2007-09-06 15:06:51

Cuba: la rivista cattolica "Vitral" chiede allo Stato di "assicurare un’educazione pluralista che non s'identifichi con un’unica ideologia"


Oggi più che mai appare “necessario il superamento dell’anacronismo secondo il quale l’unica titolare e responsabile del compito educativo, nella società, sia la scuola statale, anche perché non si tratta solo di un diritto dello Stato”: è quanto si legge in un approfondito articolo pubblicato nel numero luglio-agosto della prestigiosa rivista socioculturale ‘Vitral’ della diocesi di Pinar del Río, a Cuba (www.vitral.org). Occorre “dare spazio alla partecipazione reale di altre forme di educazione informale provenienti dalla Chiesa o da parte di altri gruppi della società civile”, prosegue il testo che evidenzia, fra le urgenze maggiori a Cuba oggi, “l’educazione, ma non tanto come un diritto sociale che si deve esigere, poiché l’accesso all’educazione nel Paese è alla portata di tutti, bensì in quanto proposta educativa, perché la decadenza che colpisce l’ambito individuale, familiare e sociale potrebbe essere stata provocata dalla debolezza di questa proposta”. L'analisi della rivista ricorda che l’educazione è qualcosa di molto diverso dall’istruzione, giacché la prima “implica lo sviluppo umano integrale, la promozione delle potenzialità latenti nella natura verso la perfezione e che, dovutamente educate e sviluppate, portano allo stato della virtù”. In tale composito processo lo Stato ha un ruolo importante, ma anche i genitori, la famiglia, “la principale e massima responsabile dell’educazione dei suoi membri (...) la cui azione non può essere ridotta soltanto alla promozione delle attività extrascolastiche da mettere in atto insieme con gli educatori”. “Alla famiglia - aggiunge la rivista ‘Vitral’- spetta molto di più per la sua natura, missione e ruolo. I genitori devono poter decidere liberamente il tipo di educazione, scegliendo quella che ritiene sia la migliore per i figli”. Questo diritto, secondo il periodico, dovrebbe consentire ai genitori di “scegliere lo stile pedagogico, i contenuti etici e civici e l’ispirazione religiosa in cui vorrebbero vedere formati i propri figli, ma per raggiungere questo scopo è necessaria un’educazione pluralista che non si identifichi con un’unica ideologia”. Occorre anche il recupero della “figura dell’educatore, che è tale perchè sente una vocazione per l’insegnamento”, e, al tempo stesso, una “battaglia per l’educazione a Cuba” per rispondere “alla grande sfida esistente oggi nel Paese che ci chiama a passare dall’istruzione all’educazione autentica che prepara per la vita”. La meta finale di un vero progetto educativo, conclude l’articolo, è quella che “consentirà ad ogni studente, secondo le proprie capacità intellettuali, di essere una persona umana in crescita costante e capace di nutrire lo sviluppo qualitativo delle proprie relazioni psicologiche e affettive con sé stesso, con gli altri, con il suo ambiente e con ciò che è trascendente”. (L.B. – T.C.)







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