Israele dichiara “entità nemica” la Striscia di Gaza. Per Hamas è una dichiarazione
di guerra - Arrestato in Cambogia Nuon Chea, braccio destro di Pol Pot : è accusato
di crimini contro l’umanità commessi durante il regime maoista
Il Consiglio di difesa del governo israeliano ha definito “entità ostile” il regime
fondamentalista palestinese di Hamas nella Striscia di Gaza. Lo Stato ebraico starebbe
anche per adottare severe sanzioni di carattere economico nei confronti della regione.
Dura la risposta di Hamas a quest’eventualità. “L'introduzione di sanzioni - ha detto
un portavoce del movimento estremista - equivale ad una dichiarazione di guerra”.
In questo clima, è cominciata oggi la missione in Medio Oriente del segretario di
Stato americano, Condoleezza Rice, ulteriore passo in avanti verso la più volte annunciata
Conferenza di pace isrealo-palestinese allargata, che dovrebbe tenersi in novembre.
Giancarlo La Vella ne ha parlato con Maria Grazia Enardu, docente di
Storia delle Relazioni internazionali all’Università di Firenze:
R. -
La Rice ha ripetuto che bisogna fare dei passi concreti e avviare un processo bilaterale.
Da parte israeliana, si tende a cercare di definire a priori i termini della questione:
non vogliono sottoscrivere una dichiarazione di principi. Il ministro degli Esteri
ha sottolineato più volte che non bisogna aspettarsi troppo e, quindi, da parte israeliana
si teme che un insuccesso o un successo molto limitato possa deludere gli americani.
C’è poi il problema di portare alla conferenza l’Arabia Saudita, che è stata sollecitata.
Ma i sauditi, che hanno un loro piano di pace, cioè il ritorno ai confini ante ’67,
non sono disposti ad andare ad una conferenza di pace, nella quale loro, in qualche
modo, non controllino i risultati.
D. - E’ maggiore
il problema di riuscire a far dialogare Israele e i palestinesi o la questione interpalestinese,
lo scontro tra Hamas e al Fatah?
R. - Purtroppo,
si parla soltanto dei palestinesi, del presidente Abu Mazen, quindi, non si parla
assolutamente della componente maggioritaria in termini politici o dell’ex governo
Hamas, che è completamente tagliato fuori. Questo non può che creare enorme instabilità
all’interno del campo palestinese e inevitabilmente creare problemi non solo al presidente
Abu Mazen, ma anche al nuovo governo. Il rischio è di trattare senza avere alle spalle
l’elettorato e, automaticamente, di essere frenati. Il presidente palestinese in questo
momento è molto debole.
- In Cambogia, è stato arrestato Nuon Chea, considerato
il braccio destro del capo dei Khmer Rossi, Pol Pot. Si tratta del più importante
arresto di un esponente del regime maoista. L’82.enne Nuon Chea è accusato di essere
uno dei responsabili delle atrocità commesse dai Khmer Rossi. In caso di processo,
sarà giudicato dal tribunale ONU sui crimini perpetrati in Cambogia. Si stima che,
dal 1975 al 1979, siano state uccise oltre due milioni di persone, un quarto della
popolazione cambogiana. Pol Pot, capo dei Khmer Rossi, è morto nel 1998.
-
Continuano nelle maggiori città del Myanmar, ex Birmania, le manifestazioni pacifiche
promosse dai monaci buddisti per protestare contro la giunta militare. Più di 400
monaci hanno marciato oggi nella capitale, dove per il secondo giorno consecutivo
è stata chiusa la celebre pagoda di Shwedagon. La polizia ha usato, inoltre, gas lacrimogeni
per disperdere ieri più di mille partecipanti ad un corteo di protesta. A coordinare
le dimostrazioni, è l’Alleanza di tutti i monaci buddisti del Myanmar, che ha chiesto
ai religiosi di rifiutare elemosina e aiuti da chi sia legato all’esecutivo. Per un
buddista, l’elemosina è un importante dovere spirituale. Il suo rifiuto è segno di
riprovazione morale.
