Bush annuncia un primo ritiro dall'Iraq. Democratici insoddisfatti
“Ritiro di 5700 soldati entro dicembre prossimo, ma la presenza americana in Iraq
durerà ancora a lungo, anche oltre la mia presidenza”. Questo, in sintesi, il contenuto
dell’atteso messaggio alla Nazione del presidente degli Stati Uniti Bush sulla futura
strategia da adottare ne Paese del Golfo. Il capo della Casa Bianca adotta, dunque,
il piano, già anticipato nei giorni scorsi dal generale Petraeus, comandante delle
truppe multinazionali in Iraq, ma non riceve ancora l’approvazione dell’opposizione
democratica. Ce ne parla, da New York, Elena Molinari:
Lotta al terrorismo
internazionale, sicurezza interna e normalizzazione della situazione politica in Iraq.
Questi, dunque, i tre punti strategici delineati dal discorso di Bush. Ma ascoltiamo
il commento di Guido Olimpio, esperto di terrorismo e politica internazionale del
Corriere della Sera. L’intervista è di Salvatore Sabatino:00:01:39:98
R.
- Bush chiaramente dà un’indicazione, e cioè che la presenza americana continuerà
oltre la sua presidenza, a prescindere da quella che sarà la situazione irachena.
Il secondo punto è che ritengo che sia anche una presenza mirata ad altri Paesi dell’area,
e quindi mi riferisco sia ad un controllo verso la Siria, ma soprattutto per un controllo
verso l’Iran.
D. - Bush ha fatto leva sul timore americano su nuovi attacchi
dopo gli ultimi video di Osama Bin Laden. Secondo te, è una strategia giusta?
R.
- Parziale, perché lui sta tentando, ormai nell’ultimo anno, di dire che la guerra
in Iraq è la guerra contro al Qaeda e che bisogna essere lì perché bisogna combattere
al Qaeda. Al tempo stesso, Bin Laden e anche altri rappresentanti dell’amministrazione
denunciano i pericoli di attacchi e quindi vogliono presentare un quadro per cui bisogna
mantenere le truppe per impedire nuovi attentati. E’ un tentativo di giustificare
certi errori e probabilmente di giustificare anche successive manovre nella regione.
D.
- I Democratici hanno criticato fortemente il discorso di Bush. Queste tensioni politiche
interne non rischiano di dare punti al terrorismo?
R. - Certamente, danno punti
al terrorismo e più che altro direi che è abbastanza interessante vedere come l’intervento
in video del presunto Osama, qualche giorno fa, ben si leghi a queste diatribe e anche
nelle polemiche politiche. E’ chiaro che gli estremisti, i terroristi sfruttano molto
bene queste tensioni. Tensioni che, peraltro, sono normali in un Paese democratico,
ma non c’è dubbio che per i terroristi è manna dal cielo!
Intanto sul terreno
proseguono le violenze in Iraq. Un importante leader di una coalizione sunnita, vicino
agli Stati Uniti nel contrastare la guerriglia, è stato ucciso con un autobomba. L’episodio
è avvenuto ieri a Ramadi, capoluogo della provincia occidentale di Anbar. L’uomo la
settimana scorsa aveva incontrato il presidente Bush durante la sua breve visita nel
Paese del Golfo.