Un simposio in Groenlandia esamina la questione dello scioglimento dei ghiacci
All’udienza generale di ieri, Benedetto XVI ha voluto inviare un saluto ai partecipanti
al Simposio “Artico: specchio di vita”, che si ritrovano in queste ore in Groenlandia
per dare il via domani ai lavori fino al 12 settembre. Si tratta del nuovo appuntamento
con cui il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, e l’Organizzazione
non governativa Religione Scienza e Ambiente chiamano a raccolta leader religiosi,
scienziati, ambientalisti, politici e giornalisti per fare il punto sulla salvaguardia
del Creato, di fronte ad un progresso economico e tecnologico spesso senza coscienza
dei propri limiti. Dell’argomento, parlarono proprio il Pontefice ed il Patriarca
Bartolomeo I, nel loro storico incontro a novembre 2006 a Istanbul, in Turchia, siglando
una dichiarazione comune ed incoraggiando sforzi profondi in favore del Pianeta. Ma
esiste oggi un’etica del progresso applicabile all’ambiente? Risponde il prof.
Antonio Gaspari, direttore del master in Scienze Ambientali all’Università Europea
del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum di Roma, intervistato dalla nostra inviata
al Simposio in Groenlandia, Giada Aquilino:
R. –
Assolutamente sì. La Gaudium et Spes già parlava dell’importanza del progresso e dello
sviluppo, intesa come continuazione dell’opera di Dio. Ma faceva, ovviamente, riferimento
anche ad uno sviluppo della coscienza umana, perché il problema che noi abbiamo oggi
è quello relativo al degrado morale, che non corrisponde ad un progresso scientifico
e tecnologico come mai nella storia. Questa è la contraddizione e quello che sia il
Santo Padre che le Chiese ortodosse denunciano è un degrado morale che si riflette
anche come problema ambientale.
D. – Il Compendio
della Dottrina Sociale della Chiesa, ricordando le parole di Giovanni Paolo II, sottolinea
come il potenziale tecnologico possa essere usato sia come per il progresso dell’uomo
sia per la sua degradazione. Quando si può parlare di retta applicazione della tecnologia?
R.
– La tecnologia se rettamente applicata è un bene, nel senso che deve garantire una
riduzione dell’utilizzo delle materie prime, una riduzione dell’uso dell’energia,
una più grande produttività ed un abbassamento dei prezzi. Per quanto riguarda la
dottrina sociale questo è ben chiaramente espresso sia dalla Gaudium et Spes, sia
anche dai vari documenti e pronunciamenti pontifici. Giovanni Paolo II su questo era
più volte tornato, dicendo che la tecnologia che inquina può anche disinquinare e
la ricchezza che viene prodotta può anche essere distribuita. La Chiesa non è mai
stata contro lo sviluppo e contro il progresso, ma la Chiesa ribadisce che ci vuole
una visione etica dello sviluppo e del progresso, soprattutto finalizzata al bene
comune e al bene dell’umanità.
D. – Oggi, di fronte
all’inquinamento ambientale, che nella Regione Artica e non solo sta causando l’innalzamento
delle temperature con il conseguente scioglimento dei ghiacci, si può parlare di ecologia
umana?
R. – Dobbiamo parlare di ecologia umana. Il
Santo Padre Benedetto XVI in un recente discorso, ricevendo i membri della Pontificia
Accademia delle Scienze, ha precisato il ruolo dello scienziato. Lo scienziato ha
una grande responsabilità, perché da una parte deve riconoscere che la scienza non
riesce a comprendere il tutto e dall’altra anche riconoscere e non utilizzare dati
parziali o visioni particolari per favorire catastrofismo, pessimismo ed altro. E’
chiaro però, dall’altro lato, che la crescita e la conoscenza scientifica ci permettono
di prevedere, agire e di fare delle azioni di bene anche in campo climatico. Per quanto
riguarda, poi, la questione dello scioglimento dei ghiacciai bisogna dire che non
è la prima volta che accade: è accaduto più volte nella storia, così come è accaduto
più volte che i ghiacci crescessero. In particolare la Groenlandia è stata scoperta
in un periodo in cui faceva molto caldo e “Groenlandia” è l’espressione di “terra
verde”, perché quando fu scoperta era in parte libera dai ghiacci. Il problema è che
di fronte a questo riscaldamento globale, c’è una discussione molto forte e cioè se
questa è dovuta alle attività umane o se è dovuta solamente o in maniera maggioritaria
ad attività naturali. Indipendentemente da questo dibattito, la Chiesa ha recentemente
riunito gli esperi al Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, con il cardinale
Martino, per discutere appunto dei cambiamenti climatici, ribadendo la concezione
dell’ecologia umana, che è stata lanciata per la prima volta da Giovanni Paolo II
nel 1991 con la Centesimus Annus, e che fondamentalmente evidenzia il rispetto della
persona dal suo concepimento alla morte naturale, la famiglia che è la scuola di umanizzazione
della società e poi il lavoro, lo sviluppo e l’educazione.