Il cardinale Kasper a Sibiu: carità e verità nell'ecumenismo
Una riflessione biblica del cardinale arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi ha
aperto oggi la seconda giornata dei lavori dell’Assemblea ecumenica europea in corso
a Sibiu, in Romania. L’importante evento riunisce oltre 2mila delegati cattolici,
ortodossi, anglicani e protestanti del Vecchio continente. Al centro della giornata
odierna il tema “La luce di Cristo e l’Europa”. Ma diamo la linea al nostro inviato
Fabio Colagrande:
Nella
sua seconda giornata di plenarie e forum l’assemblea ecumenica di Sibiu riflette oggi
sulla necessità di ridare profondità alla testimonianza di fede dei cristiani in Europa,
superando una visione meramente culturale del cristianesimo per permettere ai credenti
di presentarsi ai leader della politica come interlocutori inderogabili. Il processo
di unificazione, il dialogo interreligioso e le migrazioni, in un continente sempre
più multiculturale e multietnico, sono i temi in agenda per i colloqui tra cattolici,
protestanti e ortodossi.
La conferma autorevole di
quanto l’Unione Europea faccia affidamento sul contributo delle chiese e delle comunità
religiose è arrivata subito dal presidente della Commissione Europea, José Manuel
Barroso, presente oggi nel capoluogo della Transilvania.
Dopo
aver ricordato la portata storica del cammino ecumenico iniziato nel 1989 a Basilea,
Barroso ha sottolineato come il Trattato Europeo, appena modificato, riconosca espressamente
il contributo specifico delle chiese e delle comunità religiose all’unificazione,
un ruolo ancora più pertinente - ha specificato - quando si iscrive in uno spirito
ecumenico.
Il Presidente della Commissione Europea
si è riferito esplicitamente al ruolo determinante di Giovanni Paolo II nella riunificazione
tra l’est e l’ovest europei, ricordando come grazie alla sua opera ecumenica il vecchio
continente possa oggi respirare ‘a pieni polmoni’.
Solo
fondandosi su precisi valori – ha aggiunto poi - l’Unione potrà essere molto di più
di un mercato o di una società d’interessi. ‘Sono sicuro che l’Europa potrà contare
su di voi’ - ha concluso – per superare le divisioni e ottenere quella che, con un’espressione
ecumenica, si definisce ‘diversità riconciliata’.
Ieri
a Sibiu si sono confrontati il cardinal Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio
per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e il vescovo Huber, presidente del Consiglio
della Chiesa Evangelica in Germania. Il porporato tedesco è tornato sulle critiche
che dal mondo evangelico sono giunte al recente documento della Congregazione per
la Dottrina della Fede che ribadisce le affermazioni del Concilio circa la sussistenza
della Chiesa di Cristo solo in quella Cattolica. ‘Non era nelle nostre intenzioni
ferire o sminuire chicchessia – ha sottolineato il cardinale Kasper – ma solo il dialogo
nella verità può sostenerci nell’andare avanti’. Secondo il prof. Huber la pretesa
di una Chiesa sola di essere la realizzazione della realtà di Cristo appesantisce
il cammino ecumenico e richiede un nuovo comune approccio per superare lo stallo.
‘Continuiamo comunque il nostro viaggio insieme – ha detto il pastore evangelico –
guidati dallo Spirito Santo’. Ma ecco come ai nostri microfoni il cardinale
Walter Kasper risponde alle polemiche giunte in proposito dal mondo protestante:
R.
– La prima risposta è che questo documento non contiene nulla di nuovo, è una ripetizione
di affermazioni che la Comunicazione e il Concilio Vaticano II, soprattutto, hanno
già fatto molti anni fa. Il secondo punto è che questo documento dice che le comunità
non sono chiese nel vero senso della parola, ma in un senso analogo. Hanno, infatti,
un’altra concezione ecclesiologica rispetto a quella che abbiamo noi. Penso che si
possa sdrammatizzare così questa discussione.
D.
– Lei ha detto “non è il tempo delle coccole ecumeniche, bisogna guardare anche alle
ferite”...
R. – Sì, si devono conoscere queste ferite,
ma non mettere sempre il dito nella piaga. Questo non aiuta. Questo documento è una
sfida, un invito a discutere i problemi che ci sono, perchè le differenze ecclesiologiche
derivano dal non avere un’eucaristia in comune. Questo è il punto nodale ed è una
discussione molto importante.
D. – Lei ha parlato
di una terapia: la terapia della purificazione della memoria...
R.
– Questa purificazione della memoria è una formula di cui ha parlato spesso Papa Giovanni
Paolo II, questo è vero. Abbiamo una lunga storia in comune, una storia di polemiche,
di fatti non buoni dalle due parti e questo ci deve parlare affinché vediamo questi
fatti del passato con occhi riconciliati e un cuore riconciliato.
D.
– Cosa si aspetta da Sibiu, cosa potrebbe nascere?
R.
– Il punto più importante è che tutte le Chiese cristiane qui presenti dicano “Noi
vogliamo avanzare insieme sulla scia dell’ecumenismo e vogliamo collaborare nelle
questioni pratiche per l’Europa, per i valori cristiani”. Questo segnale è molto importante.
D.
– Non c’è rischio che l’ecumenismo della carità sia l’unico e quello della verità
non vada avanti?
R. – Questo non può essere, perché la
carità senza la verità è vuota. Ma anche la verità senza la carità è troppo rigida.
Le due devono, quindi, stare insieme.