- In Nepal, gli ex-ribelli maoisti hanno annunciato di
aver lasciato il governo ad interim dopo il mancato accordo con il primo ministro
sull’abolizione della monarchia nel Paese asiatico. La mossa è un duro colpo all’accordo
di pace dello scorso anno, con il quale gli ex-ribelli hanno messo fino a un decennio
di rivolta. I maoisti chiedono che il Nepal venga dichiarato una Repubblica in vista
del voto del prossimo 22 novembre. Il nuovo governo ha già tolto alla monarchia quasi
tutti i suoi poteri, compreso il controllo sull’esercito. Secondo i maoisti, i sostenitori
del re Gyanendra stiano cercando di sabotare le elezioni.
- La Francia non
sta preparando alcun piano militare contro l’Iran. Ad assicurarlo stamani è il ministro
della Difesa di Parigi, Hervé Morin, dopo le dichiarazioni del collega degli Esteri
Bernard Kouchner, che domenica aveva invitato il mondo a prepararsi a una guerra contro
Teheran. In Iran, intanto, il portavoce del governo ha detto che l’esecutivo della
Repubblica islamica non “prende sul serio le dichiarazioni di Kouchner”, ma le considera
“un segno di dilettantismo sulla scena politica”.
- Ancora una giornata di
sangue in Iraq. Due soldati americani sono rimasti uccisi nelle ultime ore in combattimenti
a Baghdad e in un incidente stradale nella provincia di Niniwe. Intanto, l'ambasciata
statunitense ha sospeso gli spostamenti via terra del proprio personale, per il rischio
accresciuto di attacchi, dopo la sparatoria, costata la vita ad 11 militari, che ha
coinvolto domenica un convoglio del dipartimento di Stato.
- La Federal Reserve,
la Banca centrale degli Stati Uniti, ha tagliato dello 0,50 per cento i tassi base
d'interesse bancari americani portandoli al 4,75 per cento. L’istituto di Ben Bernanke
ha anche annunciato un taglio di mezzo punto del tasso di sconto, che passa dal 5,75
per cento al 5,25 per cento. Rimbalzo immediato pure dell’euro. Ma quali potrebbero
essere le conseguenze più immediate di una moneta unica europea così forte? Stefano
Leszczynski lo ha chiesto all’economista Alberto Quadrio Curzio:
R.
- Io credo che la forza dell’euro, dal punto di vista dell’economia reale, potrà determinare
un modesto rallentamento della crescita europea, in quanto le esportazioni ne risentiranno.
Tuttavia, il contrappeso potrebbe essere - anzi sarà - il fatto che il petrolio, in
questo momento in forte aumento anche a seguito della svalutazione del dollaro, non
avrà un’incidenza così pesante sul potere d’acquisto dei cittadini europei.
D.
- Tra le incertezze, c’è sicuramente quella dell’inflazione. Secondo lei, la Banca
centrale europea (BCE) potrebbe tagliare anch’essa i tassi, viste le difficoltà poi
collegate ai mutui?
R. - Il percorso disegnato era
quello di un graduale aumento, fatto per contenere l’inflazione e fatto anche per
evitare che gli eccessi di denaro a buon mercato potessero determinare un’espansione
del credito pericolosa. A questo punto, è probabile che la BCE non tocchi i tassi
per un certo periodo e credo che così facendo farà la scelta giusta.
D.
- Lei accennava prima alla questione del petrolio. Questa forza dell’euro non potrebbe
un giorno indurre i produttori a decidere di cambiare la moneta di riferimento, dal
dollaro all’euro appunto? R. - La questione euro-dollaro è una
questione che si va prefigurando su un arco temporale decennale come una delle questioni
cruciali della finanza e dell’economia mondiale. Perché se l’euro diventa una valuta
concorrente in modo definitivo al dollaro sui mercati finanziari e reali, nel senso
della fissazione dei prezzi mondiali, cambia lo scenario dell’economia mondiale.
