Palermo in festa per le celebrazioni di Santa Rosalia
A Palermo entrano oggi nel vivo le celebrazioni della festa di Santa Rosalia. Tanti
i fedeli che già da ieri sera alle 21,30 sono saliti al Monte Pellegrino, partecipando
alla tradizionale ‘acchianata’, come si dice in dialetto, percorrendo le due arterie
che portano in cima al Monte. I devoti di Santa Rosalia salgono le trentasei rampe
che portano al Santuario a piedi scalzi o in ginocchio: in mano, fiaccole o un bouquet
di fiori freschi, nel cuore, la fede con cui affrontare una processione per chiedere
una grazia o rispettare un voto precedente. Salute, lavoro, affetti: alla ‘Santuzza’
si rivolgono i palermitani, ma c’è anche qualcuno che arriva da lontano, come una
giovane bengalese che prega per la pace nel mondo. La prima Messa è stata celebrata
questa notte alle 2.00; alle 8,30 arriva un sacerdote dello Sri Lanka che celebra
il rito per la comunità cattolica tamil palermitana, molto devota a Santa Rosalia.
Questa mattina, l’arcivescovo di Palermo Paolo Romeo ha presieduto la funzione religiosa
alla presenza delle massime autorità civili e militari. “Rosalia – ha detto l’arcivescovo
Romeo nell’omelia – ci ricorda che la nostra fede potrà salire alte cime e potrà elevarsi
sul serio quando diventerà vita vissuta, concreta, nelle scelte quotidiane che si
compiono tenendo presenti, nella mente e nel cuore, i Comandamenti di Dio, che si
riassumono nella formulazione di Gesù: l'amore a Dio e l'amore ai fratelli”. “L’acchianata
- ha proseguito l’arcivescovo di Palermo - è una parabola della vera ascesi. C’è una
fatica nel salire in alto, nel far decollare la nostra fede perché diventi vita concretamente
vissuta alla scuola del Vangelo. Potremmo dire di sì a quanto ci hanno insegnato.
Potremmo dire di credere in Gesù Cristo e in quanto Egli ci ha lasciato detto nel
suo Vangelo. Potremmo anche definirci buoni cristiani che non fanno del male a nessuno.
Ma se le nostre convinzioni non si accompagnano a seri e concreti propositi di vita,
restiamo vittime della nostra apparenza religiosa. Far salire di quota la nostra fede
costa fatica, eppure non c'è salita senza fatica e sudore. In questa impegnativa fatica
della nostra maturazione di fede, spesso anche le cadute ci insegnano a stare più
attenti alla strada da percorrere, per evitare che altri ostacoli la intralcino. Anche
il nostro peccato, nella parabola della vita, può insegnarci qualcosa: se individuato
e messo nelle mani di Dio, ricco di misericordia attraverso il sacramento della Riconciliazione,
ci torna utile per capire dove potremmo ancora sbagliare e cosa dobbiamo correggere
di noi, ossia quali passi è necessario evitare in futuro”. (A cura di Alessandra
Zaffiro)