2007-09-08 12:03:10

L'Europa non rinunci a se stessa: così il Papa a Vienna ai rappresentanti della diplomazia internazionale. L'aborto non è un diritto umano. La riflessione di Vittorio Possenti


La prima, intensa, giornata del viaggio apostolico in Austria si era conclusa nel tardo pomeriggio di ieri con un importante discorso del Papa ai rappresentanti della diplomazia internazionale. I giornali locali hanno dato stamani grande risalto a questo intervento, sottolineandone in particolare i passaggi sul ruolo dell’Europa, e quelli riguardanti la condanna del Papa dell’eutanasia e dell’aborto. Il servizio del nostro inviato a Vienna, Alessandro De Carolis:RealAudioMP3


L’Europa “non rinunci a se stessa”, non dimentichi il Vangelo che l’ha formata, le idee di libertà, di giustizia e di convivenza solidale scaturite dal giudaismo e dal cristianesimo, e dunque non tradisca la diretta conseguenza di ciò, ovvero l’idea che ogni uomo abbia dei diritti che non possono essere violati. L’Europa che invecchia smetta di uccidere la vita pronta a nascere e vinca la tentazione di sopprimere quella che si spegne dolorosamente, perché se il diritto alla vita è il primo e inalienabile, aborto e eutanasia sono il suo contrario. Ha ruotato attorno a questi concetti fondamentali l’ampio e incisivo discorso che ieri pomeriggio Benedetto XVI ha pronunciato nella residenza del capo dello Stato austriaco, davanti ai rappresentanti della diplomazia internazionale.

 
Dopo un breve saluto protocollare con il presidente, Fischer, e i suoi familiari, davanti al Papa si è parato il sontuoso scenario illuminato a giorno della grande sala dei ricevimenti dell’Hofburg, la residenza imperiale che per oltre 600 anni fu l’emblema degli Asburgo. L’intermezzo di un quartetto d’archi ha introdotto agli interventi del capo dello Stato austriaco e di Benedetto XVI, il quale ha anzitutto espresso, come ieri all’arrivo, la gioia di trovarsi in Austria: Paese, ha riconosciuto, ricco a più livelli - naturalistico, culturale, artistico - che non crede di essere “un’isola felice” e tuttavia, ha affermato il Pontefice, “molto di ciò che possiede lo deve alla fede cristiana”. In modo analogo, allargando il concetto all’Europa, Benedetto XVI ha ribadito con forza:

 
"Europa kann und darf seine christlichen Wurzeln nicht verleugen. …
L’Europa non può e non deve rinnegare le sue radici cristiane. Esse sono una componente dinamica della nostra civiltà per il cammino nel terzo millennio. Il cristianesimo ha profondamente modellato questo Continente (…) La fede ha la sua manifestazione soprattutto nelle innumerevoli persone che essa, nel corso della storia fino ad oggi, ha portato ad una vita di speranza, di amore e di misericordia”.

 
Quello di Benedetto XVI è stato un crescendo di esortazioni, a partire da quella a difesa della vita umana:
 
"Das grundlegende Menschenrecht, die Voraussetzung für alle anderen Rechte, …
Il diritto umano fondamentale, il presupposto per tutti gli altri diritti, è il diritto alla vita stessa. Ciò vale per la vita dal concepimento sino alla sua fine naturale. L’aborto, di conseguenza, non può essere un diritto umano – è il suo contrario".
 
Nel dire questo, ha precisato il Pontefice, “non esprimiamo un interesse specificamente ecclesiale. Ci facciamo piuttosto avvocati di una richiesta profondamente umana e ci sentiamo portavoce dei nascituri che non hanno voce. Non chiudo gli occhi davanti ai problemi e ai conflitti di molte donne e mi rendo conto che la credibilità del nostro discorso dipende anche da quel che la Chiesa stessa fa per venire in aiuto alle donne in difficoltà”. Anche sulla questione dell’eutanasia, il Papa ha invocato un’urgente riforma strutturale in campo sanitario, che contrasti con il ricorso organizzato all’“assistenza palliativa” la deriva di questo preoccupante “aiuto a morire”. E ai governi, inoltre, ha rivolto un invito a orientare in senso etico la globalizzazione, sulla base della “giustizia sociale” e della “liberalità, che sono i pilastri di ciò che si intende per “modello europeo”:
 
"Freilich hat Europa auch schreckliche Irrwege erlebt und elitten. …
Certamente, l’Europa ha vissuto e sofferto anche terribili cammini sbagliati. Ne fanno parte: restringimenti ideologici della filosofia, della scienza ed anche della fede, l’abuso di religione e ragione per scopi imperialistici, la degradazione dell’uomo mediante un materialismo teorico e pratico, ed infine la degenerazione della tolleranza in una indifferenza priva di riferimenti a valori permanenti. Fa però parte delle caratteristiche dell’Europa una capacità di autocritica che, nel vasto panorama delle culture del mondo, la distingue e la qualifica”.
 
