"Siate luci che riflettono il divino tra i fuochi fatui di un mondo che esalta l’effimero":
l'invito del Papa durante i Vespri mariani a Mariazell
In mezzo alla brama di consumo e al culto dell’individualismo presenti nel mondo,
siate testimoni della luce di Cristo, vivendo in povertà, castità e obbedienza. E'
l'invito lanciato da Benedetto XVI ieri pomeriggio durante la liturgia dei Vespri
mariani da lui presieduta nel Santuario di Mariazell, alla presenza del clero diocesano
e dei religiosi. Il servizio del nostro inviato, Alessandro De Carolis.
(musica
d’organo)
Siate luci che riflettono il divino tra
i “fuochi fatui” di un mondo che esalta l’effimero. Poveri in un’epoca di individualismi,
casti mentre si enfatizza il consumo, obbedienti più forti dell’egoismo che non sa
aspettare. Così, secondo Benedetto XVI, sono chiamati a vivere coloro che hanno scelto
di seguire Cristo, donandosi interamente al lui nel sacerdozio o nella consacrazione
religiosa.
(canto)
La
cerimonia dei Vespri nella solennità della Natività di Maria ha suggellato il giorno
spiritualmente più intenso della visita del Pontefice in Austria iniziato al mattino
con la Messa giubilare di Mariazell. La cerimonia è iniziata con il rito della luce.
Benedetto XVI ha ricevuto dalle mani di un pastore protestante una candela accesa
dal cero che recava impressa la sigla della terza Assemblea ecumenica europea, che
si conclude oggi a Sibiu, in Romania. Quindi, nel Santuario stipato di sacerdoti,
religiosi e religiose - fra i quali era presente anche il fratello di Benedetto XVI,
mons. Georg Ratzinger - il Papa ha ricordato che “il centro della missione di Gesù
Cristo e di tutti i cristiani è l’annuncio del Regno di Dio”.
“Voi,
cari sacerdoti, religiosi e religiose - ha detto il Papa - offrite un contributo importante:
in mezzo a tutta la cupidigia, a tutto l’egoismo del non saper aspettare, alla brama
di consumo, in mezzo al culto dell’individualismo noi cerchiamo di vivere un amore
disinteressato per gli uomini”:
“Lasst euer Licht
hineinleuchten in unsere Gesellschaft, ... Fate brillare la vostra
luce nella nostra società, nella politica, nel mondo dell’economia, nel mondo della
cultura e della ricerca. Anche se è solo un piccolo lume in mezzo a tanti fuochi fatui,
esso tuttavia riceve la sua forza e il suo splendore dalla grande Stella del mattino,
il Cristo risorto, la cui luce brilla e non tramonterà mai”. La
partecipazione al suo cammino, ha ribadito Benedetto XVI, “comporta la dimensione
della Croce - con insuccessi, sofferenze, incomprensioni, anzi addirittura disprezzo
e persecuzione - ma anche l’esperienza di una profonda gioia nel suo servizio e l’esperienza
della profonda consolazione derivante dall’incontro con Lui”. Un servizio che ha le
sue colonne spirituali nei consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza, sui
quali il Papa si è soffermato con alcune riflessioni:
“Wer
Christus radikal nachfolgen will, muss auf materielle Habe verzichten. ... Chi
vuol seguire Cristo in modo radicale, deve decisamente rinunciare ai beni materiali.
Deve, però, vivere questa povertà a partire da Cristo, come un diventare interiormente
libero per Dio e per il prossimo. Per tutti i cristiani, ma specialmente per i sacerdoti,
i religiosi e le religiose, per i singoli come pure per le comunità, la questione
della povertà e dei poveri deve essere sempre di nuovo oggetto di un severo esame
di coscienza”. Il Pontefice ha poi sfatato il luogo comune
che tende a dipingere i sacerdoti, i religiosi o le suore come persone lontane dalla
vita e dai problemi del mondo. “Con il voto di castità nel celibato - ha osservato
- non si consacrano all’individualismo o ad una vita isolata, ma promettono solennemente
di porre totalmente e senza riserve al servizio del Regno di Dio gli intensi rapporti
di cui sono capaci e che ricevono come un dono. In questo modo essi stessi diventano
uomini e donne della speranza”. L’obbedienza, infine, ha il modello in Gesù che seppe
abbandonarsi alla volontà di Dio e non alla propria fino al momento culminante della
morte. E anche qui, Benedetto XVI ha spiegato in cosa differisca l’obbedienza cristiana
rispetto ai pregiudizi di un mondo nel quale la parola umiltà si è svuotata di senso:
“Auf
Gott hören und ihm zu gehorchen hat nichts zu tun mit ... Ascoltare
Dio ed obbedirgli non ha niente a che fare con costrizione dall’esterno e perdita
di se stesso. Solo entrando nella volontà di Dio raggiungiamo la nostra vera identità.
La testimonianza di questa esperienza è oggi necessaria al mondo proprio in rapporto
al suo desiderio di ‘autorealizzazione’ e ‘autodeterminazione’”. Il
Papa ha concluso citando un passaggio di un’intensa preghiera di sant’Ignazio di Loyola,
che descrive la totalità della donazione che sperimenta chi è chiamato a consacrarsi
a Dio: “Prendi, Signore, e ricevi tutta la mia libertà, la mia memoria, il mio intelletto
e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo; tu me l’hai dato, a te, Signore,
lo ridono; tutto è tuo, di tutto disponi secondo ogni tua volontà; dammi soltanto
il tuo amore e la tua grazia, e sono ricco abbastanza, né chiedo alcunché d’altro”.
(Da Vienna, Alessandro De Carolis, Radio Vaticana)