La desertificazione minaccia la vita di 50 milioni di persone nella zona del Sahel.
E’ l’allarme lanciato dal presidente della Mauritania
“Investire nella lotta contro la desertificazione nelle zone aride” è il tema in discussione
all’annuale riunione del Comitato interstatale di lotta contro la desertificazione
(Cilss), nato nel settembre 1973 e fondato da 9 Stati membri. Nel corso del vertice,
il presidente mauritano, Sidi Mohamed Ould Cheikh Abdellahi, ha parlato della minaccia
per la sopravvivenza di 50 milioni di persone nella zona del Sahel, che va dal Ciad
al Capo Verde, visto il preoccupante avanzamento del deserto. Il presidente ha poi
aggiunto che il “95% delle popolazioni della regione sfrutta terre vulnerabili alla
desertificazione e fra esse, il 62%, cioè più di 27 milioni, vive al di sotto della
soglia di povertà”. Un allarme condiviso anche dal responsabile del Cliss che, stando
a quanto riporta l’agenzia Misna, ha riferito che il deterioramento delle terre ha
un costo per l’intera regione di quasi 42 milioni di dollari all’anno. A livello sociale
questo significa che la desertificazione genera insicurezza, conflitti e “l'emigrazione
di giovani verso orizzonti ipotetici a rischio delle loro vite”. Di desertificazione
si sta parlando anche a Madrid dove si è aperta in questi giorni l’VIII conferenza
dell’ONU sul fenomeno. Sono sette le priorità indicate dalla società civile africana
tra queste l’attenzione alla pastorizia, alla riforestazione e allo sfruttamento delle
miniere. Nei diversi interventi si è chiesta più cooperazione tra gli Stati e le organizzazioni
che lavorano sul territorio, più attenzione alla pastorizia, spesso accusata di contribuire
all’impoverimento dei campi. E’ stata inoltre avanzata la richiesta di studi appropriati
sull’ impatto ambientale ma soprattutto più cura per la situazione di ineguaglianza
tra Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo. Nell’ambito del meeting di Madrid
non sono mancate le accuse all’Unione Europea considerata “attenta esclusivamente
ai propri interessi”. (B.C.)