L'Europa non rinunci a se stessa: così il Papa a Vienna ai rappresentanti della diplomazia
internazionale. L'aborto non è un diritto umano. La riflessione di Vittorio Possenti
La prima, intensa, giornata del viaggio apostolico in Austria si era conclusa nel
tardo pomeriggio di ieri con un importante discorso del Papa ai rappresentanti della
diplomazia internazionale. I giornali locali hanno dato stamani grande risalto a questo
intervento, sottolineandone in particolare i passaggi sul ruolo dell’Europa, e quelli
riguardanti la condanna del Papa dell’eutanasia e dell’aborto. Il servizio del nostro
inviato a Vienna, Alessandro De Carolis:
L’Europa
“non rinunci a se stessa”, non dimentichi il Vangelo che l’ha formata, le idee di
libertà, di giustizia e di convivenza solidale scaturite dal giudaismo e dal cristianesimo,
e dunque non tradisca la diretta conseguenza di ciò, ovvero l’idea che ogni uomo abbia
dei diritti che non possono essere violati. L’Europa che invecchia smetta di uccidere
la vita pronta a nascere e vinca la tentazione di sopprimere quella che si spegne
dolorosamente, perché se il diritto alla vita è il primo e inalienabile, aborto e
eutanasia sono il suo contrario. Ha ruotato attorno a questi concetti fondamentali
l’ampio e incisivo discorso che ieri pomeriggio Benedetto XVI ha pronunciato nella
residenza del capo dello Stato austriaco, davanti ai rappresentanti della diplomazia
internazionale.
Dopo un breve saluto protocollare
con il presidente, Fischer, e i suoi familiari, davanti al Papa si è parato il sontuoso
scenario illuminato a giorno della grande sala dei ricevimenti dell’Hofburg, la residenza
imperiale che per oltre 600 anni fu l’emblema degli Asburgo. L’intermezzo di un quartetto
d’archi ha introdotto agli interventi del capo dello Stato austriaco e di Benedetto
XVI, il quale ha anzitutto espresso, come ieri all’arrivo, la gioia di trovarsi in
Austria: Paese, ha riconosciuto, ricco a più livelli - naturalistico, culturale, artistico
- che non crede di essere “un’isola felice” e tuttavia, ha affermato il Pontefice,
“molto di ciò che possiede lo deve alla fede cristiana”. In modo analogo, allargando
il concetto all’Europa, Benedetto XVI ha ribadito con forza:
"Europa
kann und darf seine christlichen Wurzeln nicht verleugen. … L’Europa
non può e non deve rinnegare le sue radici cristiane. Esse sono una componente dinamica
della nostra civiltà per il cammino nel terzo millennio. Il cristianesimo ha profondamente
modellato questo Continente (…) La fede ha la sua manifestazione soprattutto nelle
innumerevoli persone che essa, nel corso della storia fino ad oggi, ha portato ad
una vita di speranza, di amore e di misericordia”.
Quello
di Benedetto XVI è stato un crescendo di esortazioni, a partire da quella a difesa
della vita umana: "Das grundlegende Menschenrecht,
die Voraussetzung für alle anderen Rechte, … Il diritto umano fondamentale,
il presupposto per tutti gli altri diritti, è il diritto alla vita stessa. Ciò vale
per la vita dal concepimento sino alla sua fine naturale. L’aborto, di conseguenza,
non può essere un diritto umano – è il suo contrario". Nel
dire questo, ha precisato il Pontefice, “non esprimiamo un interesse specificamente
ecclesiale. Ci facciamo piuttosto avvocati di una richiesta profondamente umana e
ci sentiamo portavoce dei nascituri che non hanno voce. Non chiudo gli occhi davanti
ai problemi e ai conflitti di molte donne e mi rendo conto che la credibilità del
nostro discorso dipende anche da quel che la Chiesa stessa fa per venire in aiuto
alle donne in difficoltà”. Anche sulla questione dell’eutanasia, il Papa ha invocato
un’urgente riforma strutturale in campo sanitario, che contrasti con il ricorso organizzato
all’“assistenza palliativa” la deriva di questo preoccupante “aiuto a morire”. E ai
governi, inoltre, ha rivolto un invito a orientare in senso etico la globalizzazione,
sulla base della “giustizia sociale” e della “liberalità, che sono i pilastri di ciò
che si intende per “modello europeo”: "Freilich hat
Europa auch schreckliche Irrwege erlebt und elitten. … Certamente,
l’Europa ha vissuto e sofferto anche terribili cammini sbagliati. Ne fanno parte:
restringimenti ideologici della filosofia, della scienza ed anche della fede, l’abuso
di religione e ragione per scopi imperialistici, la degradazione dell’uomo mediante
