime tuttora. Dicendo tutto questo – ha spiegato mons. Rugambwa - non dimentichiamo certo i loro doveri e responsabilità verso la società che li circonda”. Quindi il sottosegretario del dicastero vaticano ha affermato che la riconciliazione tra popolo zingaro e società deve avvenire anche per iniziativa degli zingari: e in questo compito un grande ruolo – ha affermato - spetta ai sacerdoti, ai diaconi e ai religiosi zingari, anche per quanto riguarda la crescita delle vocazioni in mezzo al popolo gitano. Si rende dunque necessaria – ha concluso – “una vera trasparenza evangelica e una vera convergenza di iniziative che permetteranno la crescita di nuovi operai del Vangelo” tra questo popolo, oltre all'auspicata "promozione umana e cristiana degli zingari, anche se la strada sembra lunga e tortuosa".







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