In Grecia, il primo ministro conservatore, Costas Karamanlis, ha proclamato nella
notte la vittoria con il 41,8 per cento di consensi del suo partito "Nuova Democrazia"
alle elezioni politiche svoltesi ieri. Segue lo schieramento socialista Pasok, con
il 38,1 delle preferenze. Sull’esito di queste elezioni ascoltiamo, al microfono di
Gabriella Ceraso, l’inviato speciale e editorialista del Corriere della Sera, Antonio
Ferrari:00:01:35:59
R. - Sintetizzando, si può affermare: si può
perdere anche vincendo. Karamanlis, che aveva voluto queste elezioni anticipate contando
di vincerle anche con una certa facilità, ha dovuto affrontare l’emergenza degli incendi
che hanno ribaltato tutto. E’ vero che alle elezioni il suo schieramento si conferma
come primo partito. Ma se andiamo a vedere le percentuali, rispetto alle scorse elezioni,
sono più basse sia per Nuova Democrazia sia per il “Pasok”. Significa che è una vittoria
in discesa e non in crescita.
D. - Un altro aspetto che emerge è l’ingresso
dell’estrema destra in Parlamento. Questo cosa potrebbe comportare?
R. - E’
una grossa novità, perché questo partito di estrema destra è un partito fortemente
nazionalista, in un Paese già è pervaso da un certo nazionalismo, che in qualche modo
si era cercato di emarginare. Gli incendi di agosto e la devastazione che hanno portato,
la stanchezza nei confronti dei partiti tradizionali, le accuse di inefficienza, l’avanzare
anche in Grecia di una certa forma di anti-politica, ha portato appunto a concentrare
il voto di protesta verso chi è fuori dal potere. Il fatto che in Parlamento entrino
i nazionalisti può essere anche un elemento di preoccupazione.
D. – Quali le
priorità per questo nuovo Parlamento, soprattutto dopo gli incendi estivi?
R.
- Bisognerà vedere innanzitutto com’è la geografia dei seggi. Io credo che con questi
numeri la possibilità di fare un governo ci sarà.