Algeria: un nuovo attentato provoca oltre 20 vittime - Guatemala domani al voto dopo
una sanguinosa campagna elettorale
Secondo attentato in tre giorni in Algeria. 28 vittime e 60 feriti è il bilancio
dell’esplosione di un’autobomba a Dellys, cittadina a 10 km da Algeri, avvenuta davanti
ad una caserma della Guardia Costiera. La deflagrazione è stata così forte da spazzare
via gran parte dei prefabbricati. Parole di condanna sono giunte dal ministro degli
Esteri francese, Bernard Kouchner, a margine del Consiglio informale dei Ventisette
in Portogallo. “Sono pratiche barbare e scandalose”, ha dichiarato riferendosi agli
attentati. Solo giovedì scorso, un kamikaze si era fatto saltare in aria a Batna,
430 chilometri a sud della capitale algerina, nel giorno della visita del presidente
Bouteflika. I morti erano stati allora 15. Ieri il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni
Unite, condannando l’attacco di tre giorni fa, ha chiesto a tutti i Paesi di collaborare
con le autorità di Algeri per assicurare alla giustizia gli organizzatori ed i responsabili
dell’attentato.
- E’ ancora in corso lo spoglio dei voti in Marocco, dove
ieri si sono svolte le elezioni politiche. Le consultazioni, all’insegna dell’astensionismo,
sono state fortemente criticate dagli islamici del “Partito della Giustizia e dello
sviluppo” per i quali si prevedeva una netta affermazione. Secondo un portavoce della
formazione politica, la debacle sarebbe da attribuire alla corruzione dilagante nel
Paese che ha contribuito ad una non equa ripartizione dei fondi per la campagna elettorale.
Attesi per stasera i primi risultati ufficiali.
- Polonia alle urne il prossimo
21 ottobre, due anni prima rispetto alla scadenza naturale del mandato del premier
Kaczynski. Ieri il parlamento di Varsavia, in una seduta fiume, ha votato per l’autoscioglimento
seguito dal rinvio alle elezioni anticipate e dal,le dimissioni del governo anche
se sette ministri resteranno in carica mentre tutti gli altri sono stati licenziati.
Secondo gli analisti, il voto rappresenterà una sorta di referendum per i gemelli
Kaczynski, che con il ricorso alle elezioni anticipate si sono sottratti al dibattito
parlamentare su una serie di mozioni dell’opposizione per le dimissioni di 14 ministri.
- Il Guatemala domani alle urne: dopo la più sanguinosa campagna elettorale
dalla fine della guerra civile, la popolazione è chiamata al primo turno delle elezioni
presidenziali e legislative. In vista del voto, i vescovi hanno pubblicato il mese
scorso una nota denunciando il “clima di violenza e incertezza” e ribadendo il no
alla depenalizzazione dell’aborto. Il servizio di Fausta Speranza:
Circa 50
persone uccise nella campagna elettorale. 12 candidati ma in realtà solo 2 nomi veramente
in lizza per diventare presidente: gli oltre 5 milioni di guatemaltechi aventi diritto
al voto, su una popolazione di quasi 13 milioni, prenderanno in considerazione, secondo
i sondaggi, Alvaro Colom e l’ex generale Otto Pérez Molina. Colom del partito di centro
sinistra Unidad Nacional de la Esperanza di cui facevano parte 20 delle 50 persone
uccise, è il vero sfidante del generale del Partito Patriota, di destra. E in queste
ore viene dato per certo che si rivedranno al ballottaggio a novembre. Altri due
nomi di peso sonoAlejandro Giammattei di Gran Alianza Nacional, partito al
governo, e Rigoberta Menchu, la premio Nobel leader di Encuentro por Guatemala, il
partito di centro sinistra che, tra i vari omicidi commessi in campagna elettorale,
ha perso due attivisti di prima linea. Sul voto di domani incombono l’insicurezza
sociale e le lotte tra gang che controllano i traffici di droga. E non sembra ipotizzabile
una smentita della tendenza degli ultimi 15 anni: la media del 46% di astenuti. Solo
poco più di 10 anni fa si metteva fine alla guerra civile durata 36 anni e costata
250.000 morti e 50.000 "desaparecidos".
- Nuova ondata di violenza in Iraq.
Incerto il numero delle vittime dopo l’esplosione di un ordigno nel mercato della
città santa sciita di Kufa. Secondo alcune fonti sono tre i morti, per altre cinque.
Due presunti terroristi sono morti nella provincia settentrionale di Niniveh, uccisi
da una bomba lanciata da un “drone” americano, un aereo telecomandato privo di equipaggio.
L’azione risale ad una settimana fa ma la notizia è stata diffusa solo oggi. Il comando
statunitense non esclude, per il futuro, un impiego più massiccio di questi velivoli
in modo da risparmiare piloti e militari. Potrebbe intanto scoppiare un caso politico
sulla condanna a morte, inflitta dall’alto Tribunale speciale, all’ex ministro della
Difesa Sultan al Hashimi, considerato colpevole della morte di 180mila curdi. Il
presidente Talabani ha espresso l’intenzione di non firmare l’ordine di applicazione
della sentenza.
- La futura strategia in Iraq sarà al centro di un discorso
radiofonico del presidente americano Bush che verrà trasmesso la settimana prossima
a Washington. Lo ha reso noto lo stesso capo della Casa Bianca da Sydney dove sta
prendendo parte al vertice dell’Apec, il Forum di cooperazione economica Asia-Pacifico.
In Australia non sono mancate le contestazioni all’indirizzo di Bush; nei disordini
scoppiati durante un corteo contro il presidente americano, due poliziotti sono rimasti
feriti e nove manifestanti sono stati fermati. A livello politico, i 21 Paesi partecipanti
all’Apec hanno approvato un documento sui cambiamenti climatici, fissando un impegno
non vincolante sulla riduzione delle emissioni di gas serra.
- Prosegue l’offensiva
delle forze della coalizione a guida americana e delle truppe afghane. In due giorni
di operazioni, almeno 50 talebani sono rimasti uccisi nel sud del Paese. Lo ha reso
noto il ministero della Difesa di Kabul. Più di 40 ribelli hanno perso la vita in
una dura battaglia scoppiata nella provincia di Kandahar. Inoltre le forze dell’ordine
hanno sgominato una cellula terroristica composta da 6 militanti, tra questi anche
alcuni stranieri. Vista la recrudescenza di queste ultime settimane, il governo ha
deciso di chiudere 300 scuole nel sud del Paese. Una decisione che arriva alla vigilia
dell’apertura dell’anno scolastico.
-Tensione in Medio Oriente. Sono due i
palestinesi uccisi in due diversi episodi a Gaza. Nel sud della Striscia, secondo
quanto riferito da Hamas, sono stati sparati numerosi colpi di mortaio. Intanto l’OLP,
Organizzazione per la liberazione della Palestina, ha indetto uno sciopero generale
per domani in segno di protesta contro le violenze di ieri della polizia di Hamas
che aveva vietato le preghiere del venerdì all’aperto.
- Il segretario generale
dell’ONU, Ban Ki-moon, è giunto in Libia per incontrare il leader Muammar Gheddafi.
Il numero uno del Palazzo di Vetro ha dichiarato che lo scopo del viaggio nel Paese
africano è quello di assicurarsi che la riunione di Tripoli del 27 ottobre, nella
quale riprenderanno i negoziati per la pace in Darfur, abbia successo. (Panoramica
internazionale a cura di Benedetta Capelli) Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 251 E'
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