2007-09-11 14:52:12

La Chiesa etiope celebra il Giubileo dell’anno 2000. L’arcivescovo di Addis Abeba: vogliamo essere speranza per il nostro Paese


Oggi l’Etiopia festeggia l’inizio dell’anno 2000 secondo il particolare calendario etiope, basato su antichi calcoli astronomici egizi e sui calendari copto, ebraico e giuliano. La Chiesa etiopica celebra questo Giubileo con diverse liturgie e svariate iniziative in tutte le parrocchie del Paese. Domenica, nella capitale, è prevista una grande celebrazione eucaristica durante la quale sarà esposta la croce benedetta dal Papa a Loreto proprio per il Giubileo etiopico e che durante l’anno raggiungerà tutte le diocesi del Paese. Tiziana Campisi ha chiesto a mons. Berhaneyesus Demerew Souraphiel, arcivescovo di Addis Abeba, quale significato assume la celebrazione del Giubileo per la Chiesa locale:RealAudioMP3


R. - Quest’anno significa molto. Domenica si svolgerà una Messa Solenne, qui, nella cattedrale cattolica di Addis Abeba, con tutti i vescovi dell’Etiopia. Durante la celebrazione riceviamo la croce benedetta dal Papa a Loreto, che poi porteremo in tutte le diocesi, come un segno del fatto che l’Etiopia è un Paese cristiano, antichissimo, e il nostro Signore Gesù Cristo ha sempre protetto questo Paese. Questo millennio è un’occasione speciale per far conoscere l’Etiopia, non come un Paese dove c’è fame, siccità, ma come una Nazione che adesso sta veramente cambiando, attraverso la strada dello sviluppo. E la Chiesa ha un grande ruolo in questo processo volto a mostrare un’immagine diversa dell’Etiopia; la Chiesa vuole far sì che la gente impari a guardare avanti con speranza.

 
D. - Attraverso questo Giubileo quale messaggio vuole dare la Chiesa ai fedeli?

 
R. - Noi vogliamo dire ai cristiani di essere fedeli al loro cristianesimo, di approfondire la loro fede, di viverla personalmente, di condividere la spiritualità etiopica, di offrire ospitalità ai poveri, ai malati, soprattutto ai malati di AIDS, e di essere speranza per questo Paese finora conosciuto come un Paese povero, ma che non è povero spiritualmente. Vogliamo inoltre dire ai nostri fedeli di vivere qui, di non pensare di trasferirsi in Medio Oriente, in Europa, in America, perché anche lì non c’è il paradiso. Deve cambiare la situazione qui, attraverso l’educazione, la sanità, lo sviluppo.

 
D. - Quale realtà vive oggi la Chiesa e verso che cosa si proietta guardando al futuro?

 
R. - Guardando al futuro noi vogliamo e preghiamo per la pace, perché è il fondamento per lo sviluppo, per cambiare le cose, per convivere con i nostri vicini. Noi viviamo in una parte dell’Africa del nord-est dove c’è instabilità politica e vogliamo cambiare questa situazione affinché la gente e le nazioni possano convivere pacificamente: questo condurrà verso soluzioni permanenti. La Chiesa lavora con tutte le organizzazioni cattoliche per questo scopo e noi siamo veramente contenti e orgogliosi di essere parte della Chiesa cattolica universale. Ovunque la Chiesa cattolica è presente fa parte della Chiesa universale.







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