2007-09-21 08:08:34

Libano. Oggi i funerali di Antoine Ghanem. Appello di mons. Räi ai politici: cessate di distruggere il Paese


Il Libano ancora sotto choc per la nuova ondata di terrore che ha ucciso due giorni fa il deputato anti-siriano Antoine Ghanem e almeno altre 4 persone. Immediata la formale condanna dell’attentato da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Oggi i funerali delle vittime dell’attentato in un clima di grande tensione. Da Beirut, Barbara Schiavulli: RealAudioMP3
Per un commento sulla situazione in Libano, dopo il sanguinoso attentato di ieri a Beirut, ascoltiamo il vescovo di Byblos dei Maroniti, mons. Béchara Räi, intervistato da Giada Aquilino: RealAudioMP3

 
R. – Ogni volta che ci sembra di andare un po’ avanti, con la speranza di uscire da questo inferno del terrorismo, si ricomincia di nuovo tutto da capo. La gente, quindi, è sempre più depressa e non vede via d’uscita.

 

 
D. – Le indagini verso quale direzione vanno?

 

 
R. – E’ ancora prematuro, anche perché il governo ha chiesto al segretario generale dell’ONU di far indagare il Tribunale Internazionale anche sull’assassinio di ieri. Sappiamo, purtroppo, che dietro ci sono tutti coloro che non vogliono la stabilità del Libano. Nel nostro Paese, paghiamo un conflitto regionale che è, però, da inquadrare in una strategia internazionale. Noi non facciamo che pagare per gli altri. Oggi si sa che le conseguenze della guerra in Iraq, che è caratterizzata anche da una guerra confessionale tra sunniti e sciiti, si ripercuote in Libano. Quando si parla di soluzioni, quindi, è necessario parlare - per quanto riguarda la parte sunnita - con l’Arabia Saudita, l’Egitto, gli Stati Uniti e i loro alleati e - per la parte sciita - con l’Iran e la Siria.

 

 
D. – L’attentato è avvenuto pochi giorni prima delle elezioni del presidente della Repubblica. Che significato assume?

 

 
R. – Stanno cercando di eliminare, quanto più possibile, coloro che formano la maggioranza, che si oppone agli Hezbollah. Gli assassinii in due anni sono stati 14-15 e hanno interessato tutti membri della maggioranza. Stanno quindi cercando di eliminare voti e suffragi in vista del giorno delle elezioni.

 

 
D. – Il fronte antisiriano - formato da cristiani maroniti, musulmani sunniti e drusi - a questo punto si sente indebolito?

 

 
R. – Tutti quanti sono sostenuti dall’esterno. Purtroppo devo accusarli tutti quanti, cristiani e musulmani. Sia quelli che cercano sostegno e supporto da parte sunnita o sciita, sia quelli che puntano all’aiuto da parte occidentale ed orientale: per me sono tutti ugualmente responsabili dei crimini che vengono commessi in Libano. E questo perché ciascuno cerca i propri interessi: il popolo e il Paese intero stanno pagando il prezzo maggiore. Perché queste persone non stanno certo facendo il bene del Libano: né del popolo né dello Stato.

 

 
D. – Di fronte a questo nuovo attentato, come ha reagito la comunità cristiana libanese?

 

 
R. – Come tutti i libanesi, siano essi cristiani o musulmani. I libanesi non vogliono più questo sistema di vita, questo modo di condurre la politica. C’è una disgregazione sociale, una disgregazione economica, una disgregazione politica. E c’è un’emorragia. Il popolo è ormai a terra a tutti i livelli e l’emigrazione continua.

 

 
D. – Qual è l’appello della Chiesa libanese al Paese?

 

 
R. – Di pacificare i cuori, di rimanere sempre saldi nella fede, di rinsaldare l’unità. Ma l’appello più grande non è rivolto al popolo: l’appello più importante lo abbiamo lanciato ieri, attraverso il comunicato dei vescovi ai responsabili, ai governanti, ai politici. Ed è quello di smetterla con la distruzione del Paese, solo per la realizzazione degli interessi personali, siano essi regionali o internazionali.

 
 







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