Cuba: la rivista cattolica "Vitral" chiede allo Stato di "assicurare un’educazione
pluralista che non s'identifichi con un’unica ideologia"
Oggi più che mai appare “necessario il superamento dell’anacronismo secondo il quale
l’unica titolare e responsabile del compito educativo, nella società, sia la scuola
statale, anche perché non si tratta solo di un diritto dello Stato”: è quanto si legge
in un approfondito articolo pubblicato nel numero luglio-agosto della prestigiosa
rivista socioculturale ‘Vitral’ della diocesi di Pinar del Río, a Cuba (www.vitral.org).
Occorre “dare spazio alla partecipazione reale di altre forme di educazione informale
provenienti dalla Chiesa o da parte di altri gruppi della società civile”, prosegue
il testo che evidenzia, fra le urgenze maggiori a Cuba oggi, “l’educazione, ma non
tanto come un diritto sociale che si deve esigere, poiché l’accesso all’educazione
nel Paese è alla portata di tutti, bensì in quanto proposta educativa, perché la decadenza
che colpisce l’ambito individuale, familiare e sociale potrebbe essere stata provocata
dalla debolezza di questa proposta”. L'analisi della rivista ricorda che l’educazione
è qualcosa di molto diverso dall’istruzione, giacché la prima “implica lo sviluppo
umano integrale, la promozione delle potenzialità latenti nella natura verso la perfezione
e che, dovutamente educate e sviluppate, portano allo stato della virtù”. In tale
composito processo lo Stato ha un ruolo importante, ma anche i genitori, la famiglia,
“la principale e massima responsabile dell’educazione dei suoi membri (...) la cui
azione non può essere ridotta soltanto alla promozione delle attività extrascolastiche
da mettere in atto insieme con gli educatori”. “Alla famiglia - aggiunge la rivista
‘Vitral’- spetta molto di più per la sua natura, missione e ruolo. I genitori devono
poter decidere liberamente il tipo di educazione, scegliendo quella che ritiene sia
la migliore per i figli”. Questo diritto, secondo il periodico, dovrebbe consentire
ai genitori di “scegliere lo stile pedagogico, i contenuti etici e civici e l’ispirazione
religiosa in cui vorrebbero vedere formati i propri figli, ma per raggiungere questo
scopo è necessaria un’educazione pluralista che non si identifichi con un’unica ideologia”.
Occorre anche il recupero della “figura dell’educatore, che è tale perchè sente una
vocazione per l’insegnamento”, e, al tempo stesso, una “battaglia per l’educazione
a Cuba” per rispondere “alla grande sfida esistente oggi nel Paese che ci chiama a
passare dall’istruzione all’educazione autentica che prepara per la vita”. La meta
finale di un vero progetto educativo, conclude l’articolo, è quella che “consentirà
ad ogni studente, secondo le proprie capacità intellettuali, di essere una persona
umana in crescita costante e capace di nutrire lo sviluppo qualitativo delle proprie
relazioni psicologiche e affettive con sé stesso, con gli altri, con il suo ambiente
e con ciò che è trascendente”. (L.B. – T.C.)