Crescono i timori di un intervento militare contro l’Iran - In Grecia, il centrodestra
resta al potere senza una vittoria elettorale netta
Si apre oggi, a Vienna, la 51.ma Conferenza generale dell'Agenzia internazionale dell’energia
atomica (AIEA), incentrata sul programma nucleare iraniano. La nuova sessione di lavoro
si apre poco dopo inquietanti dichiarazioni: il ministro degli Esteri francese, Bernard
Kouchner, ha detto infatti che “dobbiamo prepararci al peggio”. “Prepararsi al peggio
- ha precisato il ministro - vuol dire prepararsi alla guerra”. Negli Stati Uniti,
poi, il capo del Pentagono, Robert Gates, ha ribadito che “tutte le opzioni sono possibili”.
Sulla spinosa questione nucleare iraniana, ascoltiamo al microfono di Stefano Leszczynski,
il docente di relazioni internazionali alla Cattolica di Milano, Alessandro Colombo. R.
- La situazione è pericolosa, come è ovvio, da diversi mesi. Credo che diventi a maggior
ragione pericolosa quanto più si infittisce il labirinto iracheno. L’impressione,
con tutta franchezza, è che alcuni Paesi - in modo particolare gli Stati Uniti - abbiano
la tentazione di aprire la partita iraniana per rilanciare sulla partita fallita in
Iraq. D. - Questa situazione si viene a creare proprio mentre
l’AIEA si riunisce e viene accusata di essere troppo debole nei confronti dell’Iran
...
R. - E’ molto difficile giudicare l’operato dell’AIEA
specificamente. Diciamo che questa tensione ricorda quanto in realtà fosse poco eccezionale
lo strappo avvenuto all’epoca della guerra contro l’Iraq nel 2003. E non fu, quella,
un’occasione eccezionale: c’è una crisi del tessuto multilaterale istituzionale della
convivenza internazionale. Tutte le istituzioni internazionali e tutte le istituzioni
multilaterali oggi faticano a trattenere la posizione degli Stati principali.
D.
- Questa volta, l’Unione Europea stessa potrebbe essere chiamata in ballo: Francia
e Germania premono per nuove sanzioni. Sembra che si stia delineando una nuova linea
anche all’interno dell’Unione Europea...
R. - Questo
è possibile. Bisognerà vedere con il procedere anche del conflitto diplomatico, visto
che è presumibile che non tutti i Paesi, compresi alcuni Paesi importanti, assumano
una posizione così rigida come quella che è stata paventata ieri dal ministro degli
Esteri francese. Qualora il conflitto con l’Iran dovesse diventare anche un conflitto
diplomatico con la Russia e la Cina, è possibile che le posizioni anche all’interno
dell’Unione Europea si confondano nuovamente.
D.
- La guerra è una cosa seria. Eppure, sembra che se ne parli con troppa leggerezza
negli ambienti “che contano” della politica internazionale: come mai?
R.
- Guardi, io voglio essere molto esplicito. Mi occupo di una disciplina - le relazioni
internazionali - nelle quali la principale domanda teorica da alcuni anni a questa
parte è: perché le democrazie non si fanno la guerra tra di loro? Io credo che una
buona domanda a questo punto sarebbe: perché le democrazie fanno la guerra così spesso
agli altri? - Resta intricata anche la questione nucleare nordcoreana: la Cina
ha informato oggi la Corea del Nord che la ripresa dei negoziati a sei sulla disattivazione
del programma nucleare nordcoreano è rinviata. Lo ha annunciato una fonte ufficiale
cinese. I negoziati si sarebbero dovuti tenere mercoledì a Pechino. La Cina non ha
fornito una nuova data per l’inizio delle discussioni.
- Il sud dell’Afghanistan
continua ad essere teatro di violenze: almeno quattro agenti della polizia afghana
e quattro civili sono rimasti uccisi in seguito ad un attentato suicida compiuto nel
distretto di Nadali, nella turbolenta provincia di Helmand.
- In Pakistan,
il presidente, Pervez Musharraf, ha dichiarato di essere pronto a lasciare la guida
dell’esercito prima della scadenza del suo mandato, prevista per il 15 novembre. Se
Musharraf vincerà le elezioni presidenziali, non ancora fissate ma da tenersi entro
il 15 ottobre, assumerà da civile la carica di presidente. Si tratta del primo passo
verso la riconciliazione con l'ex premier Benazir Bhutto, attualmente in esilio. Il
rientro in Pakistan della Bhutto è previsto per il 18 ottobre.