un materialismo teorico e pratico, ed infine la degenerazione della tolleranza in
una indifferenza priva di riferimenti a valori permanenti. Fa però parte delle caratteristiche
dell’Europa una capacità di autocritica che, nel vasto panorama delle culture del
mondo, la distingue e la qualifica”. Capacità di riconoscere
i propri errori e, più ancora, di riconoscere i propri antichi valori di solidarietà:
questa la leadership auspicata da Benedetto XVI per l’Europa. Valori che le vengono
da un’eredità storica incancellabile. “L’universalismo ugualitario, dal quale sono
scaturite le idee di libertà e di convivenza solidale - ha asserito il Papa citando
il filosofo Habermas, che non aderisce alla fede cristiana - è un’eredità immediata
della giustizia giudaica e dell’etica cristiana dell’amore”. Immutata “nella sostanza,
questa eredità è stata sempre di nuovo fatta propria in modo critico e nuovamente
interpretata. A ciò fino ad oggi non esiste alternativa”. (Da Vienna, Alessandro De
Carolis, Radio Vaticana)
Sui passaggi
salienti del discorso di Benedetto XVI al Corpo Diplomatico, Alessandro Gisotti
ha intervistato il prof. Vittorio Possenti, docente di Filosofia politica all’Università
di Venezia, che si sofferma in particolare sulle radici dell’Europa e il suo ruolo
nel mondo di oggi:
R. -
E’ importante che l’Europa sia consapevole della tradizione di cui è portatrice, e
non l’abbandoni e quindi che sia "capace di autocritica", vale a dire quella che può
essere nei confronti di una strada che non funziona più, come può essere stata l’autocritica
nei confronti del marxismo, del materialismo storico ma può essere anche un’autocritica
nei confronti di un sentiero da cui ci si è in parte allontanati. Mi pare che il senso
del discorso di Benedetto XVI sia un invito all’Europa a non abbandonare il sentiero
della vita, cioè il sentiero delle sue radici ebraico-cristiane.
D.
– Proprio a proposito di vita, il Papa è tornato sul valore irrinunciabile della persona
fin dal suo concepimento: “L’aborto, ha detto, non può essere considerato un diritto
umano”...
R. – Il rischio che viene elevato dalle
pratiche abortive o anche dalle manipolazioni genetiche è un rischio molto serio nei
confronti del diritto alla vita. Non si può parlare di un diritto all’aborto, può
essere eventualmente una tristissima situazione ma non certamente un diritto.
D.
– In una parte del discorso, il Papa si è soffermato sul dialogo tra fede e ragione,
un tema che potremmo dire tipicamente “ratzingeriano”. Benedetto XVI cita Habermas,
un filosofo che non aderisce alla fede cristiana, con il quale l’allora cardinale
Ratzinger aveva dialogato...
R. – Esiste un passaggio
importante perché al di là dell’orizzonte fondamentale della fede, i cristiani come
cittadini dell’Europa, devono valorizzare tutte le possibilità di cooperazione, di
collaborazione che emergono nell’ambito dei non credenti. Mi pare che la frase di
Habermas, citata da Benedetto XVI, dica qualcosa di molto importante cioè che l’eredità
cristiana, che riguarda il rispetto e l’amore del prossimo, che riguarda l’importanza
della libertà, che riguarda la fondamentalità della giustizia, è qualcosa di cui non
possiamo fare a meno, credenti e non credenti. Detto in altri termini, i diritti fondamentali
dell’uomo sono retaggio immediato del cristianesimo e molto difficilmente possono
mantenersi senza l’animazione del Vangelo.
D. – D’altro
canto il Papa mette in guardia, anche in questo discorso, da una certa degenerazione
della tolleranza in una indifferenza priva di riferimenti e valori permanenti. Sembra
tornare il richiamo sulla dittatura del relativismo nell'omelia per la Messa pro eligendo
Romano Pontifice...
R. – Noi abbiamo di fronte questi
due rischi seri: da un lato la posizione relativistica che pone a fondamento della
vita democratica una mera convenzione, un consenso variabile tra i cittadini, e dall’altro
sta nascendo questa posizione forte che è l’idea che solo la scienza ci dà la verità,
solo la scienza conosce e quindi noi dobbiamo seguire sempre e comunque i dettami
della scienza. E richiede, questo, un discernimento importante di cui Benedetto XVI
ha dato grandi prove e tanto nel discorso a cui faceva riferimento lei, l'omelia per
la Messa pro eligendo Romano Pontifice, quanto nel discorso importante di Ratisbona.