Intervista con padre Ermanno Toniolo sulla mmemora liturgica dell'Addolorata
Il 15 settembre, all’indomani della festa della Esaltazione della Santa Croce, la
Chiesa fa memoria della Beata Vergine sotto il titolo di Addolorata. Qual è il significato
di questa festività liturgica e perché proprio al 15 settembre? Giovanni Peduto lo
ha chiesto a padre Ermanno Toniolo, ordinario di mariologia presso la Pontificia Facoltà
Teologica ‘Marianum’:
R. – Venerare Maria sotto il titolo di Addolorata significa
venerare la persona di Maria, in quanto Madre del Redentore e Madre dei redenti. Il
suo cammino, quindi, di amore, di ubbidienza, di fedeltà, di dolore per poter portare
alla pienezza innanzitutto la filiazione del Figlio, il quale, dopo aver consumato
l’oblazione di sé sulla croce è stato costituito per sempre principio di vita per
tutti, in cielo, alla destra del Padre. Per generare per così dire il Figlio nell’ultima
generazione, quella della sua resurrezione di gloria, dopo aver passato insieme con
lei, e lei con lui, il calvario e perciò l’abisso della passione. E per generare noi
tutti alla vita, perché dice un antico prefatio: “I dolori a lei ignoti nel dare alla
luce il figlio unigenito li sofferse gravissimi per farci rinascere a te”. Il perchè
del 15 settembre: è all’ombra dell’Esaltazione della Croce del 14 settembre. Noi,
il giorno 14 celebriamo l’Esaltazione della Croce, non la croce del Venerdì Santo,
ma il significato profondo, salvifico che ha la croce del Cristo, che è l’ultima manifestazione
della misericordia dell’amore di Dio, che è la fonte inesauribile di ogni grazia e
di ogni perdono, che è dunque la speranza del mondo oggi e la gloria del futuro. All’ombra
di questa Esaltazione della Croce ecco la Vergine, perché accanto alla Croce sta la
Madre. Il 15 settembre non è memoria di un dolore, è memoria di un dolore che opera
salvezza.
D. – Padre Ermanno, la Vergine Addolorata è anche la Vergine consolatrice.
Maria è vicina ai dolori di tutti, Maria ci insegna a portare la nostra croce assieme
a Gesù, non le pare?
R. – La Vergine è certissimamente colei che conosce il
patire e conosce anche il valore della sofferenza umana. Perciò è accanto a tutti
e a ciascuno, perché ha sperimentato fino in fondo la misericordia di Dio attraverso
il dolore e ha compartecipato con il suo dolore all’effondersi – dice Giovanni Paolo
II – di questa misericordia su tutti. Perchè la Madre di tutti Gesù ce l’ha donata
come Madre, per testamento. E, dunque, non può non far sue tutte le sofferenze di
ciascuno e di tutti i suoi figli, nel peregrinare di questo nostro esilio verso la
patria. Perciò tutti i dolori si rifrangono nel dolore della Madre. Diceva Paul Claudel
un giorno ad una donna che con i suoi bambini, tribolando andava mendicando: “Vai
o donna, vai là all’altare di Colei che sa cos’è il dolore. Parla a lei, che sa cosa
vuol dire soffrire. Lei ti consolerà. Lei ti dirà la vera risposta e ti darà sul serio
il senso della tua esistenza tribolata”. E’ l’Addolorata che sostiene, che consola,
che conforta, che dà coraggio al nostro soffrire, che dà senso alla nostra vita.
D.
– Padre Ermanno, che significano le lacrime di Maria? Pensiamo a quanto accaduto a
Siracusa e altrove...
R. – Io penso che la passione di Cristo, come ci dice
San Paolo, come ci ricorda Sant’Agsotino, dura per quanto durano i secoli, perché
Cristo è capo e corpo. L’accumularsi delle gravi calamità, e non solo, anche delle
gravi responsabilità dell’umanità, queste violenze, questi terrorismi, questi odi,
queste guerre, queste oppressioni, questo mondo dominato dal male e dall’odio, grava
sul cuore della Madre. E’ la sua famiglia. E’ la Madre dei perseguitati e dei persecutori,
degli oppressi e degli oppressori e soprattutto è la Madre che porta il peso del peccato
del mondo insieme con il Figlio e le sue lacrime sono lacrime che vorrebbero in un
certo qual modo impetrare davanti a Dio il perdono e sollecitare dal nostro cuore
una collaborazione con Lei per ottenere per tutti, attraverso anche il nostro piccolo
patire, perdono e misericordia sulla faccia della terra e sulla famiglia umana.
D.
– Padre Ermanno, Dio è buono, è infinita bontà, eppure resta grande il mistero del
dolore. Possiamo riuscire in un certo modo a capirlo con la Vergine Addolorata?
R.
– Io penso che il dolore non sarà mai capito quaggiù e forse neanche lassù. E’ un
mistero di Dio il perché abbia voluto redimere il mondo e perdonare il peccato attraverso
il dolore e la sofferenza. Guardiamo Gesù, alla sua tremenda passione, dove senza
parlare ha portato il peso delle barbarie che hanno infierito contro di Lui e guardiamo
la Vergine che nel silenzio assoluto è stata con lui, offrendolo con il suo sacrificio,
offrendolo con i suoi diritti di madre, con il sì d’amore al Padre, offrendosi con
lui. E allora il significato del dolore prende consistenza proprio alla luce del Cristo
e della Vergine, la donna del dolore ma del dolore ablativo per generare il mondo
a Dio e rigenerarci alla vita.