La Chiesa celebra oggi la memoria dei Santi Andrea Kim Taegŏn, Paolo Chŏng e Compagni
martiri coreani: in tutto 103 cristiani, quasi tutti laici, uccisi in odio alla fede
tra il 1839 e il 1867. Giovanni Paolo II li proclamò Santi il 6 maggio del 1984 durante
una Messa solenne a Seoul. Il servizio di Sergio Centofanti.
Il cristianesimo
arriva in terra coreana dalla Cina nel 1600, attraverso il libro del missionario gesuita
Matteo Ricci “La vera dottrina di Dio”. “Una comunità unica nella storia della Chiesa
– ha affermato Giovanni Paolo II - perché … fondata unicamente da laici”. Pur senza
sacerdoti, la comunità coreana guidata dai laici era piena di fervore e di coraggio.
I sovrani coreani del 1800 consideravano il cristianesimo
“una follia” e ordinarono lo sterminio di tutti i seguaci di quella “religione straniera”
che predicava l’amore dei nemici nel nome di un Dio crocifisso. Si calcola che in
meno di un secolo di feroci persecuzioni furono alcune decine di migliaia i martiri
cristiani: uomini, donne, vecchi, bambini, ricchi, poveri, nobili e gente del popolo,
che nonostante atroci torture non vollero rinnegare la fede.
Nell’omelia
per la canonizzazione dei 103 martiri coreani Giovanni Paolo II ricordò che a una
ragazza diciassettenne, Agatha Yi, e al fratello minore, venne riferita la falsa notizia
secondo cui i genitori avrebbero rinnegato la fede. “Il fatto che i miei genitori
abbiano tradito o meno è cosa loro – rispose la giovane - Per quanto ci riguarda,
noi non possiamo tradire il Signore del cielo che abbiamo sempre servito”. A queste
parole, altri sei cristiani adulti si consegnarono volontariamente nelle mani dei
magistrati per affrontare il martirio.
Andrea Kim
è stato il primo sacerdote martire della Corea: arrestato, viene portato davanti al
re, rifiutando ogni lusinga di fronte alle richieste di abiura. Torturato, viene decapitato
il 16 settembre 1846 a Seoul. Aveva 25 anni. Poco prima di morire aveva inviato ai
compagni di fede una lettera dal carcere in cui diceva che i cristiani portano un
“nome glorioso”. “Ma a che cosa gioverebbe – si chiedeva – avere un così grande nome
senza la coerenza della vita?”. Andrea Kim era convinto che “la Chiesa cresce in mezzo
alle tribolazione”. Ma “sebbene le potenze del mondo la opprimano e la combattano,
tuttavia non potranno mai prevalere”. Il martire coreano incoraggiava con queste ultime
parole i suoi fratelli: “Abbracciate la volontà di Dio e con tutto il cuore sostenete
il combattimento per Gesù, re del cielo … vi prego di camminare nella fedeltà; e alla
fine entrati nel cielo, ci rallegreremo insieme”.