2007-09-06 15:15:41

Il cardinale Scola consegna il Premio Robert Bresson al regista Sokurov


Il regista russo Aleksandr Sokurov ha ricevuto questa mattina il Premio Robert Bresson nell’ambito della Mostra del Cinema di Venezia. Il servizio è di Luca Pellegrini.RealAudioMP3


E’ stato il cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia, a consegnare questa mattina ad un emozionato Aleksandr Sokurov il premio Robert Bresson, assegnato dalla Rivista del Cinematografo in collaborazione e con il patrocinio dei Pontifici Consigli della Cultura e delle Comunicazioni Sociali. Erano presenti le massime autorità istituzionali e politiche e il presidente dell’Ente dello Spettacolo, mons. Dario Viganò. Al Patriarca, appassionato da sempre di cinema, abbiamo chiesto se può a suo avviso ritenersi ancor oggi un’oasi privilegiata in cui culture e persone si incontrano:
 
R. – Può essere un luogo di scambio assai privilegiato e molto potente tra gli uomini, e può essere un’occasione veramente profonda per penetrare nel cuore dell’uomo e nel cuore dei popoli.

 
D. – Eminenza, quale secondo lei il peso del cinema nella formazione delle coscienze e dell'identità cristiana?

 
R. – Il cinema parla il linguaggio simbolico, cioè mette in relazione le persone con le circostanze, con i rapporti e con gli elementi essenziali della vita quali sono gli affetti, il lavoro, il riposo, i conflitti, le contraddizioni, le possibilità di edificazione, di costruzione di pace ... E quindi, può affrontare la totalità dell’umana esperienza secondo la forza dei suoi strumenti espressivi e aiutare milioni di persone a conoscersi meglio ed a conoscere meglio la realtà in cui sono immersi. Certamente, questo viene incontro anche ai cristiani, perché i cristiani sono i più realisti tra gli uomini, perché Gesù è venuto esattamente per insegnarci a stare dentro alla realtà. L’autentica fede si vede da come funziona la realtà quotidiana, da come incide sul mio modo di vivere quotidianamente. Il cinema, con la sua forza espressiva, può certamente essere un elemento privilegiato per aprire un approfondimento dell’umano e quindi anche della fede.

 
D. – Come bilanciare, Eminenza, la libertà dello sguardo - del regista prima e dello spettatore poi - con la capacità e necessità di formare un obiettivo giudizio critico?

 
R. – Secondo me, non bisogna separare questi due elementi, perché lo sguardo porta già dentro tutta la mia umanità; e la vista – come diceva già Agostino – è il più forte di tutti i nostri sensi, perché attraverso la capacità di cogliere la forma, la figura, la bellezza della realtà, provoca la nostra personalità fino in fondo e quindi orienta immediatamente con un “sì” o con un “no” anche il nostro giudizio. E’ chiaro che poi si può sempre ritornare su ciò che lo sguardo ha intravisto. Ma prima di tutto, bisogna guardare come fanno i bambini, con grande apertura e con disponibilità allo stupore per potere cogliere fino in fondo il messaggio.

 
D. – Eminenza, potrebbe sottolineare per noi una delle motivazioni che hanno portato a premiare proprio il russo Sokurov e, da questo, mettere in evidenza le qualità intrinseche del cinema contemporaneo?
 
R. – Aleksandr Sokurov certamente ha mostrato, per esempio in “Arca Russa”, una grande efficacia proprio nell’aiutare lo spettatore a penetrare in profondità l’umano, così come molti grandi della storia del cinema, anche del nostro cinema italiano. Si è discusso molto in questi giorni intorno al Festival di Venezia sulla situazione del cinema italiano, si è parlato dell’esigenza di una nuova identità e io credo che il cinema sia luogo privilegiato di comprensione del reale, perciò è luogo di educazione nella bellezza, quindi di una educazione secondo forme leggere che risollevano lo spirito: è la ragione per cui uno vede un film ...







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