2007-09-07 15:37:56

La Santa Sede, dialogando con tutti, rafforza le speranze di pace in Medio Oriente: così, il Custode di Terra Santa, padre Pizzaballa, all’indomani dell’incontro tra il Papa e Shimon Peres


“Sono molto soddisfatto degli incontri che ho avuto in Italia e del ruolo del Paese nel processo di pace in Medio Oriente”: è quanto affermato da Shimon Peres, ieri sera, al termine della prima visita all’estero da quando è stato eletto presidente israeliano. Prima dell’incontro con il premier italiano, Romano Prodi, Peres era stato ricevuto nella mattinata da Benedetto XVI a Castel Gandolfo. Nell’udienza, il Papa e il premio Nobel per la pace si sono soffermati sulle speranze di pace in Medio Oriente e sui rapporti tra Santa Sede e Israele. Peres ha, inoltre, rivolto al Pontefice l’invito a visitare la Terra Santa. Sulle prospettive aperte da questo incontro, Alessandro Gisotti ha intervistato il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa:RealAudioMP3


R. – E’ un incontro importante, che sicuramente segna un passaggio positivo nel rapporto tra Santa Sede e Israele. Un incontro che potrà sicuramente accelerare il cammino di questa trattativa che dura già da molti anni.

 
D. – Nell’udienza si è parlato anche di un possibile viaggio apostolico del Santo Padre in Terra Santa. Quale significato potrebbe avere anche per la pace in questa terra?

 
R. – La visita di un Pontefice – ricordo quella di Giovanni Paolo II – è molto importante. Il viaggio di Papa Wojtyla è stato una pietra miliare nel rapporto tra Israele e la Santa Sede e ha, come dire, aiutato molto nella comprensione reciproca. Sicuramente un’eventuale visita del Papa non potrebbe che aiutare questi popoli, queste società, soprattutto la gente ad un atteggiamento di maggiore serenità. Penso però che ci vorrà ancora un po’ di tempo, prima che questo avvenga.

 
D. – Oltre alla visita al presidente israeliano, in questi giorni sono venuti dal Papa il vicepresidente siriano, il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita. La Santa Sede, dunque, si conferma crocevia per le speranze di pace in Medio Oriente...

 
R. – Io penso di sì. In un certo senso questo è molto importante. La Santa Sede non è una potenza mondiale e proprio per questo è molto libera, capace di dialogo con tutti. Questo non può che aiutare, soprattutto in questo Paese, dove i muri, le divisioni e le paure sono all’ordine del giorno.

 
D. – Peres da ministro degli Esteri aveva lavorato in modo positivo per i negoziati di attuazione dell’Accordo fondamentale tra Israele e Santa Sede. Anche questo è un elemento incoraggiante...

 
R. – Assolutamente sì. Penso che proprio con la sua esperienza di ministro degli Esteri, che quindi ha avuto a che fare con questa realtà, possa ora come capo dello Stato influire in maniera molto positiva per risolvere anche i problemi concreti che la Chiesa si trova ad affrontare nella vita quotidiana, qui in Terra Santa.







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