2007-09-03 14:30:23

Il grazie del Papa alla città di Loreto prima del rientro a Castel Gandolfo


Con l'appello ai giovani ad andare controcorrente in una società spesso arrivista e violenta, il Papa ha concluso il suo viaggio a Loreto. Ieri sera, poco prima delle 19.00, il rientro in elicottero a Castel Gandolfo. Il servizio del nostro inviato Paolo Ondarza:RealAudioMP3


Sono tornati a casa, ma d’altronde sapevano di doverlo fare dall’inizio di questa meravigliosa esperienza, i 500 mila ragazzi dell’Agorà. Numerosi gli spunti di riflessione per loro: li elaboreranno nei prossimi mesi in attesa di un nuovo incontro con il Papa, questa volta nella lontana Australia, a Sydney, per la Giornata mondiale della gioventù.

 
Un’iniezione di coraggio dalle parole di Benedetto XVI, ad andare contro corrente, esercitare lo spirito critico nei confronti dei messaggi ingannevoli contrari alla vita. Sull’esempio di Maria, i giovani sanno ora che l’umiltà è la vera forza, che solo nella Chiesa si vive in Cristo, che per Dio non esiste periferia e tutti siamo al centro del suo amore paterno.

 
Neanche i momenti di buio e di aridità fanno più paura: i giovani hanno capito dal Papa che sono momenti per meglio comprendere i lontani da Dio. Senza dubbio, poi, Loreto 2007 ha ribadito un concetto troppe volte dimenticato: l’importanza della salvaguardia del Creato, specchio della bellezza di Dio.

 
“La Chiesa italiana ha fatto un lavoro veramente incredibile”, ha detto il Santo Padre al termine del pranzo, ieri, con il Consiglio episcopale permanente, nel Palazzo apostolico di Loreto. “Dà grande gioia – ha aggiunto – vedere la gioventù in cammino con i propri vescovi”.

 
In serata, prima di partire, il saluto alla cittadinanza:

 
“Grazie per la vostra accoglienza! Loreto – ha detto il vostro Sindaco richiamando alcune parole dell’amato mio predecessore Giovanni Paolo II – è anche casa del Papa, e debbo dire che qui, in queste ore, mi sono sentito veramente a casa!”.

 
Il Papa ha assicurato a tutti gli abitanti il suo ricordo. Un pensiero speciale per i degenti dell’Ospedale che – ha detto Benedetto XVI – non mi è stato possibile visitare. Al “Centro Giovanni Paolo II” dedicato ai giovani, la benedizione di alcune formelle in ceramica raffiguranti le “Beatitudini” a ricordo di questa due giorni. Poi, il saluto ai partecipanti all’Agorà dei Paesi del Mediterraneo in svolgimento a Montorso. Nota di merito per i 500mila ragazzi del Papa: hanno infatti lasciato la piana di Montorso in ordine e non si sono verificati incidenti anche grazie all’operato della Protezione civile e alla dedizione dei 1000 volontari, gli angeli custodi dell’Agorà.

 
Per un commento sull’incontro del Papa con i giovani a Loreto, Antonella Palermo ha intervistato don Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni Sociali della Conferenza episcopale italiana e responsabile delle Comunicazioni per l’Agorà:RealAudioMP3


R. - Direi che l’impressione globale è stata quella di aver vissuto una pagina davvero entusiasmante della Chiesa di oggi che, come ha detto il Papa, ha vissuto questo cammino dei giovani con i propri vescovi e nel cammino dunque rinnovato di una nuova evangelizzazione delle generazioni più giovani.

 
D. – Leggiamo sul giornale di oggi: “Lo stile è diverso da quello di Giovanni Paolo II ma il teologo affascina comunque le folle”. Alcune delle impressioni dei giovani: è dolce e semplice…

 
R. – Credo che il Papa si sia davvero sciolto in mezzo ai giovani. Del resto mi pare che questo accada nell’esperienza di ogni adulto che quando è circondato da un contatto diretto con i giovani, acquista, per così dire, ancora maggiore scioltezza. Il Papa credo che abbia fatto personalmente questa esperienza. Lo si è potuto cogliere dalla commozione che lo ha preso e lo ha coinvolto in più di qualche momento. Un Papa davvero dentro a questo mondo giovanile e con una capacità di saper intercettare questo mondo che ha avuto una conferma ormai chiara e definitiva perché il suo linguaggio veramente è stato essenziale, concreto, aderente ed i giovani si sono sentiti ascoltati ed anche guidati.

 
D. – Potremmo dire che questo meeting di Loreto è stato segnato da un connubio particolare: “fede ed ecologia”. “Salvate l’ambiente, ha detto il Papa, l’acqua è un bene prezioso, c’è il rischio di conflitti”…

 
R. – Mi pare che questa fosse per altro un’attenzione di questo meeting di Loreto che era un po’ nelle intenzioni di chi voleva misurare i giovani con questa tematica ambientale che è una tematica nativamente credente e cristiana perché l’ecologia non è un tema dell’ultima ora per i credenti in quanto appartiene originariamente alla nostra esperienza per la quale il contatto con l’ambiente naturale è una forma per incontrare Dio stesso ed anzi, forse, la caduta di percezione spirituale del mondo ha portato anche ad un disincanto, ad un utilizzo semplicemente economico del mondo. Per questo le parole del Papa sono giunte veramente a proposito. Benedetto XVI però ha fatto uno specifico riferimento all’acqua e come sempre, in poche parole, è riuscito a far cogliere la sfida che si cela dietro il tema dell’acqua che potrebbe essere gravida di conseguenze molto pericolose se non prendiamo delle debite contromisure.

 
D. – Uno dei testimoni di questo meeting è stato padre Giancarlo Bossi che, tra l’altro, è salito poi sul palco e al microfono, rivolto al Santo Padre, ha detto: “Sono felice di essere con Lei questa sera per dire il mio grazie a Dio per avere ancora una volta tenuto amorosamente la mia vita nelle sue mani; a Lei per avermi portato nel suo cuore di padre durante il mio sequestro; a tutti questi giovani perché con la loro preghiera e il loro amore mi hanno dato il coraggio di rimanere fedele a Cristo, alla sua Chiesa, alla mia vocazione missionaria e alla gente a cui appartengo”. Lei come ha vissuto questa testimonianza particolare, don Domenico?

 
R. – Credo che padre Bossi sia davvero un’icona nell’icona più generale del meeting di Loreto, ovvero uno che per definizione è un anti-star, un anti-divo, è diventato il centro di attenzione a voler quasi simbolicamente richiamare quello che era il cuore del discorso del Papa alla sera della Veglia quando, richiamandosi alla periferia in cui è avvenuto l’incontro di Maria a Nazareth con l’evento dell’Incarnazione, ha voluto dire ai giovani che nessuno è periferico davanti a Dio e che tutti siamo al centro rispetto a Dio perché Dio ci conosce per nome. E in fondo, questo uomo mite e così anonimo, che è diventato da alcuni mesi il centro dell’attenzione e anche della pubblica opinione, quasi schermendosi, ha voluto dire che ciascuno può fare una storia importante se si fida di Dio, anche passando attraverso momenti di buio e di gravi difficoltà. Mi pare che questa sia una grande lezione, soprattutto per i giovani che spesso si sentono un po’ sottovalorizzati, affinché possa essere di grande forza per affrontare il quotidiano, che non è sempre facile.







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