-
Il presidente della Commissione europea, Manuel Barroso, il commissario all’Energia,
Andris Piebalgs, e quello alla Concorrenza, Neelie Kroes, hanno presentato a Bruxelles
il terzo pacchetto con cui l’Unione Europea si muoverà in tema di energia. Ascoltiamo
il servizio di Fausta Speranza, che ha seguito la conferenza stampa dalla sede
della rappresentanza della Commissione europea a Roma:
Due gli
obiettivi di fondo chiariti in conferenza stampa: maggiore concorrenza del mercato
elettrico e di quello del gas, maggiore sicurezza di approviggionamenti contro i rischi
di black-out. In tema di concorrenza, sappiamo che a Francia e Germania e altri Paesi
non piace tanto la prevista netta separazione a livello di proprietari tra fornitura,
trasmissione e distribuzione di energia, “ma è un punto forte del pacchetto” ha ribadito
il presidente Barroso, sottolineando che il consumatore deve poter scegliere di più
e, dunque, pagare meno. Ma c’è poi un altro punto in primo piano: proteggere il mercato
energetico europeo, aprendo solo ai Paesi extra Unione, che non applicano restrizione
all’ingresso di aziende europee, in sostanza reciprocità. E’ chiaro il riferimento
alla Russia e al gigante energetico Gazprom, ma non è stata nominata in conferenza
stampa. Barroso, però, ha recentemente chiesto a Putin perché una grande compagnia
russa possa acquistare un’azienda dell’Unione Europea e non sia invece possibile il
contrario. In tema di energia, inoltre, l’Unione Europea punta a portare al 20 per
cento la quota di energia rinnovabile. “E altre proposte arriveranno”, ha detto Barroso
in relazione alla ricerca energetica e al risparmio energetico. In definitiva, a sottolineare
l’importanza di tutta la questione c’è la previsione dell’Istituto di Studi e Analisi
Economica. In assenza di misure specifiche sull’energia, il livello di dipendenza
dell’Europa, oggi intorno al 50 per cento, salirà nel 2030 al 70 per cento. E poi
ci sono gli episodi di grandi black-out, le recenti crisi geopolitiche del gas, nonché,
per l’Italia, il recentissimo allarme dell’Enel su un possibile inverno freddo. (Dalla
sede della Rappresentanza della Commissione Europea, Fausta Speranza, Radio Vaticana)
-
In Mali, un gruppo di ribelli tuareg, responsabili da settimane di diversi episodi
di violenze nel nord del Paese, ha annunciato un cessate il fuoco e l’imminente liberazione
di diversi ostaggi. L’esercito del Mali, obiettivo di numerosi attacchi da parte dei
ribelli, ha confermato di aver ricevuto segnali di distensione. Gli scontri sono iniziati
lo scorso 31 agosto, quando sono state sequestrate oltre 50 persone, tra cui alcuni
militari. Attualmente, sono più di 20 le persone ancora nelle mani dei sequestratori.
Al rapimento è seguita la rottura della tregua raggiunta con gli accordi di pace firmati
ad Algeri nel 2006. Il governo ha accusato il gruppo di ribelli tuareg di voler controllare
zone settentrionali del Paese per ricavare profitti dal traffico di droga. I ribelli
sostengono, invece, di aver ripreso le armi perché gli accordi di pace non sono stati
rispettati.
- In Cina, il tifone Wipha ha raggiunto zone orientali del Paese,
provocando l‘interruzione dell’energia elettrica e dell’acqua corrente in decine di
migliaia di case. Fortunatamente, il tifone, ritenuto fino a ieri uno dei potenzialmente
più distruttivi, ha perso di intensità ed è stato declassato a tempesta tropicale.
Prima dell’arrivo di Wipha, oltre due milioni di persone hanno lasciato le loro case
nelle province di Fujian, Zhejiang e Shanghai. Il suo passaggio ha provocato, finora,
la morte di almeno 3 persone. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco) Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 262 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.