Il grazie del Papa alla città di Loreto prima del rientro a Castel Gandolfo
Con l'appello ai giovani ad andare controcorrente in una società spesso arrivista
e violenta, il Papa ha concluso il suo viaggio a Loreto. Ieri sera, poco prima delle
19.00, il rientro in elicottero a Castel Gandolfo. Il servizio del nostro inviato
Paolo Ondarza:
Sono
tornati a casa, ma d’altronde sapevano di doverlo fare dall’inizio di questa meravigliosa
esperienza, i 500 mila ragazzi dell’Agorà. Numerosi gli spunti di riflessione per
loro: li elaboreranno nei prossimi mesi in attesa di un nuovo incontro con il Papa,
questa volta nella lontana Australia, a Sydney, per la Giornata mondiale della gioventù.
Un’iniezione di coraggio dalle parole di Benedetto
XVI, ad andare contro corrente, esercitare lo spirito critico nei confronti dei messaggi
ingannevoli contrari alla vita. Sull’esempio di Maria, i giovani sanno ora che l’umiltà
è la vera forza, che solo nella Chiesa si vive in Cristo, che per Dio non esiste periferia
e tutti siamo al centro del suo amore paterno.
Neanche
i momenti di buio e di aridità fanno più paura: i giovani hanno capito dal Papa che
sono momenti per meglio comprendere i lontani da Dio. Senza dubbio, poi, Loreto 2007
ha ribadito un concetto troppe volte dimenticato: l’importanza della salvaguardia
del Creato, specchio della bellezza di Dio.
“La Chiesa
italiana ha fatto un lavoro veramente incredibile”, ha detto il Santo Padre al termine
del pranzo, ieri, con il Consiglio episcopale permanente, nel Palazzo apostolico di
Loreto. “Dà grande gioia – ha aggiunto – vedere la gioventù in cammino con i propri
vescovi”.
In serata, prima di partire, il saluto
alla cittadinanza:
“Grazie per la vostra accoglienza!
Loreto – ha detto il vostro Sindaco richiamando alcune parole dell’amato mio predecessore
Giovanni Paolo II – è anche casa del Papa, e debbo dire che qui, in queste ore, mi
sono sentito veramente a casa!”.
Il Papa ha assicurato
a tutti gli abitanti il suo ricordo. Un pensiero speciale per i degenti dell’Ospedale
che – ha detto Benedetto XVI – non mi è stato possibile visitare. Al “Centro Giovanni
Paolo II” dedicato ai giovani, la benedizione di alcune formelle in ceramica raffiguranti
le “Beatitudini” a ricordo di questa due giorni. Poi, il saluto ai partecipanti all’Agorà
dei Paesi del Mediterraneo in svolgimento a Montorso. Nota di merito per i 500mila
ragazzi del Papa: hanno infatti lasciato la piana di Montorso in ordine e non si sono
verificati incidenti anche grazie all’operato della Protezione civile e alla dedizione
dei 1000 volontari, gli angeli custodi dell’Agorà.
Per
un commento sull’incontro del Papa con i giovani a Loreto, Antonella Palermo
ha intervistato don Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni
Sociali della Conferenza episcopale italiana e responsabile delle Comunicazioni per
l’Agorà:
R. -
Direi che l’impressione globale è stata quella di aver vissuto una pagina davvero
entusiasmante della Chiesa di oggi che, come ha detto il Papa, ha vissuto questo cammino
dei giovani con i propri vescovi e nel cammino dunque rinnovato di una nuova evangelizzazione
delle generazioni più giovani.
D. – Leggiamo sul
giornale di oggi: “Lo stile è diverso da quello di Giovanni Paolo II ma il teologo
affascina comunque le folle”. Alcune delle impressioni dei giovani: è dolce e semplice…
R.
– Credo che il Papa si sia davvero sciolto in mezzo ai giovani. Del resto mi pare
che questo accada nell’esperienza di ogni adulto che quando è circondato da un contatto
diretto con i giovani, acquista, per così dire, ancora maggiore scioltezza. Il Papa
credo che abbia fatto personalmente questa esperienza. Lo si è potuto cogliere dalla
commozione che lo ha preso e lo ha coinvolto in più di qualche momento. Un Papa davvero
dentro a questo mondo giovanile e con una capacità di saper intercettare questo mondo
che ha avuto una conferma ormai chiara e definitiva perché il suo linguaggio veramente
è stato essenziale, concreto, aderente ed i giovani si sono sentiti ascoltati ed anche
guidati.
D. – Potremmo dire che questo meeting di
Loreto è stato segnato da un connubio particolare: “fede ed ecologia”. “Salvate l’ambiente,
ha detto il Papa, l’acqua è un bene prezioso, c’è il rischio di conflitti”…
R.
– Mi pare che questa fosse per altro un’attenzione di questo meeting di Loreto che
era un po’ nelle intenzioni di chi voleva misurare i giovani con questa tematica ambientale
che è una tematica nativamente credente e cristiana perché l’ecologia non è un tema
dell’ultima ora per i credenti in quanto appartiene originariamente alla nostra esperienza
per la quale il contatto con l’ambiente naturale è una forma per incontrare Dio stesso
ed anzi, forse, la caduta di percezione spirituale del mondo ha portato anche ad un
disincanto, ad un utilizzo semplicemente economico del mondo. Per questo le parole
del Papa sono giunte veramente a proposito. Benedetto XVI però ha fatto uno specifico
riferimento all’acqua e come sempre, in poche parole, è riuscito a far cogliere la
sfida che si cela dietro il tema dell’acqua che potrebbe essere gravida di conseguenze
molto pericolose se non prendiamo delle debite contromisure.
D.
– Uno dei testimoni di questo meeting è stato padre Giancarlo Bossi che, tra l’altro,
è salito poi sul palco e al microfono, rivolto al Santo Padre, ha detto: “Sono felice
di essere con Lei questa sera per dire il mio grazie a Dio per avere ancora una volta
tenuto amorosamente la mia vita nelle sue mani; a Lei per avermi portato nel suo cuore
di padre durante il mio sequestro; a tutti questi giovani perché con la loro preghiera
e il loro amore mi hanno dato il coraggio di rimanere fedele a Cristo, alla sua Chiesa,
alla mia vocazione missionaria e alla gente a cui appartengo”. Lei come ha vissuto
questa testimonianza particolare, don Domenico?
R.
– Credo che padre Bossi sia davvero un’icona nell’icona più generale del meeting di
Loreto, ovvero uno che per definizione è un anti-star, un anti-divo, è diventato il
centro di attenzione a voler quasi simbolicamente richiamare quello che era il cuore
del discorso del Papa alla sera della Veglia quando, richiamandosi alla periferia
in cui è avvenuto l’incontro di Maria a Nazareth con l’evento dell’Incarnazione, ha
voluto dire ai giovani che nessuno è periferico davanti a Dio e che tutti siamo al
centro rispetto a Dio perché Dio ci conosce per nome. E in fondo, questo uomo mite
e così anonimo, che è diventato da alcuni mesi il centro dell’attenzione e anche della
pubblica opinione, quasi schermendosi, ha voluto dire che ciascuno può fare una storia
importante se si fida di Dio, anche passando attraverso momenti di buio e di gravi
difficoltà. Mi pare che questa sia una grande lezione, soprattutto per i giovani che
spesso si sentono un po’ sottovalorizzati, affinché possa essere di grande forza per
affrontare il quotidiano, che non è sempre facile.