2007-09-18 14:28:57

Il bilancio del viaggio in Polonia del cardinale Bertone, culminato con la Beatificazione di padre Stanislao Papczynski. Intervista con il segretario di Stato


Una visita lunga, costellata di momenti di forte riflessione spirituale e di incontri con i rappresentanti della comunità civile. Ma il viaggio appena concluso in Polonia dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha avuto il suo culmine nella Beatificazione di padre Stanislao Papczynski, fondatore dei Padri Mariani. Al microfono di Giovanni Peduto, il cardinale Bertone traccia un bilancio del suo viaggio, a partire dalla ricchezza apportata dal nuovo Beato della Chiesa polacca:RealAudioMP3


R. - Il Beato Stanislaw Papczynski appartiene all’inizio del ‘700 e, quindi, 300 anni fa è stato una figura incisiva e pastoralmente efficace nelle Chiese della Polonia e della Lituania. Ha arricchito la storia della Chiesa in Europa, non solo in Polonia, con la fondazione di una Congregazione religiosa di Padri e fratelli Mariani, che hanno come caratteristica la devozione alla Madonna, naturalmente, e la preghiera per le anime del Purgatorio. Quindi, ha affrontato con molta serietà il problema della morte. Adesso, per esempio, io ho dato il via ad un Centro per malati terminali, proprio vicino al grande santuario della Madonna di Lichen. La Madonna di Lichen è il faro che ha ispirato il fondatore, che ispira i Padri e i fratelli Mariani. E poi, è stato un grande evangelizzatore: un evangelizzatore del popolo, un apostolo della Parola, non solo con la parola, ma anche con gli scritti. E quindi anche dal punto di vista della sostanza, della comunicazione di una solida formazione teologica, teologicamente impregnata, non solo di dottrina della Chiesa, ma anche di senso di appartenenza alla Chiesa. Sono tutti valori che sono di un’estrema attualità anche nel nostro tempo.

 
D. - La Chiesa polacca continua ad essere una grande fucina di Santi e di Beati. Negli ultimi decenni ne abbiamo visti parecchi arrivare all’onore degli altari...

 
R. - Sì, anche la famosa Edith Stein è nata e vissuta nelle terre della grande Polonia, a Breslavia. Pensiamo a San Massimiliano Kolbe, a tutti i martiri del nazismo e del comunismo ed io sono disceso nel santuario di Lichen, nella cappella dei 108 martiri del nazismo. Pensiamo adesso alla grande figura che si è stagliata sulla scena del mondo, che è il nostro Papa Giovanni Paolo II, di cui tutti aspettano la Beatificazione. Il dono dei Santi nel nostro tempo e il dono dei Santi nella Polonia e in tante altre nazioni - pensiamo agli Stati Uniti, al Perù, alla Repubblica Ceca dai tempi dei Santi Cirillo e Metodio - è un grande dono che Dio continua a fare all’umanità nella sua evoluzione, nel suo sviluppo. Accende delle scintille di intensa umanità e di profonda comunione con Dio, in modo che gli uomini non abbandonino mai il progetto di Dio, Sommo Creatore e Padre.

 
D. - Eminenza, uno dei fili conduttori del suo viaggio è stato quello della spiritualità mariana. Nel corso dei secoli, la Polonia è stata sempre molto devota alla Vergine: ancora oggi è così?

 
R. - La Polonia non gode solo del famosissimo Santuario di Jasna Gora, il Santuario di Czestochowa, ma è punteggiata, in tutto il suo territorio, di grandi e bei santuari mariani. Uno dei più belli e più grandiosi è proprio quello del Santuario della Madonna di Lichen, che ha avuto origine dalla battaglia di Lipsia, quindi da un evento che ha portato in Europa il vento napoleonico, quasi il furore napoleonico, che è stato poi superato e vinto da queste grandi nazioni con la loro profonda fede cristiana. La devozione mariana è il segno della maternità, della tenerezza di Dio, che si manifesta attraverso la presenza di Maria accanto o nel cuore del popolo di Dio. La Madonna ha accompagnato tutta la storia tormentata e drammatica del popolo polacco. Non ha mai abbandonato questo popolo, che è rimasto così fedele alla Chiesa, alla fede, e così fedele alla Madonna. Noi crediamo che la Polonia abbia ancora una missione da compiere nel mondo di oggi, soprattutto nell’Europa di oggi.

 
D. - Il suo intervento al Convegno di Cracovia sul ruolo della Chiesa cattolica nel processo della integrazione europea è stato un altro dei momenti salienti del suo soggiorno in Polonia. Che accoglienza hanno avuto le sue parole su questo tema?

 
R. - Io ho fatto un discorso molto articolato proprio sull’importanza, sul valore del fattore religioso e dell’azione della Chiesa cattolica nella costruzione dell’Europa e in proiezione, in prospettiva anche, del consolidamento della nuova Europa. Le mie parole sono state accolte molto positivamente da tutti i partecipanti al Convegno di questa settima conferenza. Hanno partecipato molti esponenti politici europei, di diverse nazioni, a cominciare dalla Germania, per fare un esempio, e da nazioni vicine, come la Polonia. Devo dire che ho detto delle parole forti sull’importanza di difendere l’identità cristiana dell’Europa e di offrire, non imporre, questo contributo, ma offrirlo proprio perché sia fermento per la costruzione della nuova Europa, tenendo presente che i grandi valori della giustizia, della legalità, della moralità, del dialogo interreligioso sono valori autenticamente cristiani, valori da non obliterare, pena la decadenza e il declino dell’Europa. Il Papa ha parlato anche dell’inverno dell’Europa: si vuole allontanare Dio o ci si vuole allontanare da Dio, come fondamento, come ispirazione del proprio progetto di vita. Bisogna recuperare tutto questo. Certamente, la Polonia è una nazione profondamente cristiana, basta vedere le folle: al momento della Beatificazione c’erano forse 80, 100 mila persone nella grande piazza antistante il Santuario di Lichen. Ho incontrato molte comunità vive, chiese vive. Ho concluso la mia visita a Varsavia, presso la basilica del Sacro Cuore, dove operano i salesiani - sono lì, infatti, da 75 anni - e uniscono insieme, secondo il carisma di don Bosco, una grande devozione alla Madonna, che è ispiratrice del carisma salesiano, e una grande devozione al Sacro Cuore, ricordando quello che diceva don Bosco che “l’educazione è una cosa del cuore”. Quindi, bisogna avere un cuore aperto ai giovani, ai ragazzi, alle necessità del nostro tempo, alle persone più bisognose. Un cuore capace di amare, di aiutare e di realizzare i progetti con una carità operosa.







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