2007-09-19 14:56:37

Israele: Gaza è entità nemica. Hamas: è una dichiarazione di guerra


Il Consiglio di difesa del governo israeliano ha definito “entità nemica” il regime fondamentalista palestinese di Hamas nella Striscia di Gaza. Lo Stato ebraico starebbe anche per adottare severe sanzioni di carattere economico nei confronti della regione. Dura la risposta di Hamas a quest’eventualità. “L'introduzione di sanzioni - ha detto un portavoce del movimento estremista - equivale ad una dichiarazione di guerra”. In questo clima, è cominciata oggi la missione in Medio Oriente del segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ulteriore passo in avanti verso la più volte annunciata Conferenza di pace isrealo-palestinese allargata, che dovrebbe tenersi in novembre. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle Relazioni internazionali all’Università di Firenze: RealAudioMP3

R. - La Rice ha ripetuto che bisogna fare dei passi concreti e avviare un processo bilaterale. Da parte israeliana, si tende a cercare di definire a priori i termini della questione: non vogliono sottoscrivere una dichiarazione di principi. Il ministro degli Esteri ha sottolineato più volte che non bisogna aspettarsi troppo e, quindi, da parte israeliana si teme che un insuccesso o un successo molto limitato possa deludere gli americani. C’è poi il problema di portare alla conferenza l’Arabia Saudita, che è stata sollecitata. Ma i sauditi, che hanno un loro piano di pace, cioè il ritorno ai confini ante ’67, non sono disposti ad andare ad una conferenza di pace, nella quale loro, in qualche modo, non controllino i risultati.

D. - E’ maggiore il problema di riuscire a far dialogare Israele e i palestinesi o la questione interpalestinese, lo scontro tra Hamas e al Fatah?

R. - Purtroppo, si parla soltanto dei palestinesi, del presidente Abu Mazen, quindi, non si parla assolutamente della componente maggioritaria in termini politici o dell’ex governo Hamas, che è completamente tagliato fuori. Questo non può che creare enorme instabilità all’interno del campo palestinese e inevitabilmente creare problemi non solo al presidente Abu Mazen, ma anche al nuovo governo. Il rischio è di trattare senza avere alle spalle l’elettorato e, automaticamente, di essere frenati. Il presidente palestinese in questo momento è molto debole.







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