2007-09-06 15:05:04

Il cardinale Kasper a Sibiu: carità e verità nell'ecumenismo


Una riflessione biblica del cardinale arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi ha aperto oggi la seconda giornata dei lavori dell’Assemblea ecumenica europea in corso a Sibiu, in Romania. L’importante evento riunisce oltre 2mila delegati cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti del Vecchio continente. Al centro della giornata odierna il tema “La luce di Cristo e l’Europa”. Ma diamo la linea al nostro inviato Fabio Colagrande:RealAudioMP3


Nella sua seconda giornata di plenarie e forum l’assemblea ecumenica di Sibiu riflette oggi sulla necessità di ridare profondità alla testimonianza di fede dei cristiani in Europa, superando una visione meramente culturale del cristianesimo per permettere ai credenti di presentarsi ai leader della politica come interlocutori inderogabili. Il processo di unificazione, il dialogo interreligioso e le migrazioni, in un continente sempre più multiculturale e multietnico, sono i temi in agenda per i colloqui tra cattolici, protestanti e ortodossi.

 
La conferma autorevole di quanto l’Unione Europea faccia affidamento sul contributo delle chiese e delle comunità religiose è arrivata subito dal presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, presente oggi nel capoluogo della Transilvania.

 
Dopo aver ricordato la portata storica del cammino ecumenico iniziato nel 1989 a Basilea, Barroso ha sottolineato come il Trattato Europeo, appena modificato, riconosca espressamente il contributo specifico delle chiese e delle comunità religiose all’unificazione, un ruolo ancora più pertinente - ha specificato - quando si iscrive in uno spirito ecumenico.

 
Il Presidente della Commissione Europea si è riferito esplicitamente al ruolo determinante di Giovanni Paolo II nella riunificazione tra l’est e l’ovest europei, ricordando come grazie alla sua opera ecumenica il vecchio continente possa oggi respirare ‘a pieni polmoni’.

 
Solo fondandosi su precisi valori – ha aggiunto poi - l’Unione potrà essere molto di più di un mercato o di una società d’interessi. ‘Sono sicuro che l’Europa potrà contare su di voi’ - ha concluso – per superare le divisioni e ottenere quella che, con un’espressione ecumenica, si definisce ‘diversità riconciliata’.

 
Ieri a Sibiu si sono confrontati il cardinal Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e il vescovo Huber, presidente del Consiglio della Chiesa Evangelica in Germania. Il porporato tedesco è tornato sulle critiche che dal mondo evangelico sono giunte al recente documento della Congregazione per la Dottrina della Fede che ribadisce le affermazioni del Concilio circa la sussistenza della Chiesa di Cristo solo in quella Cattolica. ‘Non era nelle nostre intenzioni ferire o sminuire chicchessia – ha sottolineato il cardinale Kasper – ma solo il dialogo nella verità può sostenerci nell’andare avanti’. Secondo il prof. Huber la pretesa di una Chiesa sola di essere la realizzazione della realtà di Cristo appesantisce il cammino ecumenico e richiede un nuovo comune approccio per superare lo stallo. ‘Continuiamo comunque il nostro viaggio insieme – ha detto il pastore evangelico – guidati dallo Spirito Santo’. Ma ecco come ai nostri microfoni il cardinale Walter Kasper risponde alle polemiche giunte in proposito dal mondo protestante:

 
R. – La prima risposta è che questo documento non contiene nulla di nuovo, è una ripetizione di affermazioni che la Comunicazione e il Concilio Vaticano II, soprattutto, hanno già fatto molti anni fa. Il secondo punto è che questo documento dice che le comunità non sono chiese nel vero senso della parola, ma in un senso analogo. Hanno, infatti, un’altra concezione ecclesiologica rispetto a quella che abbiamo noi. Penso che si possa sdrammatizzare così questa discussione.

 
D. – Lei ha detto “non è il tempo delle coccole ecumeniche, bisogna guardare anche alle ferite”...

 
R. – Sì, si devono conoscere queste ferite, ma non mettere sempre il dito nella piaga. Questo non aiuta. Questo documento è una sfida, un invito a discutere i problemi che ci sono, perchè le differenze ecclesiologiche derivano dal non avere un’eucaristia in comune. Questo è il punto nodale ed è una discussione molto importante.

 
D. – Lei ha parlato di una terapia: la terapia della purificazione della memoria...

 
R. – Questa purificazione della memoria è una formula di cui ha parlato spesso Papa Giovanni Paolo II, questo è vero. Abbiamo una lunga storia in comune, una storia di polemiche, di fatti non buoni dalle due parti e questo ci deve parlare affinché vediamo questi fatti del passato con occhi riconciliati e un cuore riconciliato.

 
D. – Cosa si aspetta da Sibiu, cosa potrebbe nascere?

 
R. – Il punto più importante è che tutte le Chiese cristiane qui presenti dicano “Noi vogliamo avanzare insieme sulla scia dell’ecumenismo e vogliamo collaborare nelle questioni pratiche per l’Europa, per i valori cristiani”. Questo segnale è molto importante.

 
D. – Non c’è rischio che l’ecumenismo della carità sia l’unico e quello della verità non vada avanti?

 R. – Questo non può essere, perché la carità senza la verità è vuota. Ma anche la verità senza la carità è troppo rigida. Le due devono, quindi, stare insieme.







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