La Chiesa si prepara a celebrare la Beata Teresa di Calcutta, a 10 anni dalla morte
La Chiesa si appresta a celebrare il decimo anniversario della morte di Madre Teresa
di Calcutta che ricorre il prossimo 5 settembre. Per tratteggiare questa straordinaria
figura che ha riassunto preghiera, contemplazione e fervoroso servizio per i più poveri,
Isabella Piro ha raccolto la testimonianza di don Teresio Bosco, salesiano,
autore di tre volumi sulla Beata:
R. –
Madre Teresa, con il suo volto meraviglioso, con la sua attività in mezzo ai poveri,
agli ammalati, dando loro il sorriso della speranza, dà a tutti noi questa parentesi
di speranza, di bontà e ci fa sorridere. Ma il suo non è un sorriso di una persona
umana: è il sorriso di una persona che si specchia tutti i giorni in Dio e ci dice:
“Coraggio, nostro Padre è Dio! Questa vita è un cammino verso la casa del Padre! Quindi,
sorridiamo, stiamo contenti, qualunque cosa ci capiti!”.
D.
– C’è un messaggio lanciato dalla Beata di Calcutta che possiamo portare sempre con
noi?
R. – “Non venite a Calcutta! La vostra Calcutta
cercatela lì dove vivete!”. Ecco: mi pare che sia il messaggio più grande che Madre
Teresa abbia lanciato. Vicino a noi ci sono sempre dei poveri più poveri di noi, e
noi con l’amore cristiano dobbiamo scoprirli, questi poveri.
D.
– Sono tanti gli episodi della vita di Madre Teresa da lei raccontati nel suo libro.
Ma ce n’è uno particolarmente significativo?
R. –
Quella frase durissima che disse ricevendo il Premio Nobel del 1979, quando invitò
i convitati a quel grande banchetto a rinunciare al pranzo in favore di chi era senza
pranzo e senza cena. Disse: “Non si fa festa nella casa dove tuo fratello sta morendo”.
Ecco: lo ricordassimo che in questa casa, che è il mondo, nostri fratelli e nostre
sorelle stanno morendo di fame, forse avremmo un pochino più di ritegno!
In
questi 10 anni l’opera di Madre Teresa è stata proseguita dalle Missionarie della
Carità. Suor Maria Pia Mariani, superiora della Congregazione nel centro-nord
d'Italia, racconta, al microfono di Marco Guerra, come è stata raccolta la
preziosissima eredità spirituale della loro fondatrice:
R. –
La Madre, nella sua ultima lettera, la lettera che aveva scritto proprio il 5 settembre,
il giorno in cui è morta, ci aveva scritto: “Siate tutte per Gesù attraverso Maria”.
E questo è un po’ il suo testamento spirituale. Per la Madre, avere al centro della
nostra vita Gesù era la cosa principale, e la Madre ci invitava ad essere lì, con
Maria, ai piedi della Croce, perché è lì che noi incontriamo Gesù, nel calvario di
quelle persone che oggi sono sulla Croce e che fanno l’esperienza della sofferenza.
La Madre ci diceva sempre che noi non siamo assistenti sociali, ma siamo contemplative
nel cuore del mondo. E per questo noi spendiamo tanto tempo in preghiera, tante ore
della giornata: perché è da Gesù nell’Eucaristia che noi riceviamo la luce e la forza
per riconoscerlo poi nel volto sfigurato dei poveri.
D.
– E la sua opera come è stata proseguita?
R. – Continuiamo
a servire Gesù nei poveri. E lei diceva: “Questo è il Vangelo: riconoscere Gesù nella
persona che incontriamo, perché quello che noi facciamo al più povero dei poveri è
come se noi lo facessimo a Gesù”. E questo ci spinge anche oggi ad andare in qualsiasi
parte del mondo per incontrare questo tipo di povertà. Dopo la morte della Madre,
abbiamo aperto circa 150 case, cercando proprio le zone di maggiore povertà in Africa,
in Medio Oriente ... siamo andate in Bosnia, in Afghanistan, proprio per incontrare
Gesù nella persona che soffre.