- Si aggrava
il bilancio dell’incidente aereo avvenuto ieri a Phuket, in Thailandia: è salito a
91 il numero dei morti, dei quali 55 stranieri. A bordo c’erano 123 passeggeri e 7
membri dell’equipaggio. Secondo le prime ricostruzioni, l’aereo della compagnia thailandese
"One two go" si sarebbe spezzato nell’atterraggio in più parti prendendo fuoco. Sono
state ritrovate le scatole nere ed è stata avviata l’inchiesta.
- Continua
la sfiducia dei clienti verso la banca Northern Rock: il titolo dell’istituto di credito
britannico, quinto erogatore di mutui del Regno Unito, ha perso circa il 30 per cento.
La vulnerabilità finanziaria dell’istituto è stata scatenata dalla recente crisi dei
mutui americani. I correntisti, non rassicurati dalle autorità che hanno garantito
la tenuta dell'istituto, hanno intanto nuovamente preso d'assalto le filiali per ritirare
i propri risparmi. Una situazione preoccupante che ha spinto il ministro delle Finanze
britanniche, Alistair Darling, a lanciare un nuovo appello alla calma. Il ministro
ha anche assicurato che un intervento della Banca centrale per liquidare i conti di
chi vorrà.
- In Sierra Leone il nuovo presidente è Ernest Koroma, capo dell'opposizione.
Lo ha stabilito la commissione elettorale nazionale. Koroma ha vinto con il 54,6 per
cento dei voti il ballottaggio con il vicepresidente uscente, Solomon Berewa, che
ha ottenuto il 45,4 delle preferenze. Il ballottaggio si è tenuto lo scorso 8 settembre.
"Nonostante il recente passato fatto di guerre e violenze - ha detto all'Agenzia Fides
il missionario Saveriano, padre Gerardo Caglioni - la popolazione accoglierà il risultato
delle urne in modo pacifico”.
- In Grecia, il primo ministro conservatore,
Costas Karamanlis, ha proclamato nella notte la vittoria con il 41,8 per cento di
consensi del suo partito "Nuova Democrazia" alle elezioni politiche svoltesi ieri.
Segue lo schieramento socialista Pasok, con il 38,1 delle preferenze. Sull’esito di
queste elezioni ascoltiamo, al microfono di Gabriella Ceraso, l’inviato speciale
e editorialista del Corriere della Sera, Antonio Ferrari:
R. -
Sintetizzando, si può affermare: si può perdere anche vincendo. Karamanlis, che aveva
voluto queste elezioni anticipate contando di vincerle anche con una certa facilità,
ha dovuto affrontare l’emergenza degli incendi che hanno ribaltato tutto. E’ vero
che alle elezioni il suo schieramento si conferma come primo partito. Ma se andiamo
a vedere le percentuali, rispetto alle scorse elezioni, sono più basse sia per Nuova
Democrazia sia per il “Pasok”. Significa che è una vittoria in discesa e non in crescita.
D.
- Un altro aspetto che emerge è l’ingresso dell’estrema destra in Parlamento. Questo
cosa potrebbe comportare?
R. - E’ una grossa novità,
perché questo partito di estrema destra è un partito fortemente nazionalista, in un
Paese già è pervaso da un certo nazionalismo, che in qualche modo si era cercato di
emarginare. Gli incendi di agosto e la devastazione che hanno portato, la stanchezza
nei confronti dei partiti tradizionali, le accuse di inefficienza, l’avanzare anche
in Grecia di una certa forma di anti-politica, ha portato appunto a concentrare il
voto di protesta verso chi è fuori dal potere. Il fatto che in Parlamento entrino
i nazionalisti può essere anche un elemento di preoccupazione. D.
– Quali le priorità per questo nuovo Parlamento, soprattutto dopo gli incendi estivi?
R.
- Bisognerà vedere innanzitutto com’è la geografia dei seggi. Io credo che con questi
numeri la possibilità di fare un governo ci sarà.
- Negli Stati Uniti,
il presidente George W. Bush, proporrà il giudice federale, Michael Mukasey, come
successore del dimissionario ministro della Giustizia, Alberto Gonzales. Lo afferma
il Washington Post che cita fonti informate. Il capo della Casa Bianca dovrebbe annunciare
in giornata la sua decisione. La nomina del nuovo guardasigilli dovrà essere approvata
dal Senato, controllato dalla maggioranza democratica. (Panoramica internazionale
a cura di Amedeo Lomonaco) Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 260 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.