2007-09-22 12:09:58

Benedetto XVI ai vescovi di nuova nomina: preferite la preghiera all'amministrazione e insegnatela a tutta la Chiesa


Oggi, nel ministero di un vescovo, gli aspetti organizzativi assorbono molto, “gli impegni sono molteplici” e le “necessità sempre tante”. Ma il “primo posto nella vita di un successore degli Apostoli deve essere riservato a Dio”. Con queste parole Benedetto XVI ha rammentato il valore della preghiera tra i primi doveri di un presule, nell’udienza concessa ai vescovi di recente nomina, ricevuti stamattina a Castel Gandolfo, guidati dal prefetto della Congregazione per i Vescovi, il cardinale Giovanni Battista Re. Una vita di preghiera, ha detto fra l'altro il Pontefice, rinsalda il legame con i sacerdoti, favorisce le vocazioni e stimola il rapporto dei laici con le cose dello spirito. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3


“Siate uomini di preghiera”: per avere confidenza con Dio con la “fiducia” di un figlio e l’“audacia” dell’amico. Per avere un cuore sempre aperto agli altri, capace di costruire oasi di raccoglimento fra i rumori delle città. Perché tra le mille incombenze pur importanti e inevitabili di un vescovo, ciò che più deve contare è “stare con Cristo”. E’ stato molto chiaro, quasi perentorio, Benedetto XVI nell’indicare il “dover essere” ai vescovi di fresca nomina, che dall’inizio di questa settimana sono riuniti in convegno a Roma per approfondire e studiare i vari aspetti pastorali e amministrativi che attengono al loro nuovo ministero. “Oggi - ha riconosciuto il Papa - nel ministero di un vescovo, gli aspetti organizzativi sono assorbenti, gli impegni sono molteplici, le necessità sempre tante, ma il primo posto nella vita di un successore degli Apostoli deve essere riservato a Dio”:

 
“Come gli Apostoli anche noi, carissimi Confratelli, in quanto loro successori, siamo stati chiamati innanzitutto per stare con Cristo, per conoscerlo più profondamente ed essere partecipi del suo mistero di amore e della sua relazione piena di confidenza con il Padre. Nella preghiera intima e personale il vescovo, come e più di tutti i fedeli, è chiamato a crescere nello spirito filiale verso Dio, apprendendo da Gesù stesso la confidenza, la fiducia e la fedeltà, atteggiamenti suoi propri nel rapporto col Padre”.

 
I frutti di questo atteggiamento contemplativo non nuocciono certo all’azione pastorale di un vescovo, anzi ne raffinano la portata. “La preghiera - ha ribadito Benedetto XVI - educa all’amore e apre il cuore alla carità pastorale per accogliere tutti coloro che ricorrono al vescovo”, il quale “plasmato interiormente dallo Spirito Santo, consola con il balsamo della grazia divina, illumina con la luce della Parola, riconcilia ed edifica nella comunione fraterna”:

 
“Nella vostra preghiera, cari confratelli, un particolare posto devono avere i vostri sacerdoti, affinché siano sempre perseveranti nella vocazione e fedeli alla missione presbiterale loro affidata. È quanto mai edificante per ogni sacerdote sapere che il vescovo, dal quale ha ricevuto il dono del sacerdozio o che comunque è il suo padre e amico, gli è vicino nella preghiera, nell’affetto ed è sempre pronto ad accoglierlo, ascoltarlo, sostenerlo ed incoraggiarlo”.

 
Passando dalla cura del clero a quella dell’intero corpo diocesano, il Papa ha esortato i nuovi vescovi “ad essere animatori di preghiera nella società”:

 
“Nelle città in cui vivete e operate, spesso convulse e rumorose, dove l’uomo corre e si smarrisce, dove si vive come se Dio non esistesse, sappiate creare luoghi ed occasioni di preghiera, dove nel silenzio, nell’ascolto di Dio mediante la lectio divina, nella preghiera personale e comunitaria, l’uomo possa incontrare Dio e fare l’esperienza viva di Gesù Cristo che rivela l’autentico volto del Padre”.







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