Capacità di riconoscere i propri errori e, più ancora, di riconoscere i propri antichi valori di solidarietà: questa la leadership auspicata da Benedetto XVI per l’Europa. Valori che le vengono da un’eredità storica incancellabile. “L’universalismo ugualitario, dal quale sono scaturite le idee di libertà e di convivenza solidale - ha asserito il Papa citando il filosofo Habermas, che non aderisce alla fede cristiana - è un’eredità immediata della giustizia giudaica e dell’etica cristiana dell’amore”. Immutata “nella sostanza, questa eredità è stata sempre di nuovo fatta propria in modo critico e nuovamente interpretata. A ciò fino ad oggi non esiste alternativa”. (Da Vienna, Alessandro De Carolis, Radio Vaticana)
 

 Sui passaggi salienti del discorso di Benedetto XVI al Corpo Diplomatico, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Vittorio Possenti, docente di Filosofia politica all’Università di Venezia, che si sofferma in particolare sulle radici dell’Europa e il suo ruolo nel mondo di oggi: RealAudioMP3


 R. - E’ importante che l’Europa sia consapevole della tradizione di cui è portatrice, e non l’abbandoni e quindi che sia "capace di autocritica", vale a dire quella che può essere nei confronti di una strada che non funziona più, come può essere stata l’autocritica nei confronti del marxismo, del materialismo storico ma può essere anche un’autocritica nei confronti di un sentiero da cui ci si è in parte allontanati. Mi pare che il senso del discorso di Benedetto XVI sia un invito all’Europa a non abbandonare il sentiero della vita, cioè il sentiero delle sue radici ebraico-cristiane.

 
D. – Proprio a proposito di vita, il Papa è tornato sul valore irrinunciabile della persona fin dal suo concepimento: “L’aborto, ha detto, non può essere considerato un diritto umano”...

 
R. – Il rischio che viene elevato dalle pratiche abortive o anche dalle manipolazioni genetiche è un rischio molto serio nei confronti del diritto alla vita. Non si può parlare di un diritto all’aborto, può essere eventualmente una tristissima situazione ma non certamente un diritto.

 
D. – In una parte del discorso, il Papa si è soffermato sul dialogo tra fede e ragione, un tema che potremmo dire tipicamente “ratzingeriano”. Benedetto XVI cita Habermas, un filosofo che non aderisce alla fede cristiana, con il quale l’allora cardinale Ratzinger aveva dialogato...

 
R. – Esiste un passaggio importante perché al di là dell’orizzonte fondamentale della fede, i cristiani come cittadini dell’Europa, devono valorizzare tutte le possibilità di cooperazione, di collaborazione che emergono nell’ambito dei non credenti. Mi pare che la frase di Habermas, citata da Benedetto XVI, dica qualcosa di molto importante cioè che l’eredità cristiana, che riguarda il rispetto e l’amore del prossimo, che riguarda l’importanza della libertà, che riguarda la fondamentalità della giustizia, è qualcosa di cui non possiamo fare a meno, credenti e non credenti. Detto in altri termini, i diritti fondamentali dell’uomo sono retaggio immediato del cristianesimo e molto difficilmente possono mantenersi senza l’animazione del Vangelo.

 
D. – D’altro canto il Papa mette in guardia, anche in questo discorso, da una certa degenerazione della tolleranza in una indifferenza priva di riferimenti e valori permanenti. Sembra tornare il richiamo sulla dittatura del relativismo nell'omelia per la Messa pro eligendo Romano Pontifice...

 
R. – Noi abbiamo di fronte questi due rischi seri: da un lato la posizione relativistica che pone a fondamento della vita democratica una mera convenzione, un consenso variabile tra i cittadini, e dall’altro sta nascendo questa posizione forte che è l’idea che solo la scienza ci dà la verità, solo la scienza conosce e quindi noi dobbiamo seguire sempre e comunque i dettami della scienza. E richiede, questo, un discernimento importante di cui Benedetto XVI ha dato grandi prove e tanto nel discorso a cui faceva riferimento lei, l'omelia per la Messa pro eligendo Romano Pontifice, quanto nel discorso importante di Ratisbona.







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