2007-09-22 12:16:47

Al via a Roma il primo incontro mondiale di sacerdoti, diaconi e religiosi zingari


“Con Cristo al servizio del popolo zingaro”. E’ il tema del primo incontro mondiale di sacerdoti, diaconi e religiosi zingari, che si terrà domani e lunedì a Roma nella Casa delle Figlie della Carità di San Vincenzo de' Paoli, promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. L’incontro costituisce un’importante occasione per prendere in esame iniziative capaci di preparare gli stessi zingari in vista di compiti pastorali. Il servizio di Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3


Al centro di questa iniziativa ci sono le esigenze di una realtà pastorale particolare inserita nel suo slancio missionario e di promozione umana. L’idea di organizzare un incontro per zingari consacrati è nata su impulso del documento pubblicato nel 2005 dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ed intitolato “Orientamenti per una pastorale degli zingari”. Il testo propone una visione d’insieme dell’azione della Chiesa per l’evangelizzazione delle popolazioni nomadi. Una visione, questa, illustrata anche durante l’incontro dei direttori nazionali della pastorale degli zingari, tenutosi a Roma l’11 ed il 12 dicembre del 2006. In quell’occasione, si è sottolineato come gli zingari siano sopravvissuti ad una realtà secolare di rifiuto, alla quale è seguita una reazione diventata parte integrante della loro cultura. “Tale elemento culturale – si legge nel documento finale seguito a quell’incontro – li fa partecipi della preoccupazione di Cristo di infrangere i tabù e del Suo amore privilegiato per i più deboli”. Gli zingari sono dunque un popolo in viaggio spesso colpito da persecuzioni, discriminazioni e pregiudizi, figli in parte di una incomprensione culturale. Si stima che siano circa 36 milioni sparsi in Europa, in America e in diversi Paesi dell’Asia. I consacrati zingari sono un centinaio: almeno 20 sacerdoti provengono dall’India, una decina dall’Ungheria. La Francia è, finora, l’unico Paese dove il direttore nazionale della pastorale per gli zingari è un loro presbitero, coadiuvato da 3 diaconi permanenti, 2 suore e una laica consacrata, tutti zingari.


Negli ultimi anni è stata dunque posta in evidenza la necessità di una particolare sollecitudine della Chiesa per le vocazioni di persone appartenenti al popolo degli zingari al fine di promuovere più adeguate attività pastorali. Ma come nascono queste vocazioni? Giovanni Peduto lo ha chiesto all’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti:RealAudioMP3


R. - Esse nascono come quelle che sbocciano in altri ambienti, grazie alla testimonianza e alla misericordia di Dio, e a tutte le iniziative offerte agli Zingari, soprattutto ai giovani, con l’opportunità di un continuato incontro personale con sacerdoti e religiosi/e, i quali li coinvolgono attivamente nella vita della Chiesa. Ne sono esempio le missioni dei Salesiani in Slovacchia, le Scuole di fede in Francia, gli incontri di preghiera e i pellegrinaggi, che interessano intere famiglie. Ovviamente, la famiglia rimane il primo e il più importante luogo dove nascono le vocazioni, dove si ode la voce di Dio che chiama, specialmente se è ambiente di devozione, aperto agli Operatori pastorali. Per restare in Italia, c’è qui un gruppo di persone che da più di 30 anni, ogni giovedì si incontra per la preghiera implorante il dono di nuove vocazioni tra gli Zingari. Considerando che il nomadismo è una delle caratteristiche fondamentali della loro identità culturale, può sorprendere che esistono anche vocazioni alla vita contemplativa, di clausura, in tale ambiente. Abbiamo, infatti, una carmelitana in Spagna e una benedettina in Italia.

 
D. - Quali specifici problemi affrontano i consacrati zingari nella pastorale dei loro fratelli?

R. - Li riassumerei così: emarginazione e condizioni di povertà; precarietà delle aree di sosta, i cosiddetti “campi nomadi”; difficoltà di scolarizzare i bambini, con conseguente elevato tasso di analfabetismo (a seconda della regione esso varia dal 50 al 100%); pregiudizi e stereotipi negativi che giungono a forme razziste; difficoltà per gli Zingari di accesso al lavoro, alla formazione professionale e all’assistenza sanitaria. A questi problemi vanno aggiunti un senso di inferiorità, l’auto-emarginazione, la diffidenza, il distacco dalla società circostante. Tutto ciò ovviamente si ripercuote anche sulle vocazioni degli Zingari. Così alcuni sacerdoti e religiosi, per esempio, possono non voler apparire per quello che sono, cioè Zingari, per paura di essere a loro volta discriminati. Non poche loro famiglie considerano comunque la vocazione un dono e un vero bene per i propri figli, ma il timore che essi potrebbero perdere la loro identità etnica, le possono mettere contro tale scelta di vita.

 
D. - Cosa vi proponete con questo Incontro?

 
R. - La Chiesa ormai da anni sprona gli Zingari cattolici ad essere apostoli, protagonisti nella propria pastorale. Seguendo questa linea, desideriamo sostenerli nella loro vocazione e incoraggiarli a prendere il posto che spetta loro “di diritto” nell’evangelizzazione e nella promozione umana dei loro fratelli di etnia. Inoltre, presteremo orecchio alle loro osservazioni e ai loro suggerimenti su come creare o dilatare nella Chiesa e nella società spazi di autentica comunione e di solidarietà con gli Zingari, su come favorire concretamente la giustizia, il rispetto reciproco e l’eliminazione di ogni forma di discriminazione e di razzismo.







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