2007-09-11 12:10:23

La crisi dello sport al centro del Seminario internazionale promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici


Si è svolto in questi giorni a Roma (dal 7 all'8 settembre) un Seminario internazionale promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici sul ruolo dei cappellani sportivi, sul tema “Sport: una sfida pastorale e educativa”. Una cinquantina i partecipanti, giunti da tutto il mondo. Ma cosa è emerso da questo seminario? Giovanni Peduto lo ha chiesto a mons. Josef Clemens, segretario del dicastero vaticano:RealAudioMP3


R. – La prima cosa che abbiamo constatato sono le enormi chance per la Chiesa, perchè come sappiamo miliardi di persone sono legate al mondo dello sport. Quindi, per la Chiesa è una sfida. In un mondo come quello in cui viviamo oggi, dove mancano molti elementi educativi e anche istituzioni educative, la Chiesa, e il cappellano a nome della Chiesa, ha un ruolo fondamentale e molto importante.

 
D. – Come, a questo proposito, far entrare i valori evangelici in uno sport spesso deformato dagli interessi economici, dal doping, dalla voglia di vincere a tutti i costi?

 
R. – Prima di tutto il cappellano deve guadagnarsi una certa fiducia, tramite la presenza, la condivisione, e non solo nei grandi eventi. Può portare nel mondo sportivo, che è in una grande crisi – e questo non è un segreto – può portare nuovi elementi, elementi che lo sportivo spesso non riconosce più, perchè è preso dal successo, dalla tentazione dei soldi, dalla pubblicità e da altre cose. Quindi, il cappellano ha un ruolo importantissimo, perché introduce in questo mondo degli elementi etici di umanità e di equilibrio.

 
D. – Da questo incontro, eccellenza, sono emersi particolari che l’hanno colpita in maniera speciale?

 
R. – Quello che mi ha colpito molto è che c’è un grande interesse da parte delle grandi istituzioni come il Comitato olimpico e le grandi federazioni. Mi sono meravigliato di questo interesse per la voce della Chiesa. Loro stessi notano che sono in un vicolo cieco e che hanno bisogno di aiuto, di principi etici fondamentali, insomma di un’antropologia equilibrata, che sembra che il mondo dello sport abbia perso.







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