La morte di mons. John Han Dingiang. Il 68.enne vescovo cinese da due anni era in
isolamento
Il vescovo cattolico cinese, mons. John Han Dingiang, presule della diocesi di Yongnian,
nella provincia dell’Hebei, è morto domenica scorsa all’eta di 68 anni, mentre si
trovava in un luogo segreto sotto il controllo delle forze dell’ordine. Il vescovo
infatti era segregato dal 2005 in una località sconosciuta: da allora non ha più fatto
ritorno nella sua diocesi, situata in una delle zone con il maggior numero di cattolici,
circa un milione e mezzo. La notizia è stata resa nota solo ieri. Fra i cattolici
locali ha destato stupore il fatto che il suo corpo sia stato cremato a poche ore
dal decesso e seppellito velocemente in un cimitero pubblico la cui ubicazione è stata
tenuta segreta e, come riferisce l’Agenzia AsiaNews, senza i conforti religiosi. Al
momento del decesso il vescovo era attorniato dai suoi familiari, ma la polizia non
ha concesso la presenza di sacerdoti o laici. “Le sue ultime parole sono state per
invocare la preghiera del rosario” hanno riferito alcuni testimoni. La diocesi ufficiale
di Handan (che comprende anche il territorio della diocesi di Yongnian), ha dato indicazione
di celebrare messe in suffragio del presule scomparso. Mons. Han era nato nel 1939;
entrato nel seminario minore di Pechino nel 1952, aveva continuato a studiare anche
dopo la chiusura di tutte le strutture cattoliche da parte del regime comunista. Arrestato
nel 1960 per “attività controrivoluzionaria” e rinchiuso in un campo di rieducazione,
venne rilasciato nel 1979. Ordinato sacerdote nel 1986 è stato nominato vescovo di
Yongnian nell’89. L’avversione del regime contro Mons. Han perché fedele al Papa,
continuò anche in seguito, con l’arresto nel 1999 mentre teneva un ritiro per le suore.
Imprigionato per 4 anni, fu poi messo sotto custodia in una caserma di polizia per
altri 24 mesi; nel settembre del 2005 il sequestro in una località che è rimasta sconosciuta.
Da allora nessuno ha saputo più niente di lui fino alla morte. Per la sua liberazione
AsiaNews aveva lanciato una campagna che aveva trovato appoggio anche nel Parlamento
europeo e presso la Conferenza episcopale statunitense. (A cura di Roberto Piermarini)