I vescovi della Repubblica Dominicana dicono no alla depenalizzazione dell’aborto
Una nota, articolata in 12 punti, per esprimere la contrarietà alla depenalizzazione
dell’aborto è stata messa a punto dalla Conferenza Episcopale Dominicana. Di fronte
alla proposta di modificare il codice penale del Paese, favorendo l’interruzione di
gravidanza nei casi in cui ci sia stata violenza, in caso di pericolo per la madre
o quando il feto sia malformato, i vescovi hanno fatto appello alla popolazione affinché
sia difesa “la sovranità nazionale” e allo stesso tempo siano respinte “le pressioni
di organismi internazionali”. Per i presuli, citati dall’agenzia Fides, legalizzare
qualunque tipo di aborto significa “legalizzare la pena di morte degli indifesi senza
voce” e ricordano che “è un imperativo etico per la Chiesa, il governo, i legislatori,
le organizzazioni nazionali ed internazionali, e per ogni cittadino, assumere la difesa
della vita umana, al di sopra di qualunque circostanza”. La Conferenza Episcopale
critica l’atteggiamento di molti enti che stanno facendo pressing sulle istuzioni
perché sia depenalizzato l’aborto. “Un crimine” che ora, nel codice penale, è punito
con pene da sei mesi a due anni di reclusione per coloro che causano e aiutano l’interruzione
di gravidanza di una donna anche se consenziente. Nei 12 punti elaborati, si fa un
vigoroso appello affinché medici, giuristi, legislatori, ma soprattutto le madri che
hanno chiara coscienza del valore inviolabile della vita, si pronuncino “contro la
pretesa depenalizzazione dell’aborto”. Il testo, che verrà letto durante le celebrazioni
eucaristiche e fatto conoscere attraverso i mezzi di comunicazione sociale, si conclude
con un invito alle parrocchie del Paese perché promuovano “una dimostrazione pubblica
in difesa della vita umana, con i sacerdoti, i consacrati e i fedeli, organizzando
la preghiera del Santo Rosario”. (B.C.)