Benedetto XVI ai vescovi di nuova nomina: preferite la preghiera all'amministrazione
e insegnatela a tutta la Chiesa
Oggi, nel ministero di un vescovo, gli aspetti organizzativi assorbono molto, “gli
impegni sono molteplici” e le “necessità sempre tante”. Ma il “primo posto nella vita
di un successore degli Apostoli deve essere riservato a Dio”. Con queste parole Benedetto
XVI ha rammentato il valore della preghiera tra i primi doveri di un presule, nell’udienza
concessa ai vescovi di recente nomina, ricevuti stamattina a Castel Gandolfo, guidati
dal prefetto della Congregazione per i Vescovi, il cardinale Giovanni Battista Re.
Una vita di preghiera, ha detto fra l'altro il Pontefice, rinsalda il legame con i
sacerdoti, favorisce le vocazioni e stimola il rapporto dei laici con le cose dello
spirito. Il servizio di Alessandro De Carolis:
“Siate
uomini di preghiera”: per avere confidenza con Dio con la “fiducia” di un figlio e
l’“audacia” dell’amico. Per avere un cuore sempre aperto agli altri, capace di costruire
oasi di raccoglimento fra i rumori delle città. Perché tra le mille incombenze pur
importanti e inevitabili di un vescovo, ciò che più deve contare è “stare con Cristo”.
E’ stato molto chiaro, quasi perentorio, Benedetto XVI nell’indicare il “dover essere”
ai vescovi di fresca nomina, che dall’inizio di questa settimana sono riuniti in convegno
a Roma per approfondire e studiare i vari aspetti pastorali e amministrativi che attengono
al loro nuovo ministero. “Oggi - ha riconosciuto il Papa - nel ministero di un vescovo,
gli aspetti organizzativi sono assorbenti, gli impegni sono molteplici, le necessità
sempre tante, ma il primo posto nella vita di un successore degli Apostoli deve essere
riservato a Dio”:
“Come gli Apostoli anche noi,
carissimi Confratelli, in quanto loro successori, siamo stati chiamati innanzitutto
per stare con Cristo, per conoscerlo più profondamente ed essere partecipi del suo
mistero di amore e della sua relazione piena di confidenza con il Padre. Nella preghiera
intima e personale il vescovo, come e più di tutti i fedeli, è chiamato a crescere
nello spirito filiale verso Dio, apprendendo da Gesù stesso la confidenza, la fiducia
e la fedeltà, atteggiamenti suoi propri nel rapporto col Padre”.
I
frutti di questo atteggiamento contemplativo non nuocciono certo all’azione pastorale
di un vescovo, anzi ne raffinano la portata. “La preghiera - ha ribadito Benedetto
XVI - educa all’amore e apre il cuore alla carità pastorale per accogliere tutti coloro
che ricorrono al vescovo”, il quale “plasmato interiormente dallo Spirito Santo, consola
con il balsamo della grazia divina, illumina con la luce della Parola, riconcilia
ed edifica nella comunione fraterna”:
“Nella
vostra preghiera, cari confratelli, un particolare posto devono avere i vostri sacerdoti,
affinché siano sempre perseveranti nella vocazione e fedeli alla missione presbiterale
loro affidata. È quanto mai edificante per ogni sacerdote sapere che il vescovo, dal
quale ha ricevuto il dono del sacerdozio o che comunque è il suo padre e amico, gli
è vicino nella preghiera, nell’affetto ed è sempre pronto ad accoglierlo, ascoltarlo,
sostenerlo ed incoraggiarlo”.
Passando dalla
cura del clero a quella dell’intero corpo diocesano, il Papa ha esortato i nuovi vescovi
“ad essere animatori di preghiera nella società”:
“Nelle
città in cui vivete e operate, spesso convulse e rumorose, dove l’uomo corre e si
smarrisce, dove si vive come se Dio non esistesse, sappiate creare luoghi ed occasioni
di preghiera, dove nel silenzio, nell’ascolto di Dio mediante la lectio divina, nella
preghiera personale e comunitaria, l’uomo possa incontrare Dio e fare l’esperienza
viva di Gesù Cristo che rivela l’autentico volto del Padre”.