Intervista con suor Ilia Mittone superiora generale delle Ancelle Missionarie del
Santissimo Sacramento a termine del Capitolo generale
Le Suore Ancelle Missionarie del Santissimo Sacramento hanno appena tenuto il loro
capitolo generale con la rielezione a superiora generale di suor Ilia Mittone. Fondate
nel 1923 a Venezia da Madre Caterina Zecchini, il loro carisma è quello della collaborazione
alla missione universale della Chiesa, animando il popolo di Dio alla conoscenza e
all’amore per tutte le missioni, il tutto incentrato sull’Eucaristia. Ascoltiamo in
proposito suor Ilia:
D. - Attualmente quante siete e dove siete presenti?
R. - Siamo quasi un centinaio, presenti in Italia, Colombia e Filippine. Ci
sono inoltre giovani di Myanmar e Indonesia che nel nostro noviziato internazionale
di Manila si stanno preparando a diventare Ancelle Missionarie. Concretizziamo il
nostro carisma, offrendo il nostro servizio nelle Pontificie Opere Missionarie, negli
Uffici e Centri Missionari, nelle parrocchie, nelle scuole materne, in attività di
evangelizzazione e promozione umana.
D. - Da quanto ha detto la vostra presenza
va dall'America Latina all’Asia: in che maniera incarnate il vostro carisma in questi
contesti culturali così disparati?
R. - Certamente contesti e culture sono
molto diversi, ma mi sembra di poter notare esigenze comuni, in particolare per quel
che riguarda l’evangelizzazione e la promozione umana. Del resto, il nostro carisma
è nato per la Chiesa universale. Come diceva la nostra Fondatrice, tutte le missioni,
nessuna esclusa, avranno il sostegno della nostra preghiera, sacrificio e lavoro.
Il nostro impegno è coinvolgere le Chiese locali dove siamo presenti e tutti i cristiani
affinché si sentano parte attiva e responsabile della missione di tutta la Chiesa.
D. - Quali difficoltà incontrate oggi nell'annunciare il messaggio di Gesù
Cristo non solo nei paesi di missione ma nella stessa Italia?
R. - In Italia
già sappiamo quali sono le difficoltà più forti. Sono quelle che il Papa stesso evidenzia
nel messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale: la cultura secolarizzata, la crisi
della famiglia, la diminuzione delle vocazioni e il progressivo invecchiamento anche
della nostre comunità religiose. Nei paesi di missione la gente è più aperta, disponibile,
ma gravano i problemi della povertà e ingiustizia sociale. Anche in questi paesi si
comincia poi a notare la diffusione della mentalità consumistica, con le conseguenze
che comporta. Il nostro tempo esige serenità e coraggio per accettare la realtà com’è
senza critiche depressive e senza utopie, per amarla e salvarla, cogliendo il positivo
e la ricchezza in essa presente. Siamo più che coscienti che alcune attività in Italia
le dovremo lasciare, per raggiunti limiti di età e mancanza di personale. Questo
però non ci impedirà di continuare, in forme diverse, soprattutto con la nostra testimonianza
a promuovere lo spirito missionario tra il Popolo di Dio. Per gli altri luoghi dove
siamo presenti, possiamo prevedere uno sviluppo e la possibilità di aprirci ad altri
Paesi e attività secondo il nostro carisma.
D. - Agli inizi del terzo millennio
il vostro Istituto cosa vuol dare alla Chiesa e al mondo?
R. - Uno dei compiti
significativi per tutta la vita consacrata è quello di leggere i segni dei tempi,
e aprire percorsi di santità per gli uomini e le donne del nostro tempo, promuovendo
la vita in tutti i suoi aspetti. Per noi oggi, accettando la nostra piccolezza e nello
stesso tempo aprendoci alle sfide, ciò significa proiettarsi nel futuro secondo la
logica dei piccoli passi e delle priorità che ci siamo date nel Capitolo: condividere
le ricchezze della nostra spiritualità e carisma con i laici , collaboratori e tutti
i nostri destinatari, in particolare le Ancelle Missionarie Secolari e gli aderenti
all’Ora di Preghiera Missionaria in Famiglia; crescere nella dimensione della interculturalità
e internazionalità che richiedono coraggio sia per chi va come per chi viene, sostenute
dal carisma, dalla mutua conoscenza e dal rispetto delle varie culture.
D.
- Qualche episodio significativo della sua esperienza religiosa e missionaria?
R.
- Più che un episodio, varie istantanee. L’incontro e la relazione con tante persone
di diversi paesi, culture, confessioni cristiane e anche religioni, mi ha offerto
la possibilità di crescere non solo nella conoscenza, ma soprattutto nella scoperta
e nell’apprezzamento dei valori umani e spirituali presenti in ciascuno. Come non
ricordare, soprattutto tra i più poveri, il senso della fede semplice, della fiducia
in Dio nonostante tutto, dell’ospitalità cordiale, di chi condivide con te quel poco
che ha (un pesce, qualche frutto…), la spontaneità dei bambini che sanno gioire con
poco e ti insegnano che la speranza è sempre possibile. Come è successo ad altri,
all’inizio della mia vita religiosa e missionaria sono partita con l’idea di fare
qualcosa per Dio e per gli altri poi, con il passare degli anni, mi sono resa sempre
più conto che quello che ho ricevuto è più di quello che ho dato.